La potenza della malattia

La potenza della malattia

  • di Redazione
  • 17 Aprile 2018
  • Rita, poesie e non solo

Ritorna l'appuntamento del martedì con la rubrica curata dalla nostra amica Rita Meleddu 

Ho fatto la chemio venerdi (mentre scrivo è domenica) e lesti e pronti arrivano gli effetti collaterali. Quando si fa la chemio raramente ci si sente male il giorno della terapia o il giorno dopo. In genere, almeno per me è sempre stato così e grazie a Dio ho una certa esperienza in fatto di chemio. I malesseri arrivano il terzo giorno. Ogni volta mi illudo che non sia così. E invece la domenica seguente la chemio comincio a sentirmi strana.

La testa sembra frullare, segno tipico della febbre in arrivo, la nausea raggiunge livelli insostenibili e allora bisogna adoperarsi per alleviare i sintomi. Purtroppo su di me i farmaci antinausea hanno altri effetti collaterali, una fortissima stitichezza, scusate l'argomento ma è così, e tanto altro. Sebbene faccia sempre con illimitata fiducia le cure che mi vengono proposte volta per volta, spesso mi chiedo fino a quando il mio corpo sopporterà queste terapie pesanti. A tutto c'è un limite. E come Enzo Tortora quando conduceva la trasmissione "Portobello, il primo mercatino televisivo" per far capire che era scaduto il tempo delle contrattazioni,  esclamava :"Big Ben ha detto stop!", così il mio corpo prima o poi dovrà cedere. 

Sono sempre speranzosa ma anche disillusa sul potere di guarigione delle chemio.  Non perché non funzionino (altrimenti non le farei neppure) ma perché essendo metastatica so bene che non posso guarire ma solo sperare di fermare e stabilizzare la malattia. Il primo medico di noi stessi siamo per l'appunto noi. Noi capiamo quando qualcosa non va anche se è pur vero che delle volte la malattia non dà sintomi.  Avanza imperterrita per poi rivelarsi con forza al primo esame strumentale specifico.  Farò la Tac a maggio. Non la temo.  Non posso nascondermi dietro un dito.  Sento la malattia alitarmi sul collo.

Come se dicesse:"Non mi vedi ma ci sono". E quindi non mi aspetto nulla di buono.  Vero è anche che non mi offenderò se la Tac, come in fin dei conti spero, si rivelasse buona. Diciamo pure che farei salti di gioia. Intanto poiché non amo fasciarmi la testa prima di essermela rotta, continuo con la mia vita. Cercando come sempre di viverla al meglio in attesa del verdetto.