At war

  • di Redazione
  • 4 Marzo 2022
  • La collana di perle di Giulia

In questo venerdì di marzo l’amica Giulia Muntoni ci regala splendidi spunti di riflessioni 

Se mi fossi fermata alle apparenze di quello che la Vita mi presentava, avrei fatto un errore madornale. Sono state le privazioni ad insegnarmi a vivere.
Certo, davanti a una guerra, ci si potrebbe chiedere, che senso ha tutto il resto?
La guerra, così come un tumore, cambia tutto. Con tutte le differenze del caso. La guerra è una scelta, mentre una diagnosi, semplicemente, arriva. Ma, di fatto, le persone comuni subiscono entrambi senza avere voce in capitolo. 
Beh, la mia risposta è che ha molto senso, ancora più di quando si viva in tempi di pace e armonia.
Fare il proprio, nel piccolo della nostra realtà, dando un senso a quello che si fa è l’atto più grande di cui si possa essere capaci. Per mandare al mondo il messaggio che nessuna bruttura, per quanto orribile, potrà far affievolire la nostra tendenza al bene e alla collaborazione. Che, come quando la malattia colpisce una parte, tutto il corpo ne è affetto, perché Tutto è Uno, così l’ingiustizia che colpisce alcuni di noi, ci riguarda tutti in prima persona. 
E quando lottare è l’unica scelta, si può solo pregare che sia una lotta ispirata perché, come dice Brecht, "chi combatte rischia di perdere, ma chi non combatte ha già perso". 
Due volte il cancro è arrivato e andato via nella mia vita e, mentre ancora cerco di metabolizzarne il significato, so che tutto potrei fare tranne che ignorarlo o maledirlo.
È la gratitudine, soltanto, che mi rende libera. Libera di amare anche l'impensabile. E poi libera di amare me che amo anche l'impensabile. E, più di ogni cosa, la mia Vita.