Ritorna il tanto atteso appuntamento del giovedì con la rubrica bisettimanale curata dalla nostra amica Sonia Aresu

Qualche giorno fa, mettendo a posto i ricordi cartacei che adoro conservare dentro a delle scatole colorate, mi sono capitati tra le mani dei bigliettini. Sono stati scritti dai miei affetti più cari, soprattutto da una zia ed una cugina, durante tutto il periodo della chemioterapia. Pezzetti di carta che racchiudono incoraggiamenti e tifo sfrenato, accompagnati immancabilmente da piccoli regalini. Ciò che mi ha sempre stupito è stata la vicinanza di tutti attraverso una sorta di countdown fino alla conclusione delle cure. Ho sempre affermato, anche nei racconti precedenti che, durante la malattia, la mia famiglia e le persone care, mi hanno protetto e mi sono state di grande aiuto, ogni componente, inconsciamente, mi ha donato un po' della sua forza. In quei momenti di estrema sensibilità, anche un solo sguardo è in grado di regalare tanta serenità, come una mano che ti acchiappa al volo per non farti cadere nel precipizio. Il mio è stato un cammino lungo e tortuoso che però ha portato i suoi frutti ed ha allontanato tante delle mie paure. Ora ho molta più lucidità e tenacia rispetto a prima. Mentre in passato vivevo con terrore il periodo dei controlli, ora sono molto più serena perché so che una mente positiva riesce ad affrontare ogni tipo di situazione anche quella più negativa. Non è stato semplice, a tratti ho pure pensato fosse impossibile uscirne indenne mentalmente e fisicamente. Un viaggio doloroso che mi ha mostrato la strada che voglio percorrere, ha tolto le bende che mi creavano dei limiti che tengo conservati anch'essi nelle scatole dei ricordi. Ed ora che sto prendendo più coscienza delle mie potenzialità, affronto le avversità senza la paura di cadere pronta a sbatterci il muso. In fin dei conti, l'importante è essere fieri di se stessi ed anche delle proprie fragilità, bisogna credere nei propri sogni anche se si è consapevoli che rimarranno tali.