Il dolore di Maria

Il dolore di Maria

  • di Redazione
  • 10 Aprile 2018
  • Rita, poesie e non solo

Ritorna l'appuntamento del martedì con la rubrica curata dalla nostra amica Rita Meleddu 


"Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora vedendo la madre e lì accanto a lui il discepolo che egli amava disse alla madre : «Donna ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!». E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa."
Ecco la narrazione dei Vangeli del momento in cui Gesù, prossimo alla morte, saluta sua madre e il discepolo Giovanni e li affida l' una all' altro. Quest' anno nella nostra parrocchia si è rappresentato "S' Incravamentu" ( la crocifissione) di Gesù e "su Scravamentu", la deposizione dalla croce. Io sono stata scelta per rappresentare la Madonna. Quale onore, ma, allo stesso tempo, quale impegno. Non è facile far vivere una creatura umana, ma divina come Maria. La perfezione assoluta! E io sono una piccola umana che non si è sentita degna di rappresentarla. Quando il nostro sacerdote me l' ha proposto ho detto subito: «No». Non me la sono sentita e ho molti problemi di salute che possono frapporsi. Se prendo un impegno lo prendo seriamente e cerco di fare di tutto per portarlo a termine. Poi ci ho ripensato e ho detto: «Sì». Ho fatto bene. Non ho dovuto parlare, ma solo immedesimarmi, pregare stando inginocchiata e poi tenere Gesù tra le braccia. Tutto qui. Detto così sembra molto banale e non lo è. Ci sono le emozioni che fanno la differenza. Già, pure durante le prove ho preso tutto subito sul serio. Non ho fatto delle scenette ma ho rappresentato il momento più difficile della storia di Gesù, di sua madre e di chi lo amava e lo aveva seguito lungo tutto il suo calvario.

E arriva il venerdi Santo… Un giorno a cui sono particolarmente legata, quest' anno, giocoforza, ancor di più.  Entriamo in Chiesa. Sono vestita di nero, completamente, anche le due Marie indossano abiti secondo lo stile del tempo, come pure l' interprete di Giovanni e gli altri figuranti. Si comincia. Si abbassano le luci e si entra nell' atmosfera. Una voce narrante ripercorre i tempi, altre voci aiutano a meditare. Il coro sardo con i canti tipici del giorno della Passione contribuisce a rendere più palpabile il dolore di Maria e di tutti noi che siamo lì.  Dagli interpreti agli spettatori.
Gesù viene inchiodato alla croce.  Nel silenzio e nella semi-oscurità si sentono solo i ritmici feroci colpi di martello, tre alla mano destra di nostro Signore.  Ancora un attimo di silenzio, poi altri tre ritmati che penetrano anche nel nostro cuore, e si inchioda la mano sinistra. Sempre nel silenzio totale, altri tre colpi di martello colpiscono i piedi di Gesù.  Che dolore deve aver sopportato. Era Dio ma si è fatto uomo per noi. Era un essere umano. Aveva paura. Tanto è vero che sulla croce chiederà : «Padre, se puoi allontana da me questo calice...»
La morte di Gesù è stata, a detta degli studiosi, tra le più dolorose.  La carne lacerata prima dalle scudisciate della flagellazione, la spalla mangiata dal pesante legno della croce, fino a lasciare scoperte le ossa, la coronazione di spine che gli penetravano il capo, le cadute, e infine la crocifissione con chiodi arrugginiti. Cosa provava Gesù e cosa provava sua madre mentre accompagnava il figlio verso la sua sorte? Maria già sapeva, fin dalla presentazione di Gesù fanciullo al Tempio e dalla profezia di Simeone che una spada avrebbe trafitto l' anima anche a lei. Eppure mamma e figlio non si ribellano come credo faremmo tutti a questo triste tragico destino. Accettano la volontà del Padre. Com' è difficile accettare ciò che non ci piace. Anche le cose più piccole, immaginiamo una morte preannunciata. E che morte!
Mentre come Maria sto inginocchiata ai piedi della croce penso a chi in quel momento sta soffrendo. Ho affidato a Gesù tutti i malati e chi sta male, tante amiche, una in particolare che ha vissuto la Passione di Cristo e, infatti, i giorni scorsi ci ha lasciato. Non si può comprendere cosa abbia passato questa giovane ragazza. La malattia l' ha devastata fisicamente. Una sofferenza inumana. Poi finalmente ( perché con un dolore atroce si brama la morte) il buon Dio l' ha presa con sé. Soffrono i suoi genitori e chi l'ama, ma lei non più...
Ecco a cosa penso mentre sento le voci di chi legge e racconta. Ecco ora il momento più tenero nella sua drammaticità.  Gesù viene calato dalla croce consegnato a Giovanni che lo depone tra le braccia della madre. In quel momento, come prima, del resto, non sono Rita, ma una madre che perde un figlio.  Posso solo lontanamente immaginare il dolore di tutte le mamme che perdono un figlio e tutte loro sono rappresentate da Maria. Mentre tengo Gesù tra le braccia penso che ha ricevuto una morte ingiusta e crudele. Come consolare Maria? Consolando Gesù stesso. Lo accarezzo e lo bacio. Ma avrei potuto stare immobile perché il dolore è anche statico, silenzioso. Non sempre ha bisogno di strepitii o urla per essere rappresentato.  Maria è lì, chiusa, ma allo stesso modo aperta al dolore, sostenuta e consolata da Giovanni che ora è diventato suo figlio. Le Marie pure loro coinvolte assistono impotenti al susseguirsi degli eventi. Ecco, nel silenzio e nel dolore si è svolta la rappresentazione. Ringrazio chi mi ha dato l'opportunità di vivere questo momento così solenne, dove morte e vita si intrecciano. Ringrazio anche tutti i partecipanti. Tutti hanno reso " veri"  questi momenti così drammatici. La Passione di Gesù e il dolore di sua madre non mi sono nuovi. Vi assisto ogni volta in ospedale. In mezzo a persone che stanno più o meno male, c'è chi soffre di più, si riconosce perché in genere se ne sta più in disparte, nel silenzio. Si ha poca voglia di dialogare quando si sta male, solo il volto e l'atteggiamento parlano tacitamente. E ogni volta c'è sempre una Maria che soffre per il figlio.