L'ora del bagnetto

L'ora del bagnetto

  • di Redazione
  • 11 Dicembre 2018
  • Rita, poesie e non solo

Ritorna il martedì dedicato alla rubrica curata della nostra magica Rita Meleddu.

Quando potevo ancora lavarmi da sola, entravo e uscivo dalla vasca da bagno quando volevo. Non avevo orari, e non dovevo disturbare nessuno. Mi piaceva stare un po' di tempo a mollo con tutto un mix di bagnoschiuma. Mi piacevano le profumazioni intense ma delicate. Questo mix di detergenti  produceva tanta schiuma. La vasca piena e almeno un po' di tempo mi immergevo e mi rilassavo. Poi la lesione toracica ha cambiato le cose. Niente profumazioni aggressive per la mia pelle già molto provata e allora niente più bagnoschiuma che piacevano a me, ma solo prodotti di farmacia.  È vero che costano l'ira di Dio ma in effetti sono più leggeri di quelli che comunemente si trovano al supermercato. Non contengono parabeni (che non so neppure cosa siano), ne' profumi, ne' sapone. Sono molto idratanti però. Alcuni sono oleosi, quasi nessuno però produce tanta schiuma e pur essendo detergenti a me pare che non lavino bene e allora nelle parti del corpo in cui posso, mi strofino fortissimo e qualche volta cedo all'uso dei vecchi cari bagnoschiuma. Giusto un pochino si capisce. 

Dunque, da quando ho cominciato a medicare, ormai più di 5 anni, ho dovuto usare molti accorgimenti per la mia igiene personale.  Se ho appena cambiato la medicazione, piuttosto vistosa, per adoperare un eufemismo, va da se' che non la devo assolutamente bagnare. Sarei costretta a rifarla da capo.  E se quindi capita che devo fare la doccia, per evitare di bagnare tutto devo essere aiutata. E qui interviene Elio che mi aiuta a lavarmi facendo attenzione a non bagnare e quindi anche a non inquinare le garze. Al punto in cui sono arrivata ora, deve fare lo slalom, tra medicazione toracica come detto molto ingombrante, cerotto che applico su una spalla per la terapia del dolore e l'ormai nota borsetta "Mon piscion" del catetere renale. Elio è molto paziente. Io invece mi innervosisco perché è uno stress notevole.  Vorrei strapparmi tutto e lavarmi come Dio comanda. Questo è ancora possibile qualche volta quando la lesione essuda molto o sanguina. Allora tolgo tutto e mi pare di lavarmi meglio. 

Poteva bastare così? No! L'anno scorso proprio di questi giorni, veniva a visitarmi senza essere invitata una bella trombosi venosa profonda alla gamba sinistra. Se non ce le ho tutte non sono contenta.  Non si è ancora risolta del tutto, o meglio il trombo si è sciolto, ma ci sono voluti 6 mesi di terapia anticoagulante che giustamente ha provocato altri guai.  Tutte le cure sono così.  Fanno bene da un lato ma hanno sempre degli effetti collaterali.  Avendo potuto fare solo questa terapia e non l' assunzione di antinfiammatori o diuretici per la nota storia dei reni e non avendo potuto mettere un bendaggio, perché l'occlusione era provocata non solo dal trombo ma dalla malattia che premeva in certi punti della gamba, per tutti questi motivi la mia gamba era gonfia come una zampogna. Non si pensi che sto esagerando. Tutta la  gamba sinistra a partire dalla coscia, era il doppio di quella destra. A parte il dolore insopportabile che ho avuto per almeno un mese, tanto che non potevo neppure poggiare la punta del piede, la grossa difficoltà era riuscire a entrare nella vasca da bagno, e una volta lavata tirarmi su. La prima volta che feci il bagno post-trombosi, non riuscivo ad alzarmi in nessun modo. Non riuscivo a poggiare il piede sinistro per fare leva e continuavo a scivolare.  Me la sono vista brutta. Scivolavo, scivolavo e ho rischiato più volte di sbattere la testa e di cadere malamente. Alla fine sono riuscita a uscire senza avere danni, ma  c'è voluto del bello e del buono. E me la sono pure presa con mio marito che aveva tanto insistito perché mi lavassi. Va bene la pulizia ma sfracellarsi nella propria vasca da bagno non è l'ideale. Risolvemno il problema comprando un tappetino antiscivolo da far aderire al fondo della vasca. Delle volte mi rendo conto di quanto non si pensi alle cose più semplici. Un umile tappetino e potevo tornare a fare il bagno in sicurezza. Sono andata avanti per un bel po' di tempo,fino a  quando cioè mi sono resa conto che pur col tappetino non riuscivo ad uscire dalla vasca. Non scivolavo più ma non riuscivo assolutamente ad alzarmi e in più avevo il catetere renale che meno lo bagno meglio è.  Dunque, fine delle immersioni nell'acqua calda.  Che già avevano subito una brusca diminuzione per la presenza della lesione toracica. Come già detto, non va bagnata, né tanto meno contaminata con acqua e sapone già adoperata per detergersi. A questo punto si è reso necessario l'acquisto di un seggiolino da poggiare ai bordi della vasca. Quelli che si trovano nei negozi che vendono articoli ortopedici o nelle farmacie. Me ne sto fiera, si fa per dire, seduta sul seggiolino, con i piedi piacevolmente immersi nell' acqua calda, sembro la principessa sul pisello. Ora non ricordo la favola, ma se era sul pisello (non pensate male), doveva essere sicuramente seduta. Non sdraiata ne' in piedi. Lasciando però perdere i miei ragionamenti dispersivi,  anche questa semplice soluzione del seggiolino si è rivelata giusta e risolutiva. Però c'è un però...mentre prima riuscivo ancora qualche volta a fare il bagno da sola, ora dipendo completamente da Elio. Essendo il seggiolino posizionato in alto, se mi lavo io con la doccetta, faccio il bagno a tutto il bagno oltre che a me, ma c'è una cosa che mi disturba un po'.  Come detto all'inizio, prima quando facevo tutto da sola, entravo e uscivo dal bagno all'ora che volevo io e quando mi andava. Ora invece anche per problemi di organizzazione, c'è comunque una casa da gestire, una famiglia e tutte le cose che riguardano la malattia e sono veramente tante. Le commissioni continue, e vai in farmacia e ritira i farmaci e porta questo documento qua, e telefona al tale e fai questo e quello ecc.  Ho una vita pienissima e non mi annoio di certo.  Non so le altre malate, ne conosco molto più sane di me e se lo dico so quello che dico, altrimenti non mi permetterei di dirlo, che passano le giornate sdraiate sul divano, facendosi servire e riverire. No, no, mi dispiace ma non fa per me. Se sto male è un conto ma devo stare malissimo per sedermi, altrimenti sembro una pulce. Vabbè, una pulce un pochino più lenta nello scatto ma sempre agile e pronta a fare.  Insomma, l'ho detto altre volte, non posso morire ancora. Non ho tempo!! La morte che cerchi qualche altra. Magari una pigra. Se non hanno voglia di fare nulla, che se le prenda.  

Naturalmente si scherza. Però che tristezza davvero pensare che c'è magari  chi vuole morire,  mi fanno una gran pena perché chi arriva a odiare la vita, non è da giudicare e condannare,  semmai da capire e aiutare, e che c'è chi lotta per avere ancora un po' di vita. La vita salvo i casi appena citati, piace a tutti. E più si è malati o anziani e meno si vuole morire, a meno che la sofferenza sia intollerabile, allora si brama la morte come la liberazione da catene che costringono.  Ma tornando al mio bagno cosa accade? Sto diventando pigra (e quindi se muoio me la sono cercata, visto ciò che ho scritto prima a questo proposito), e sì che ero sempre in bagno.  E quando Elio mi chiama per prepararmi,  accampo mille scuse. E ho da fare, e il bagno è freddo (c'è una stufa che lo riscalda benissimo), e mi devo cercare il cambio e quello e quell'altro.  Lui naturalmente smonta tutte le scuse, ha fin troppa pazienza con me. Io sempre restia, prendo tempo. "Aspetta gli dico, aspetta...mi carico una lavatrice  o mi stendo  i panni "... come se a ritardare una cosa non la si debba fare.  Povero, lo disturbo, mi fa trovare tutto pronto, perfino l'asciugamano e tutto l'occorrente, io devo solo sedermi e troneggiare sul mio bel seggiolino bianco. Mio marito fa tanto per me e io me la prendo pure comoda e se lui recrimina giustamente, me ne esco con la solita frase che serve da scusante e impietosisce, benché l'ultima cosa a cui anelo è fare pena:" ricordati che sono malata", come se l'essere malata mi dispensi da tutto o per dirla in altre parole, mi autorizzi a  fare i capricci che voglio. In questo mio comportamento  non ravvedo segni di pentimento, insomma è come se potessi fare quello che voglio. Ma non è colpa mia se ho tanti guai, anche se Elio non ha certo nessuna colpa.  Credo che ormai si sia rassegnato anche al fatto che prima o poi quando lui esclamerà: "Forza  Rita, è l'ora del bagnetto!", scapperò e mi dovrà rincorrere per tutta la casa, come si fa con i bambini recalcitranti.