Fake calm
- di Redazione
- 3 Maggio 2024
- La collana di perle di Giulia
Con la solita delicatezza l'amica Giulia Muntoni continua a parlarci del suo percorso di vita e dei pensieri che l'accompagnano
Ci sono volte in cui la mia quiete non significa pace. Credo risalga a quando, dopo ogni seduta di chemio rossa fatta per il primo tumore, il corpo era talmente debilitato da ritrovarsi in balia degli attacchi di panico.
La permanenza forzata a casa non si giovava né della TV nè della radio. Dopo un po’ tutto diventava una bolla spaventosa.
Allora, aspettavo il minimo indispensabile, puntavo a riavere anche solo l’energia per stare in piedi e uscivo. Vagavo per una città non mia, una turista improbabile affamata di gente.
Ne è passato di tempo, da allora, e io ho imparato infiniti modi per "distrarre" la parte più importuna della testa. Eppure, anche ora che non c’è una chemio aggressiva a spaventare, mi ritrovo spesso con una mente affollata da pensieri assordanti, inutili e stancanti, che si nutrono della mia onnipresente fatigue. Me li immagino come un tunnel di chiacchiericcio costante, tanto rumoroso quanto confuso.
Abbiamo tutti i nostri meccanismi per scappare da ciò che non si vuole far zittire, ognuno a modo suo. Il mio è reagire col "fare". Uscire, andare in mezzo alla gente, curiosare, contrastare il chiasso interno con l’azione e i suoni del mondo.
La verità, però, è che non si può scappare all’infinito e che, se anche potessimo farlo, non servirebbe. Non se si voglia vivere dando un senso alle proprie esperienze.
Col tempo, ho imparato che c’è frastuono e frastuono, e che non tutto il "rumore" è nemico. Quel caos che sembra avvolgerci quando non tutto è sotto controllo, può anche racchiudere nuovi messaggi da parte del mondo che ci circonda, spunti di riflessione per i momenti di vera pace.
E così, dall’interno di uno di questi momenti di grazia pacata, mi godo una serie di pensieri più lucidi, che mi parlano di aspetti di me che meritano la mia attenzione, in una convivenza possibile tra umori diversi.
Tutte le sfide che mi hanno lacerata diventano preziose, non ho più cicatrici, reali o metaforiche, ma solo rametti di stelle. Non è una vita peggiore, questa, è solo una vita diversa. E anche io sono una Giulia diversa. Stessa luce ma più intensa. Si son ridotti, quei momenti. Ma torneranno numerosi, perché una cosa al di là di qualsiasi altra sopravvive: la mia tenacia.