8 maggio 2024, XII Giornata mondiale tumore ovarico

8 maggio 2024, XII Giornata mondiale tumore ovarico

  • di Redazione
  • 7 Maggio 2024
  • Italia ed estero

L’8 maggio ricorre la dodicesima Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico. E’ stata istituita dal World Ovarian Cancer Coalition che riunisce 25 associazioni di pazienti 

Ogni anno in Italia si ammalano di tumore ovarico più di 6.000 donne. Otto diagnosi di tumore dell'ovaio su 10 sono in fase avanzata. In questi casi, la sopravvivenza a 5 anni è del 30-40%. la situazione è opposta se si scopre la malattia in tempo: allo stadio iniziale, infatti, la sopravvivenza raggiunge il 90%. L'intervento precoce è quindi fondamentale, ma questa neoplasia non presenta sintomi chiari e non c'è screening. Ecco uno dei motivi per cui la Giornata mondiale contro il tumore ovarico, che si celebra l'8 maggio, è tanto importante: bisogna aumentare il livello di consapevolezza di donne e medici. Lo ricorda lo slogan della World Ovarian Cancer Coalition scelto per la campagna di quest'anno: No woman left behind (Nessuna donna sia lasciata indietro).

Tra i sintomi più comuni ricordiamo:

  • gonfiore addominale persistente
  • perdita di appetito
  • senso di pienezza subito dopo il pasto
  • dolore addominale/pelvico
  • necessità di urinare spesso 

Ma si tratta di sintomi non sempre facilmente riconoscibili, come spiega in un’intervista su Repubblica Oncoline, Nicoletta Colombo (Direttore del Programma di Ginecologia Oncologica dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano e Professore Associato all'Università Milano-Bicocca):  "Spesso la malattia in fase iniziale non dà sintomi, poiché il tumore può trovare 'spazio' nell'addome e non premere su nessun organo vicino. Questo, purtroppo, è il motivo principale per cui la neoplasia nel 75-80% dei casi è diagnosticata in fase già avanzata. Quando il tumore cresce, può provocare disturbi aspecifici, come dolore o gonfiore addominale, malessere, aumento di volume dell'addome. Se si è diffuso ad altri organi, la sintomatologia può essere legata all'organo colpito. La mancata consapevolezza troppo spesso porta le donne a sottovalutare i sintomi iniziali e ad arrivare alla diagnosi quando la malattia si è già diffusa ad altri organi. Sono poche le strategie efficaci per prevenire la malattia. Fra i fattori protettivi ci sono la multiparità, l'allattamento al seno e un prolungato impiego di contraccettivi orali. In particolare, donne con pregresse gravidanze multiple presentano una riduzione del rischio di circa il 30% rispetto a coloro che non hanno partorito. Un'indagine ha dimostrato che l'uso prolungato di anticoncezionali riduce il rischio di incidenza di tumore ovarico nella popolazione generale, in particolare nelle donne portatrici di mutazione dei geni BRCA. Non esistono al momento esami di screening, sebbene siano stati condotti molti studi al riguardo. In genere, è raccomandata una visita ginecologica e l'ecografia transvaginale annuali, ma questo non si traduce purtroppo, nella maggior parte dei casi, in un anticipo della diagnosi".

Domenica Lorusso (Professoressa Associata di Ostetricia e Ginecologia, Responsabile UOSD Programmazione Ricerca Clinica della Fondazione Policlinico Universitario A.Gemelli IRCCS di Roma)  spiega il legame tra tumore ovarico e mutazione genetica: "Circa il 20% delle neoplasie ovariche è ereditario, cioè causato da specifiche mutazioni genetiche. BRCA1 e BRCA2 sono due geni che producono proteine in grado di bloccare la proliferazione incontrollata di cellule tumorali. Queste proteine partecipano a meccanismi di riparazione del Dna, garantendo l'integrità dell'intero patrimonio genetico. Quando sono mutate, cioè difettose, il Dna non viene riparato correttamente e si determina un accumulo di alterazioni genetiche che aumenta il rischio di alcuni tumori. Una mutazione di BRCA1 e BRCA2, ereditata dalla madre o dal padre, determina quindi una predisposizione a sviluppare i tumori dell'ovaio, della mammella e della prostata più frequentemente rispetto alla popolazione generale. Se vi sia o meno una mutazione BRCA va capito, con un test molecolare, al momento stesso della diagnosi: questa informazione, infatti, aiuta a definire il corretto percorso di cura fin dalla prima linea di trattamento. Ma non solo: il riscontro della mutazione BRCA nelle pazienti innesca un conseguente effetto 'a cascata', perché permette ai familiari l'accesso alla consulenza oncogenetica in centri specializzati e al test BRCA preventivo, finalizzato a verificare la presenza o meno della mutazione genetica. Nei familiari che presentano la mutazione, devono essere avviati programmi di riduzione del rischio. Negli Stati Uniti, dove il test BRCA è universale per tutte le pazienti colpite da tumore ovarico già da alcuni anni, gli epidemiologi hanno stimato che le strategie di riduzione del rischio mediche o chirurgiche messe in atto sulle parenti sane positive al test preventivo, possano portare ad una riduzione dell'incidenza del carcinoma ovarico del 40% in 10 anni. Questo risultato, in un tumore che ancora oggi non riconosce metodiche di screening e di prevenzione semplici ed efficaci, è di straordinaria importanza".