Un panino al salame

Un panino al salame

  • di Redazione
  • 7 Agosto 2018
  • Rita, poesie e non solo

Ritorna il martedì della nostra magica Rita Meleddu che ci delizia con uno dei suoi magici racconti

Durante le terapie l'ora del pranzo è la più attesa. Verso mezzogiorno nelle sale d'infusione passano le volontarie a distribuire i pasti, che consistono in una varietà di panini, frutta; una bottiglietta d'acqua, lo yogurt per chi lo desidera, un succo di frutta e da un po' di tempo anche il crème caramel. Ora, potrei comprarmelo il panino o ciò che mi occorre ma per me è quasi un rito prendere e gustare il panino dell'ospedale. I panini arrivano imbustati e sigillati, ci vuole una forza per aprire la busta; ma più che altro serve trovare il verso giusto, allora si apre in un attimo e nell'aria si espande un profumo di salame o mortadella delizioso. Io aspetto sempre che la volontaria elenchi le varietà di panini anche se lo so a memoria e quindi dopo che lei dice: "Oggi abbiamo panini con prosciutto crudo, cotto, bresaola, salame, mortadella, pomodoro e tonno, mozzarella, formaggio, cosa desiderate?"

Io li ho provati tutti ma il mio preferito è il panino al salame e quindi me ne esco "Salame, salame". Per come lo dico, la volontaria penserà che non mangio da una settimana, ma è che mi piace molto questo rito. Questa abitudine che non mi piace cambiare spero che non debba subire varizioni viste le mie sempre più precarie condizioni di salute. Ringrazio ancora una volta le volontarie per il lavoro che svolgono con amore. Potrebbero starsene bellamente sedute al fresco di casa loro invece di  attraversare la città infuocata, in questo periodo, per venire ad accudire noi. E ci sono anche delle pazienti che hanno delle pretese.  "E cosa contiene la mortadella? e ce n'è così? e ce n' è colà ? E io lo voglio con questo e non con quell'altro..." Insomma, non gradiscono e apprezzano questo gesto che fa l'ospedale per fornirci di questi generi di conforto.

Le persone non cambiano mai. Talvolta la malattia le rende più acide e hanno da ridire per tutto. Magari a casa non hanno neppure il panino ma qui lo pretendono. Ad ogni buon conto non scrivo per polemizzare perché non ne ho nessuna voglia ma appunto per raccontare di un semplice panino al salame.  Dicevo che quando apro la busta che lo contiene, si espande nell' aria un forte profumo, io me lo mangio con gusto e mi sento in pace con me e col mondo.  Quanto bene può fare un panino! Capita che i profumi derivanti dal salame o la mortadella mi riportino indietro nel tempo.  Molto indietro.  Al tempo delle superiori dove l'ora della ricreazione era un momento non solo mangereccio ma soprattutto di chiacchiericcio con i compagni di scuola. Recentemente ne parlavo con una cara amica più giovane di me, che ha avuto il tumore, fortunatamente sconfitto e vissuto da lei come una cosa capitata ma a cui non dare troppa importanza e vivere bene il tempo presente.  Questo è l'atteggiamento giusto, non piangersi addosso e fare vittimismo che non serve a nulla se non ad ingrassare il cancro.

Dicevo che con questa amica parlavamo dei bei tempi della scuola, di ciò che combinavamo e delle amicizie che nascono sui banchi di scuola, che talvolta non si spezzano nel corso degli anni e di ciò che ci faceva maggiormente ridere. Allora io mi sono ricordata di tante cose ma naturalmente non posso raccontare tutto. Ci vorrebbero 5 anni! Ne racconterò uno che vale per tutti. Episodi semplici che però ci portavano tanta allegria.  Io ho avuto per tutti i 5 anni delle superiori la stessa amica come compagna di banco. Inutile dire che parlavamo dall'inizio alla fine delle lezioni e più volte i docenti dovevano riprenderci.  Stavamo zitte per un po' poi ripartivamo imperterrite. Alla fine ci lasciavano perdere visto che gli avvertimenti di note e quant'altro non sortivano alcun effetto. Questa amica con la quale avevamo solo 5 giorni di differenza, è venuta a mancare quest'anno a gennaio proprio a causa di un tumore al seno di cui io per forza di cose, spesso parlo. Ma voglio ricordare la mia amica allegra e sorridente.

Ricordo che quando avevamo il compito in classe d'inglese, noi non per vantarci, eravamo le più brave e finivamo il compito sempre prima degli altri. Inutile dire che non potevamo fiatare e allora facevamo questo gioco: aprivamo a caso il vocabolario di italiano/inglese e viceversa e puntavamo la prima parola che saltava fuori. Parole comuni come: Bombolone, zuzzurellone, fritellona,  scatenavano grande ilarità soprattutto a cagione del fatto che non potevamo ridere e dovevamo stare assolutamente zitte. Quante risate trattenute. Sono stupita che qualche volta non ci siamo scoppiate. Delle volte la nostra prof si accorgeva anche perché ce l'avevamo di fronte e minacciava di prendere provvedimenti se non avessimo smesso subito. Ma come si fa a trattenere la ridarella più di quanto già facessimo? Insomma la prof minacciava, minacciava ma poiché aveva una certa simpatia nei nostri confronti, non prese mai provvedimenti e anzi credo che sotto sotto ridesse anche lei. I tempi di scuola sono i tempi della spensieratezza, del ridere per nulla, delle amicizie nate e coltivate nel tempo, sono i tempi del tutto bello e che magari non lo era, ma come spesso accade dei tempi passati ricordiamo solo le cose belle, e quanti ricordi riesce ad evocare un semplicissimo, umile panino al salame.