Le mie infermiere domiciliari

Le mie infermiere domiciliari

  • di Redazione
  • 24 Luglio 2018
  • Rita, poesie e non solo

Ritorna il consueto appuntamento del martedì con la rubrica curata dalla nostra magica Rita Meleddu.

Come promesso oggi parlerò delle mie amate infermiere che in questi lunghi anni si sono avvicendate a casa mia per le cure domiciliari. Come già detto, inizialmente ero quasi contraria ad avere l'assistenza domiciliare. Mi sembrava che mi avrebbe tolto libertà e intimità, e invece è stato l'esatto contrario. La prima infermiera che si prese cura di me e lo fece per circa due anni, fu Bruna, Buba per me. Era proprio la primissima infermiera che si presentava a casa a parte l'infermiera che venne con i medici per l'attivazione delle cure domiciliari. Con Bruna siamo quasi coetanee, io sono più grande, e ci intendemmo subito. Certo all' inizio da parte mia c'era timidezza ma pian piano il ghiaccio si sciolse e diventammo amiche. Bruna è una persona eccezionale con un vissuto che avrebbe reso acide o rancorose altre persone. Lei no! Sempre affettuosa, solare con un bellissimo sorriso che nascondeva però un filo di tristezza. Diventammo presto amiche e così il nostro rapporto non era quasi più quello di infermiera/ paziente ma quasi quello di una persona che si prendeva cura con tanto amore dell'amica. Ci confidavamo molte cose. Le tengo tutte dentro di me come è giusto che sia. Bruna è anche oltre che una validissima infermiera, con tantissimi anni di servizio (è stata per anni caposala in un importante ospedale di Genova dove è nata) anche un'ottima cuoca e così non di rado parlavamo di ricette. E lei essendo ligure amava giustamente la sua cucina oltre che quella sarda. Quante chiacchiere, quante confidenze. Quanti giorni bui e altri più luminosi.

Passano gli anni. Forse due. Bruna che viaggiava ogni giorno per venire al lavoro e si faceva dei bei chilometri, una volta riceve un'allettante proposta di lavoro. Avrebbe dovuto lavorare molto più vicino a casa sua. Valutati i pro e contro decise di accettare. Se Bruna ricorda pur essendo io triste, perché due anni di stretta frequentazione non sono pochi, la spinsi ad accettare e cogliere questa occasione. Certo Bruna accettò non perché glielo dissi io ma valutò bene e io ora sono contentissima per lei della scelta fatta. Bruna nonostante avesse tantissimi pazienti da curare, e in paesi diversi, il che vuol dire correre da una parte all'altra con qualsiasi tempo, non aveva mai fretta. Dedicava tanto tempo a tutti. Quando andava via da casa, io l'accompagnavo fuori e così continuavamo a parlare e mio marito diceva che ogni gradino facevamo una pausa così che Bruna quasi non poteva andare via. Sono stati anni belli per me. Stavo male ma non certo come adesso. Bruna mi ha dato tanto e la ringrazierò sempre per quello che ha fatto per me e la sua dolcezza. Andata via Bruna ero chiaramente un po' triste.  Ho già detto che sono un'abitudinaria e le novità delle volte mi spaventano anche se è giusto essere aperti al nuovo. Come sarà l'infermiera che prenderà il posto di Bruna, me la farà rimpiangere?

Arriva Daniela, Danielina o Dany per me. Tutta sprint. Tanto Bruna era pacifica, calma, così Dany era veloce. Ora non è che Bruna fosse un bradipo sia chiaro, ma Dany pareva proprio che avesse l'argento vivo addosso. Come dico spesso queste sono valutazioni mie. Ognuno di noi vede le persone secondo il suo modo di vedere. Bruna e Dany sono delle bravissime professioniste ma giustamente non sono uguali. Anche con Dany si instaurò subito un bellissimo rapporto.  Anche qui tantissime confidenze. A Dany come pure a Bruna confessavo le mie paure e lei come pure Bruna riusciva a tirarmi su. Dany abitava ancora più lontano di Bruna.  Si faceva circa due ore di viaggio al giorno.  Arrivava con qualsiasi tempo.  Con la pioggia, vento, o neve (nevica poco da noi ma ogni tanto nevica). Non è mai mancata. Nei giorni di maltempo io mi preoccupavo sapendola in viaggio e finché non la vedevo arrivare non mi tranquillizzavo. Dany era un furetto. Veloce ma allo stesso tempo seria e preparata e se qualcuno le chiedeva un favore, pur stanca non si tirava indietro. Dany è molto più giovane di me, la vedevo un po' come una figlia o una nipotina. Niente da dire neppure per lei. Ora non ricordo bene, forse è stata la mia infermiera per un anno o anche di più, ma anche Dany a un certo punto riceve una proposta di lavoro che le avrebbe consentito di stare più vicina a casa sua. Anche Dany era incerta. Non è mai facile lasciare ciò che si conosce per il nuovo. Per l'incognita. La vedevo incerta. È da capire.  Io le consigliai di valutare bene e di accettare. Si sarebbe risparmiata tanti chilometri al giorno e cosa non da poco avrebbe potuto dormire un pochino in più visto che si alzava prestissimo. Così Dany partì per la sua nuova avventura. So perché ci teniamo in contatto (come con Bruna) che sta bene ed è molto contenta del nuovo lavoro. E io lo sono per lei.  Intanto però ero senza infermiera.  Chi mi toccherà? Dany non lo sapeva però mi disse che con ogni probabilità sarebbe venuta un' infermiera rumena.

"Ah, dissi io, rumena o italiana , basta che faccia bene il suo lavoro". E così arrivò Iliana, Ily per me. Ily parla benissimo l'italiano, meglio di certi italiani e non ha un accento particolare.  Per rumena me l'hanno data, per rumena l'ho accolta.  Sono passati un paio di giorni. Dopo la timidezza iniziale da parte dell'una e dell'altra un giorno mentre medicavamo ci troviamo a parlare della sanità italiana. Delle cose che vanno bene e di quelle che vanno meno bene. E io sapendo che a Cuba funziona benissimo la sanità me ne esco: "So che a Cuba funziona molto bene la sanità!" E Iliana: "Lo so!" E io penso tra di me: "Anvedi la rumena, sa che a Cuba funziona bene la sanità  e invece dico: "Lo sai?" E Iliana: "Certo che lo so, sono cubana!" E io: "Sei cubana, non sei rumena?" E lei: "Macché rumena, non vedi che ho i capelli neri (che c'entra?) E non senti il mio accento?" Che ridere il giorno...
Iliana è la solarità e la gioia. Del resto amo Cuba senza conoscerla effettivamente e lei credo che veramente la rappresenti. I cubani sono un popolo gioioso che si accontenta di poco ma riesce a vivere bene. Perché è proprio vero che la vita non è possedere tantissime cose ma riuscire a vivere anche con poco puntando all'essenziale. Certo a tutti piace vivere bene piuttosto che male e io stessa mi circondo di cose la maggior parte delle quali inutili, perché ci pare che più possediamo più stiamo bene. Mio figlio mi dice: "Sei troppo materialista, compri un sacco di cose inutili (vero), e vai pure in chiesa. Pensa allo spirito!" E io dico: "Pensa al tuo spirito che al mio ci penso io". Dopo questa divagazione torno a Iliana. Dolce e tenera con chi vuole ma di certo non si fa mettere i piedi in testa. Con Ily parliamo di metafisica e per assonanza di metastatiche. Cerchiamo di praticare il pensiero positivo perché siamo convinte che la mente influenzi il corpo. Io però sono anche propensa a credere che il pensiero positivo è una fantasia della mente e che il cancro non si fa certo intimorire dal pensiero positivo. Anzi!! Il cancro è più forte di mille pensieri.

Ma torniamo a Ily. Anche lei è molto più giovane di me ma siamo entrate subito in sintonia.  Abbiamo una visione della vita che ci accomuna e altre che invece ci differenziano. Ma è giusto così.  Altrimenti saremo dei cloni. Tutti uguali. Anche Iliana svolge bene il suo lavoro è molto attenta e riguardo alla mia lesione si accorge del più piccolo cambiamento e senza scomodare nessuno proviamo a cavarcela da noi riguardo alle cure da adottare.  Si capisce, quando sono cose che possiamo valutare noi, altrimenti si richiede la visita del chirurgo che tra l' altro vedo sempre molto volentieri essendo lei (la mia chirurga) una persona speciale.  Si vede che attiro le belle persone. Per tornare a Iliana, anche lei (deve essere una congettura) abita distante, le pesa viaggiare e io seppur a malincuore le auguro se è nei suoi desideri, di trovare un  posto di lavoro più vicino a casa sua. Così non mi preoccupo quando viaggia. Come ho già detto le infermiere e gli infermieri dell'assistenza domiciliare viaggiano continuamente da un paese all'altro, da una casa all' altra. È un lavoro faticoso forse più per il continuo viaggiare che per quello che si deve fare. È anche un lavoro di grande responsabilità.  Devono svolgere dei compiti molto delicati.  E spesso c'è in gioco la vita delle persone.  In tanti anni di assistenza domiciliare più infermieri si sono avvicendati. Ad esempio quando ci sono da fare delle sostituzioni.  Ringrazio tutti. Sono convinta che non è un semplice lavoro. Certo si fa anche per vivere perché di sola aria non si campa, ma alla base ci deve essere un cuore e un amore per le persone.