The big D

  • di Redazione
  • 25 Gennaio 2019
  • La collana di perle di Giulia

Arriva il venerdì di Giulia Muntoni che ci regala un’altra preziosa perla.

A partire dall'attimo in cui nasciamo, c’è una certezza nella nostra e nelle vite degli altri che, a qualunque latitudine, resta immutata. Eppure, il più delle volte ci coglie alla sprovvista. Soltanto nelle ultime settimane, due notizie mi hanno tolto il fiato e sconvolta. Due morti improvvise che si sono portate via persone di età diverse ma entrambe altrettanto ignare di quello che stava per compiersi.
Servirebbe a qualcosa fare distinzioni? Tra un giovane precipitato in montagna e una signora metastatica tradita da un cuore troppo debole? No, non credo. Restano due dolori acuti e spiazzanti.
La verità è che, per quanto mi riguarda, pur non parlandone quasi mai, penso alla morte continuamente. Cosa questo riveli su di me, non lo considero importante ne' tanto meno mi interessa. So che di certo il mio rapporto con questo tabù ha subìto due orrende scosse telluriche a distanza di due anni l’una dall'altra. 
Se un terremoto ti distruggesse tutto quello che hai per ben due volte, credimi, anche tu vivresti gli anni successivi pensandoci più di quanto non avessi mai fatto.
La prima scossa ha demolito il mio pilastro, la seconda ha provato a portare via me. Questi due eventi sono legati tra di loro più di quanto io stessa a quel tempo mi rendessi conto, e non soltanto perché in entrambi i casi si sia trattato di cancro.
Forse l’affinità più evidente è l’immenso senso di fragilità che soltanto chi osservi la morte dalla prima fila conosce davvero. Un po’ come la nudità di Adamo ed Eva: una volta che se ne è al corrente, non la si può dimenticare.
Però la fragilità, la paura, l’apprensione che da allora posso accompagnare i nostri pensieri sul futuro non devono e non possono vincere sull'illimitata, spesso immotivata, speranza che è insita nell'animo umano. 
Una volta che i detriti sono stati spazzati via e gli edifici ricostruiti, è giusto fermarsi un attimo ma, subito dopo, doveroso rituffarsi nella Vita, per rendere omaggio a noi stessi, per il fatto di essere ancora qui, e soprattutto a chi non ha più questo privilegio.