In questo venerdì di ottobre l'amica Giulia Muntoni ci regala una splendida testimonianza di resilienza 

Una settimana fa, dopo essere rientrata da due giorni a Roma per lavoro, un urlo terrificante ha squarciato il velo della mia pace. Eppure, l’ho sentito solo io.
Il mio corpo è arrivato al capolinea, la stanchezza accumulata era semplicemente troppa, più di quanto fosse in grado di sostenere. Ed è crollato. Un secondo ero in piedi, quello dopo rimettevo l’anima e perdevo ogni energia residua. Penso di essermi sentita così fragile in poche occasioni, tutte legate a sei mesi di chemio.
Un orribile déjà-vu.
Ora che la chemio che faccio è in pastiglie e i miei capelli sono ancora in testa, conduco una "semi vita normale" e mi capita, purtroppo,  a volte arrivo fino al limite prima di fermarmi. 
Nessuno lo può fare per me. Io e solo io devo cercare continuamente il giusto equilibrio tra la consapevolezza dei miei limiti e la voglia di mettermi in gioco.
In questo caso non ci sono riuscita e l’equilibrio si è spezzato. Ma il rimettermi in piedi con cautela e volontà mi ha ricordato quanto potenziale sia racchiuso nella mia mente, e, se ben gestito, nel mio corpo. 
Pensare al potere che, nonostante tutto, brilla in me ansioso di essere usato, è già una grande soddisfazione. Mai paga, continuerò a cercare quel fazzoletto di benessere che, impavido, resiste a tutte le tempeste. 
"Quando cammini fino al limite di tutta la luce che hai e fai il primo passo nell’oscurità dell’ignoto, devi credere che accadrà una di queste due cose. Ci sarà qualcosa di solido su cui appoggiarti oppure ti verrà insegnato a volare"