
Ivana Cabras: “Le cicatrici rimangono, ma l’importante è vivere”
- di Redazione
- 19 Aprile 2018
- Storie di donne
Abbiamo incontrato la nostra amica Ivana Cabras, Referente Regionale dell’Associazione aBRCAdaBRA Onlus, che ha raccontato l’importante missione delle donne affette dalla mutazione genetica BRCA 1 e BRCA 2, uno dei grandi fattori di rischio per il tumore al seno.
"Siamo lottando per la prevenzione, affinchè venga effettuato il test genetico per chi ha una familiarità con questo tipo di tumore e riconoscere un’esenzione ticket anche per chi non è ancora malato ma vuole eseguire le visite annuali. Questi controlli hanno un costo di 500 euro annuali e non tutti se lo possono permettere. La prevenzione comunque sia va fatta", ha commentato Ivana.
Al centro della sua vita c’è sicuramente la famiglia e l’amore per i figli e la sua nipotina Agata di pochi mesi. "Quando ho avuto la recidiva dopo dodici anni dalla prima diagnosi di tumore ho fatto effettuare il test genetico anche ai miei figli, anche gli uomini infatti si ammalano di tumore alla mammella. Mio figlio infatti è risultato positivo al test del BRCA e dovrà effettuare dei controlli. Mia figlia invece no e da lei ho avuto in dono una splendida nipotina", ha ricordato commossa Ivana.
La famiglia e gli affetti ma anche tanto sport insieme alle dragonesse delle Karalis Pink Team "Daniela Secchi" e la squadra di calcetto delle Insieme Per Caso.
"Lo sport aiuta a sfogarsi oltre che alla riabilitazione psicofisica. Quando salgo sulla canoa o entro nel campo di calcetto mi sento un’altra persona, come se in me vivesse un’altra persona. Inoltre non c’è solo quello. Siamo ormai un gruppo di amiche che ci sono l’una per l’altra. Ti fanno dimenticare di tutto quello che è passato", ha raccontato.
Durante il percorso ha avuto bisogno del supporto psicologico perché non è facile affrontare determinate situazioni ed è in questo contesto che si è avvicinata all’Associazione Idea Onlus che si occupa dei gruppi di automutuo aiuto.
"Spesso parlare con chi ci è passato sulla propria pelle è più facile, sai cosa vuoi dire, dove vuoi andare a parare. A volte i parenti e gli amici, nel tentativo di consolarti, sbagliano parole e gli approcci. Il gruppo serve anche a esprimere le paure e le sensazioni che a un familiare non riesci a comunicare", ha ammesso.