Una carriera alternativa

Una carriera alternativa

  • di Redazione
  • 18 Aprile 2019
  • Ho smesso di pianificare...ho iniziato a vivere!

Torna l'appuntamento bisettimanale con la rubrica curata dalla nostra Daniela Cadeddu dal titolo "Ho smesso di pianificare...ho iniziato a vivere!"

Un aspetto che all’inizio del percorso oncologico mi destava particolare preoccupazione era il capire come gestire il mio tempo durante le ore di attesa: quelle che precedevano il turno per l’infusione delle terapie, quelle passate seduta in poltrona a combattere gli effetti collaterali con semplice pazienza, quelle che lasciavano tanto spazio e silenzio per accogliere pensieri vecchi e nuovi.

Fino a quel momento non ero mai stata abituata ad avere "tempi morti" nelle mie giornate.

Tutto andava ad incastrarsi in maniera quasi maniacale e all’arrivo della sera mi sentivo soddisfatta in proporzione al numero di contratti conclusi in azienda, al numero di persone che avevo potuto incontrare e ascoltare, a quanto fossi riuscita a star dietro agli impegni domestici nonostante il lavoro.

Mentalmente avevo pianificato alcuni passaggi. Immaginavo di isolarmi e poter vivere questa esperienza decidendo ogni sfumatura. Cuffiette per la musica sempre alla mano, un libro rispolverato per l’occasione, ero intenzionata a non dare confidenza e soprattutto a non affezionarmi a nessuno. In passato il cancro mi aveva rubato tanti affetti…zii, nonni, amici. Non mi sarei mica fatta fregare iniziando a voler bene a qualcuno proprio dentro il DH di oncologia!

Mi presentai alla seconda infusione con il nuovo look donato dalla prima, contenta del fatto che in ospedale facesse molto caldo perché mi sentivo autorizzata a non dover coprire la testa priva di boccoli: quanto prurito e quante sudate avrei evitato senza cuffietta, almeno in terapia!! Passai un’oretta spaziando dai Queen a Jovanotti, da Bruno Mars ad Antonello Venditti e nel frattempo mi guardai intorno.

Mi incuriosì un tavolo occupato da un gruppo di signore intente a creare oggetti con del fimo. Una di loro (Dolores, l’insegnante) mi fece cenno di accomodarmi. Aveva un bel viso simpatico, capelli biondi e occhi rassicuranti. In fondo osservare non poteva compromettere i miei buoni propositi da orso in letargo.

Le spiegai subito che la mia creatività era inesistente e che non avrei partecipato alle attività, quando mai avrebbe potuto convincermi a modellare qualcosa? Fu così che entro Natale mi ritrovai con parure di anelli e bracciali, decorazioni per l’albero, portachiavi e altri oggetti di identità non ben definita, rigorosamente plasmati dalle mie imbranatissime mani.

La mia proficua (seppur breve) carriera nel mondo dell’artigianato cedette presto il posto all’affetto per quella bella donna bionda che fra una lezione e l’altra sapeva confortare chi come me affrontava a muso duro l’infiltrato. "Ce la farai, guardami, diresti che ci sono passata anche io? Sono passati anni."

No, non l’avrei mai detto cara amica! Vedere il tuo domani tramutato in presente mi ha permesso di immaginare come sarebbe stato il mio.

Spero che il mio "oggi" possa servire a far luce sul "domani" di altre Donne.