(Scuola)

(Scuola)

  • di Redazione
  • 29 Settembre 2020
  • (Parole tra parentesi)

Ritorna l’appuntamento bisettimanale del martedì con la rubrica curata dalla nostra amica Monica Badas che questo martedì dedica i suoi pensieri alla scuola.

Istituzione educativa che ha il compito di trasmettere alle giovani generazioni gli elementi fondamentali di una civiltà, di una cultura o di avviare al possesso di una data disciplina o alla pratica di una determinata professione. Quante ore, giorni, mesi e anni abbiamo trascorso sui banchi. Quanti volti di maestri, professori, compagni e colleghi abbiamo incrociato, scrutato; quanta ansia, lacrime, sudore e soddisfazioni sono passati per quelle aule, per quei corridoi percorsi aspettando il nostro turno prima di sostenere un esame. Se ci pensate la scuola è un pezzo di vita. A scuola non solo si impara a "leggere, scrivere e far di conto" come si diceva tanto tempo fa, ma si assimilano regole di convivenza, il confronto con i coetanei e con gli adulti, a buttar giù bocconi amari, ingiustizie e soddisfazioni. La scuola è sempre stata un "ring" , una palestra di vita dove si muovono i passi in un ambiente protetto per spiccare il volo verso la vita. Se mi guardo indietro posso dire che ho vissuto a scuola la mia vita prima come alunna e poi come docente. Come alunna ho dei ricordi chiari nella mente e se chiudo gli occhi posso tornare indietro a quei momenti per riviverli tante e tante volte. Ricordo le corse nell'andito della scuola elementare di Via Roma e lo sguardo rassegnato della mia insegnante, la faccia rivolta verso l’ angolo dell’aula perché io ero una "bimbetta molto vivace e chiacchierona". Ancora ho memoria dell’abbraccio accogliente della mia maestra e la manifestazione "Il premio della bontà" assegnato alla nostra classe per aver aiutato i nostri compagni "speciali". E i diari di Snoopy delle scuole superiori? All’epoca non esistevano i cellulari e sul diario si annottava qualunque frase, numero di telefono, disegni con i cuori e le iniziali dei primi amori. Sfogliarli di tanto in tanto mi consente di ritornare indietro sui banchi di scuola, con quei compagni che mi hanno fatto sorridere, trascorrere il tempo e che ho perso di vista perché abbiamo scelto strade diverse. Il mio percorso scolastico si è concluso nel 1995. Oggi sono una docente e insegno nella stessa scuola che ho frequentato da bambina. In questi 25 anni ho incrociato tanti bambini, tanti genitori, ho visto la scuola cambiare soprattutto nell'ultimo anno e ho dovuto reinventarmi giorno dopo giorno per stare al passo con i tempi. Cerco di fare il mio lavoro con professionalità e pazienza sperando sempre di poter lasciare, prima che una lezione appresa sui libri, un consiglio di vita, una frase impressa nel cuore. Da due giorni ho ritrovato "i miei bambini" dopo 6 mesi di lockdown. Sono cresciuti e maturati. L’emozione che ho provato entrando in aula è stata indescrivibile. Stare insieme, poter parlare, discutere, guardarsi negli occhi e vivere le emozioni palpabili nonostante la mascherina hanno riempito il mio cuore di gioia. Questa è la scuola che amo e che mi auguro di poter ancora vivere. Avanti tutta!!!