L'invidia degli dei

L'invidia degli dei

  • di Redazione
  • 11 Marzo 2019
  • I Mille Colori di Fausta

"Muor giovane colui che gli dei amano" (frammento di Menandro)

Fausta Giorgia Mascia in ricordo di un angelo con le ali tarpate dal cancro

Ho incontrato Ginny al Businco, veramente prima mi sono imbattuta in sua madre: era palesemente angosciata anche se Ginny assumeva un atteggiamento radioso.

Ginny aveva ereditato gli occhi di sua madre: occhi neri, vellutati, enormi da cerbiatta e un bel visino proporzionato che, la chemio, la fase terminale del suo male e i capelli cortissimi non erano riusciti ad alterare. Sembrava quasi che il cancro, si fosse fermato alle spalle, non raggiungendo il volto quasi pietoso, rispettoso della sua bellezza che seppur sofferente emanava un magnetismo insolito. Ginny sapeva di avere pochissimo tempo, mi ascoltava e sorrideva ma percepivo che si stava già allontanando dai problemi della vita ed infatti "dove vado io non c'è posto per queste cose" mi disse un giorno alludendo al fatto che la si spronava a mangiare e distrarsi.

Ginny mi ha insegnato la dignità alle sue estreme conseguenze: la morte. Non aveva paura. Era stanca di soffrire e voleva chiudere con la vita ma non c'era rancore, ira, in lei, solo spietata consapevolezza che la sua vita era stato il bastoncino più breve sfilato dal mazzo.

Ginny pregò per me il giorno della mia operazione, accompagnò la mia lettiga portandosi dietro il suo inseparabile rosario ed il suo sorriso dolce, buono è già lontano …

Oggi quando la disperazione mi assale, ripenso a questa coraggiosa ragazza, Ginny che non ha avuto il tempo di diventare moglie e madre, di godere almeno parte della vita. Il filo tessuto dalla parca Cloto era cortissimo quando la parca Atropo ha decretato che venisse reciso, ma per chi come me l'ha conosciuta rimane quell'insolita dolcezza e quella distanza che aveva cominciato a prendere nei riguardi della vita.

Ora sono in reparto per la chemio breve. Vicino a me un ragazzo con suo padre. Il padre è chiaramente sofferente, il figlio combattivo è fortemente risentito: ha quarant'anni e buone ragioni per provare rabbia a causa della malattia. Gi racconto di Ginny che sorrideva e prendeva le distanze. Mi ascolta inizialmente infastidito poi gli dico: "Tu hai 11 anni più di lei e la possibilità di farcela". A queste parole ammonisce e sorride. Adesso che è più sereno affrontiamo una conversazione politica: accipicchia ne sa di cose! Parla, si anima, vive. Esco prima di lui. Ci baciamo e lui mi guarda e mi dice: "Crede che ce la farò?". " Ne sono quasi certa, così vale anche per me, così vale per tutti". Ammonisce, ha capito. Il filo della sua vita è già molto più lungo di quello di Ginny e può farcela, può vivere sognando e combattendo per vincere come me. Ginny non ha avuto una seconda possibilità: è precipitata come una stella cadente. Noi, forse, saremmo roccia ancorata saldamente io prego sia così per questo ragazzo, per me e per tutti coloro che stanno affrontando la malattia, dopotutto per chi scegli di invecchiare con tutto ciò che comporta l’amore degli dei non può che apparire una ingiusta invidia dalla quale stare lontani …