Una bella domenica e pinguini congelati

Una bella domenica e pinguini congelati

  • di Redazione
  • 10 Settembre 2021
  • Di sole, di ombre, di Mari

La cara Marisa Guidetti racconta l'emozione speciale della visita a "Il Giardino di Lu" insieme alle amiche di Mai Più Sole e il freddo passato durante l'attesa per l'ecografia

In una delle tante chat a cui sono iscritta, si parlava de "Il giardino di Lu". Finito il periodo dei tulipani, Maria Fois, la sua famiglia e tutti coloro che l’aiutano in questa impresa, si sono dedicati ai girasoli. Le foto che si vedono su internet sono fantastiche e le ragazze stavano cercando di organizzare una gita. Ho seguito la discussione che definire breve è un eufemismo, ma ho visto che alla fine hanno trovato la combinazione giorno/orario consona ai più. Domenica pomeriggio, il giardino apre alle 18:00!

Do un rapido sguardo al mio calendario farmaci/visite mediche: venerdì cambio il cerotto antidolorifico e il prossimo cambio devo farlo lunedì; il giorno in cui lo cambio so di essere out, ma sabato e domenica dovrei stare abbastanza bene; potrei avere dolori ed essere costretta a cambiare il cerotto domenica sera, ma quando succede, solitamente riesco a cambiarlo la notte prima di coricarmi, posso portarmi il cerotto appresso e, se dovessi stare molto male, andare via, perché mio marito verrebbe con me. Inoltre, è vero che non posso stare in piedi o camminare molto, ma mi basta accucciarmi o sedermi qualche minuto per riprendermi e al giardino posso farlo su una pietra; un ceppo; una delle balle di fieno di cui si nutre la splendida cavallina ghiotta di carote. Breve colloquio con mio marito e messaggio inviato: "Ciao. Forse domenica ci sono anche io." e ci sono stata. Ci sono riuscita. Piano piano, sedendomi spesso, ma godendomi ogni attimo, ogni fiore, ogni risata, ogni silenzio ed ogni urletto, Sonia scusami ancora. Non volevo spaventarti, e spaventarmi, tanto. Sono anche riuscita a trattenermi per una apericena al tagliere in un carinissimo bar di Pimentel. Ottimi i salumi e ovazione a mio marito quando, entrato per chiedere qualcosa al proprietario, è uscito con cestini e patatine facendo le veci del cameriere e accelerando i tempi.

Il giorno dopo, ovviamente l’ho pagata. Alla stanchezza e lo stravizio alimentare, dovevo aggiungere anche il cambio di cerotto antidolorifico. Ho dormito tutta la mattina e il pomeriggio avrei continuato, ma mi sono sforzata di stare sveglia, anche se non stavo in piedi. Martedì invece ho avuto il day hospital con prelievi, ecografia addominale e visita. Mi avevano anticipato una possibile aspirazione del liquido ascitico, il liquido che si riversa dal fegato all’addome, ma l’hanno giudicato in quantità non sufficiente da essere aspirato. In compenso, il picc si è completamente bloccato e quindi me lo hanno sfilato. Per qualche giorno sarò libera in attesa che in ospedale trovino il tempo di rimontarmelo.

Da quando me ne hanno drenato quasi 5 litri, a fine luglio, è già la terza volta che faccio l’ecografia addominale per tenere d’occhio il liquido ascitico, il timore è che si riformi velocemente, invece sembra aumentare, ma abbastanza lentamente, quindi non è ancora necessario il drenaggio e tanto meno il posizionamento di un catetere fisso per consentire uno svuotamento veloce. Questa volta con l’ecografia è andata meglio, mi hanno detto di attendere proprio di fronte agli studi ecografici e le temperature erano più accettabili, anche se per sicurezza, oltre ai jeans e alle scarpe chiuse, avevo portato anche un poncho in pile. Ebbene si, un poncho in pile con questo caldo.

La prima volta che ho aspettato per l’ecografia, la corrente degli split dell’aria condizionata mirava proprio sulle sedie dei pazienti e non c’era posto riparato. Degli Oss stavano disperatamente cercando di spostare una signora in barella per evitarle di stare sotto la corrente ed io l’ho finita accucciata per terra nel corridoio, vicino alla vetrata, dove un po’ sole mi riscaldasse i piedi e coprendomi con la stola che mi ero portata. Mio marito aspettava dentro che mi chiamassero, ma anche lui sentiva freddo. Attesi molto a causa delle numerose emergenze del pronto soccorso. La seconda, attesi lo stesso oltre un’ora sempre per le emergenze del pronto soccorso. Avevo cercato di vestirmi in modo un po’ più pesante, ma non fu sufficiente e quando entrai in sala per l’ecografia, mi lamentai dei due pinguini che stavano morendo per congelamento e che avevo dovuto salvare. Chiesi dove poter fare la segnalazione perché non ero l’unica a lamentarmi. Mi dissero all’URP, "Bene! – risposi – Bisogna andare ai piani alti".

"No Signora, sa dove si trova? A fianco al Bar".

"A fianco al bar? Scusi, in che ufficio mi ha detto?"

"L’URP, Signora".

"Mi scusi, avevo capito Lourdes e non mi era sembrato strano".          

Vedrò come andranno le prossime due settimane. E se vorrete, lo vedrete con me.