Ricordi di gioventù

Ricordi di gioventù

  • di Redazione
  • 2 Ottobre 2018
  • Rita, poesie e non solo

Ritorna il consueto appuntamento del martedì con la rubrica curata dalla nostra magica Rita Meleddu

Oggi non parlerò della malattia, bisogna ogni tanto lasciarla nel suo brodo, cercare di darle poca importanza anche se lei fa di tutto per farsi sentire. Parlerò di tempi felici e allegre giornate al mare. Devo tornare indietro di tantissimi anni, circa 40. Non è poco.  Ecco se torno indietro di 40 anni e all'epoca ne avevo 18, mi rendo conto di quanto sto invecchiando e di quanta vita ho vissuto, bene o male, ma l'ho vissuta. Dunque ero una giovane ragazza, ancora studentessa e poiché l'anno scolastico era stato pesante, si pensava bene di mandarmi da mia sorella a Olbia a farmi riposare e aggiungo io, a rompere le scatole a lei. Aveva già una bambina all'epoca che le portava via molto tempo come è logico, e ci mancavo solo io in mezzo ai piedi che più disturbavo che aiutavo. Poi le bambine sono diventate 2, poi 3 e io c'ero sempre. Ci rimanevo anche un bel po'.  Credo che mia sorella mi abbia anche odiato perché pensavo più a divertirmi che ad aiutare il gran daffare che c'era in casa sua con tre bambine piccole, però riconoscerà che le intrattenevo bene, giocando, cantando, saltando come una pazza, ballando e facendo imitazioni. Le canzoni dei cartoni animati dell'epoca erano il mio forte e con le nipotine le cantavamo a squarciagola.  Io ero e sono ancora molto legata alle mie nipoti, e loro a me. Le piccole com'è giusto che fosse erano molto vivaci e mia sorella non si fermava un attimo da mane a sera. A fine giornata era distrutta e credo che più volte abbia avuto propositi omicidi verso le figlie e verso di me che forse ero più rompiscatole delle mie 3 nipotine messe insieme.  Per di più a Olbia d'estate certi giorni non si poteva respirare dal gran caldo e allora per sfuggire alla calura si decideva di andare al mare. Che Olbia abbia un bellissimo mare è innegabile e dunque perché non approffittarne?  Mia sorella (sempre lei ) preparava i panini, le bevande, caricava la macchina con tutto ciò che serviva, io qualche volta concedendomi, preparavo le bambine, e poi tutte stipate in macchina si partiva. Sicuramente mia sorella pregustava una giornata serena, si, credici...

Appena arrivate in spiaggia, si piantava l'ombrellone, si sistemava tutto e potevamo finalmente accingerci a trascorrere una giornata tranquilla. Tranquillaaaaa? Cos'è questa parola sconosciuta? Quelle tre erano dei grilli, delle scalmanate, aiuto!!!! Non si fermavano un attimo che fosse un attimo. Era tutto un rincorrerle. Avete notato che i bambini al mare sono tutti uguali? Quando si allontanano un attimo o ne spariva, come dissolta nel nulla, qualcuna, era tutto un agitarsi e andare alla ricerca della latitante. Era il panico. Dalla paura che annebia gli occhi, non riuscivamo a scorgerle neppure se le avevamo sotto gli occhi.  Certo che le loro belle natichine talvolta erano arrossate non solo dal sole cocente, ma da certe sculacciate che non lesinavamo. Anche io, però poiché era più la mamma l'artefice della punizione, venivano da me a farsi consolare. Stavano un po' in braccio a me, ma si sa che i bambini fanno in fretta a dimenticare, e dopo un paio di minuti, dimentiche di chi le aveva sottratte a un'altra  bella passata di ciabatta o sculacciate,  mi lasciavano come un salame e riprendevano giustamente i loro giochi di bimbe. Però era bellissimo e divertente, io e credo anche mia sorella, ho molta nostalgia di quei tempi, nonostante non sia una persona che vive legata al passato, ma ero giovane, non ero sposata, e soprattutto non avevo i gemelli che mi hanno fatto tribolare altro che le mie nipotine. E per di più essendo i miei non potevo delegarli se non per breve tempo ad alcuno. I miei gemellini pure le hanno spesso prese di santa ragione. Erano due panzer. Non si fermavano un minuto. La mia ciabatta volante era famosa. Ero precisissima e raramente mancavo il bersaglio e proprio l'altro giorno mio figlio mi ha ricordato un episodio.  Nei miei ricordi, mio figlio Luca, aveva fatto cadere un vaso (tra l'altro pagato un bel po' di soldi ) che tenevo sul camino,  e aveva ricevuto la giusta paga (leggi ciabatta). Invece lui dice, ed è vero perché poi mi sono ricordata, che io lanciando verso di lui la ciabatta, sbagliai la mira, feci cadere il vaso che andò in frantumi e allora mi arrabbiai ancora di più e gliene diedi tante ma tante. Ancora se ci penso, non colgo in me pentimento, però se lo ricordiamo tutt'e due deve essere stata una punizione esemplare.

Ma torniamo alle vacanze olbiesi. Con le bambine giocavamo tantissimo. Erano instancabili. E castelli di sabbia, e rincorrersi e inventare giochi e naturalmente entrare in acqua senza volerne più uscire.  Questa cosa a dire il vero la facevo anch'io. Le bimbe benché piccole nuotavano e si svincolavano come anguille, ma erano pur sempre piccolissime e dovevamo avere non 2 ma 100 occhi aperti.  Il mare forse è tra gli elementi della natura, il più bello ma allo stesso tempo, infido e traditore.  Intanto tra un gioco e l'altro si faceva l'ora di pranzo, per cui si mangiava e finalmente pensavamo di avere un po' di tregua.  Io e mia sorella volevamo solo dormire, ma niente da fare, dopo neanche 5 munuti dalla più grande, Arcadia, alla seconda, Eleonora e all'ultima, Francesca, era tutto un chiedere:"Si può entrare in acqua?" Ecco, non volevo fare i loro nomi ma se lo sono meritate, mai che ci abbiano fatto fare un pisolino in santa pace. Avevamo un bel dire:"Dormite, in acqua non si può entrare ancora, dovete digerire, è pericoloso". Niente da fare, se non era l'una era l'altra, il chiedere di entrare in acqua era diventata una litania che neanche la recita del Rosario.  Allora ci toccava nuovamente osservarle senza perderle un attimo di vista.  Ed eccole ora fare le brave bambine.  Stavano sedute sul bagnasciuga in attesa di riprendere i bagni, chi parlava da sola ma sicuramente il dialogo avveniva con personaggi di fantasia, chi riempiva e svuotava il secchiello, chi giocava con le formine. Ma il tutto durava sempre poco. Subito i giochi venivano a noia, e allora li lasciavano  per inventarne degli altri.  Dopo qualche minuto di finta calma, eccone qualcuna tentare di sottrarsi alla nostra guardia e cercare di entrare in acqua. Comunque come Dio vuole, arrivava l'ora di potersi nuovamente immergere nelle limpide acque e allora si ricominciava. Mia sorella dice (ed è vero) che per intrattenerle facevo la Esther Williams dei poveri.  Io so nuotare poco e anche male. So fare bene "Il morto" e giuro che più di una volta questa finta stava per diventare realtà.  Esther Williams dicevo, era una campionessa di nuoto ed attrice cinenatografica americana degli anni '40, resa celebre dai suoi film musicali che prevedevano  spettacolari coreografie di nuoto e tuffi.  Per quanto riguarda i tuffi, non se ne parla neppure, ma quanto a coreografie non ero certo di meno a lei. Entravo in acqua, ma a me pare che entrasse anche mia sorella e allora  facevo delle movenze oscene, ora mi rendo conto; ma era divertente, e allora mi immergevo nell'acqua e lasciavo fuori solo una gamba, e la giravo ora a destra ora a sinistra,  oppure lasciavo fuori solo la testa e un braccio, facevo delle piroette e insomma una sorta di nuoto sincronizzato ma si capisce molto ma molto terra terra.  Delle volte ero sola, altre con mia sorella e ridevamo come pazze mentre le piccole nonché terremoti, ci guardavano sconcertate. Ma che bei tempi. Almeno per un giorno mi piacerebbe riviverli. Così la giornata al mare continuava tra bagni e giochi in spiaggia, poi a una certa ora si tornava a casa.  Per mia sorella il lavoro non era certo finito. Anzi, ora veniva il bello.  Bisognava lavare le bambine che ora per la gran stanchezza, frignavano e si lamentavano, salvo poi sentirsi più fresche una volta lavate. Per mia sorella la giornata non era certo finita. Bisognava poi lavare costumi e costumini, mettere a posto ombrellone, frigo portabile, formine, rastrelli e secchielli, preparare la cena, fare i piatti,  anche se a onor del vero spesso li facevo io, riordinare e finalmente caldo o non caldo andare a letto. Secondo me cadeva in catalessi ancora prima di varcare la soglia della sua camera. Lo credo. Dopo tutta la giornata pesante e tutto quello che aveva sopportato.  Solo per questo "Santa subito!!!!"

Ricordo poi che la domenica quando finalmente anche mio cognato era libero, si andava con amici, di nuovo al mare. Allora mentre durante la settimana per andare al mare ci accontentavamo (giustamente) di un panino imbottito, per la  domenica pareva fosse obbligatorio cucinare. Si portava tra tutti quanti talmente tanta roba che si sarebbe potuto sfamare un reggimento. Ricordo ancora che una volta portò lo spezzatino di carne di pecora al sugo e tanto altro.  Così che anche un giorno che doveva essere di riposo, diveniva di nuovo pesante. Anche la domenica era sempre un andare alla ricerca dei bambini. Perché anche i colleghi e amici di mio cognato avevano dei bambini ed era sempre tutto un urlare:"State attenti, non allontanatevi, non entrate in acqua". Pensate che i bambini seguissero i consigli dati? Manco per niente.  Da un orecchio gli entrava e dall'altro gli usciva. La domenica solo i bambini erano fissi in spiaggia, gli adulti  rimanevano in pineta al fresco. Certo c'era sempre qualcuno che badava loro. Non era cosa lasciarli soli. Eppure ogni tanto qualcuno sfuggiva alla nostra sorveglianza e si allontanava in spiaggia andando alla ricerca di cose perdute da altri.  Così una volta, ma so che non era la prima, capitò che Eleonora, la secondogenita, si avventurò nella spiaggia  sonnecchiosa  e vuota, perché la maggior parte delle persone trascorreva le ore seguenti il pranzo, al fresco della pineta e così succedeva come accade ancora, che qualcuno  lasciasse incustodito ombrellone, asciugamani e altro, tanto chi doveva toccarli?
Eh già, chi doveva toccarli? Mia nipote doveva toccarli. Un giorno tornò dal suo giro di perlustrazione con una ciabatta, perché disse:"Era lì da sola". Un'altra volta se non mi sbaglio tornò addirittura con un asciugamano, sempre per lo stesso motivo.  Era incustodito ed era giusto prenderlo. Lei era così.  Guardiana delle cose lasciate incustodite. Però io dico:"Ammesso che non era giusto né legale (ma la bimba era piccola e di leggi ne sapeva ben poco) appropriarsi degli effetti personali altrui, ma ancora mi chiedo, chi è colui che ha lasciato una sola ciabatta nei pressi del suo ombrellone. Forse una persona con un piede solo?"