Che venerdì sarebbe senza le parole di Giulia Muntoni? La nostra amica ci regala una perla unica e profonda. 

Quando riposo il corpo esausto, quando un po’ di brezza asciuga sul viso il sudore dovuto all’ennesima vampata di calore, quando sento dentro la calma di chi è in pace con se stesso. Attimi di luce in cui mi ricordo quanto improvvisa e semplice possa essere la serenità. Il mio corpo è un tempio, la mia mente l’officiante. Il rito è Vivere. Non sopravvivere. Vivo quando raggiungo l’armonia con le cose per come sono, piuttosto che per come le vorrei. Felicità è accettare. Ma, al tempo stesso, sapere che per la mia libertà sacrificherei tutto quello che ho e che sono. La mia voce non si farà soffocare dalle aspettative o dalla prepotenza di chi la vorrebbe silenziare.
E da donna, sì, ne faccio anche una questione di genere. La morte di Michela Murgia è soltanto uno dei mille spunti che ultimamente mi hanno indotta a concentrarmi su quanto ancora ci sia da fare per essere considerata alla pari, per non essere svilita, sottovalutata, ignorata. Ne ho esempi quotidiani in prima persona e migliaia nelle news.
"Puoi spararmi con le tue parole, puoi tagliarmi con i tuoi occhi, puoi uccidermi con il tuo odio, ma comunque, come l’aria, mi solleverò" diceva un altro mio mito, Maya Angelou.
Ma, anche al di là del genere specifico, ci sono infiniti esempi di persone che hanno saputo essere presenti a se stesse e lottare perchè altre avessero lo spazio per esserlo.
E noi, come minimo, dobbiamo cercare di essere delle persone per bene. E questo non significa appellarsi a un vuoto buonismo. Anzi, se mai essere la versione migliore di noi stessi, nel rispetto e nella comprensione degli altri. Perchè, troppo spesso, il prepotente e l’abusante altro non sono se non deboli insicuri e spaventati, che fanno la scelta sbagliata.
Capire e accettare di più noi stessi non può che ripercuotersi positivamente anche sugli altri.
In fondo, "Sei danneggiato, rotto e instabile. Ma lo sono anche le stelle cadenti e le comete"