Sempre e per sempre, dalla stessa parte tu mi troverai!

Sempre e per sempre, dalla stessa parte tu mi troverai!

  • di Redazione
  • 24 Maggio 2022
  • Amor vincit omnia

L'amica Daniela Zedda ci regala un racconto che profuma di amore e speranza

DISCLAIMER: Perché sono le sfumature, a dare vita ai colori e a farci tornare in mente le cose più pure…

La vita talvolta ci appare complessa, nella sua straordinaria normalità: un percorso fatto di quotidianità, di scelte, di situazioni e di imprevisti, che si presentano puntuali ai bivi, e che si traducono alcune volte in splendide opportunità, altre volte in errori o sbagli, che daranno, però, poi vita ad esperienze che andranno ad insegnarci qualcosa che forse, presto o tardi, eravamo DESTINATI AD IMPARARE. Quando arriviamo a quel fatidico bivio siamo chiamati a SCEGLIERE, e quella scelta determinerà ciò che accadrà in seguito. Molto dipende da come decidiamo di affrontare quell’evento. Al di là, però, della realistica situazione in cui ognuno di noi consapevolmente si trova, è bellissimo poter permettere alla mente di vagare alla ricerca di spiegazioni, possibilità, soluzioni alternative, è bello potersi avvicinare a ciò che non è prevedibile, a ciò che ha una certa carica di SPERANZA INASPETTATA. A qualcosa che profuma di POTENZIALITÀ. E questo è ciò che è accaduto nella mia vita, dopo che mi sono ammalata. Dopo il primo periodo di smarrimento, è stato quasi naturale per me, far spaziare la mente alla ricerca di quello che è il senso che noi attribuiamo a ciò che accade nelle nostre vite. Per poter vivere appieno l’attimo, per poterne godere, per POTERNE TRARRE IL MASSIMO INSEGNAMENTO, IN ASSOLUTO.  Ho sempre pensato che, forse è troppo pretenzioso, da parte dell’essere umano, credere che tutta la nostra esistenza si riduca ad un semplice passaggio temporaneo su questa Terra. Tutto ha un senso, tutto ha una ragione. Nulla è per caso, e mi piace, e forse mi consola, pensare che ESISTA QUALCOSA OLTRE IL CONOSCIUTO, oltre il tangibile, oltre ciò che noi possiamo dare per statico, per certo, qualcosa che ognuno di noi immagina o crede fermamente possa esistere in base alle sue convinzioni, o al suo credo personale. Ci sono persone che pensano tutto si risolva in questa vita, che l’uomo sia una mera macchina biologica, e che premuto l’interruttore, arrestata la "macchina corpo", il battito cardiaco, la respirazione e l’attività cerebrale LA VITA FINISCA.

Senza nulla voler togliere o imporre a chi la pensa in questo modo, io preferisco pensare che noi siamo ben altro… molto, molto di più. SIAMO FATTI DI ANIMA E DI CORPO, di sensazioni, di emozioni, e tutto ciò che sentiamo, tutto ciò che proviamo ci definisce e contribuisce a creare la nostra unicità, e ci distingue in mezzo a tutti gli altri. Sicuramente è importante l’impronta che con il nostro agire decidiamo di lasciare, e seppur detto con una certa semplicità, questa non è certo una passeggiata. LA VITA NON È UN PERCORSO LINEARE: ogni evento, ogni situazione lascia dietro di sé una scia di emozioni, di sentimenti, di esperienze che segnano inesorabilmente il nostro cammino, la nostra crescita personale, talvolta fatta di gioie , talvolta di dolori.

MI PIACE PENSARE CHE FORSE quello che stiamo vivendo è solo un pezzetto di UNA VITA LUNGA UN’ETERNITÀ, e che un giorno quando ce ne andremo saremo lontani solo un passo da chi abbiamo amato, e lasceremo. Veniamo per una ragione, con una data di scadenza non visibile. Ce l’abbiamo una data di scadenza, tutti, anche se nessuno di noi può conoscerla anticipatamente. Ma è confortante pensare che no, non è tutto qui. CREDERE che esista qualcosa al di là di noi permette di sperare che qualcosa di impossibile possa diventare potenzialmente possibile. E allora i pensieri vagano, alla ricerca di serenità, e…

MI PIACE PENSARE CHE si continui a SENTIRE LA PERSONA CHE ABBIAMO AMATO ANCORA VICINA, nonostante non sia più fisicamente accanto a noi, che continueremo a PERCEPIRLA ANCORA CON IL CUORE… e allora, lì mi torna sempre in mente la storia che raccontavo a mia figlia, quando, piccina, all’incirca a 4 - 5 anni, la portavo con me in cimitero a trovare nonno Davide, mio padre. Nonno Davide era scomparso prima della sua nascita, lei ne aveva sempre sentito parlare e, non avendolo mai conosciuto, non aveva una percezione chiara e reale. Non ho mai considerato il cimitero un luogo tetro e triste, ma, al contrario, un LUOGO DI SERENITÀ E DI PACE, in cui dimorano e riposano le spoglie mortali di coloro che oggi non sono più con noi, e non ho mai avuto problemi a portare mia figlia con me e a cercare di darle quelle risposte di cui, di volta in volta, aveva bisogno per poter comprendere come mai questo nonno Davide fosse finito lì, piuttosto che accanto a noi. Lì, le spiegai, riposava solo il corpo di nonno Davide, ma LA SUA ANIMA ERA VOLATA IN CIELO. E allora, perplessa, osservando il CIELO mi chiedeva perché lei non potesse vederlo. Le dicevo che era ormai diventato un Angelo, e che non lo vedeva perché si nascondeva tra le nuvole, visto che passava il suo tempo a giocare a nascondino felice. Questa cosa la fece sorridere. "Ma, come fai tu, mamma a essere sicura che lui sia lì, se non lo vedi?" E allora le dissi, che no, non lo vedevo, ma che ogni volta che vedevo LA SCIA DI UN AEREO TRACCIARE UNA LINEA IN CIELO, io sapevo che era proprio nonno Davide che mi stava salutando da lassù. Questa spiegazione la trovò partecipe ed entusiasta, e riusciì a soddisfare la sua curiosità, a tal punto che, ogni qual volta le capitava di vedere la scia di un aereo diceva "Guarda mamma, c’è nonno Davide che ci sta salutando!"

Che tenerezza! Era piccola, e i bambini piccoli hanno sicuramente una capacità maggiore rispetto a noi adulti di CREDERE IN QUALCOSA CHE VA AL DI LÀ DELLA PRESENZA FISICA perché loro, nella loro ingenuità non conoscono barriere fisiche, amano e osservano con GLI OCCHI DEL CUORE. CREDONO. Ci vuol poco a convincere i bambini. Sono fatti d’aria pura e di brezza leggera, non vedono quei confini definiti che noi adulti tracciamo ogni due per tre. Non hanno bisogno di prove, di vedere per credere, credono e basta, perché sono veri, sinceri, sempre in buona fede. Poi, certo, ci son quelli che ti fanno mille domande sempre più particolareggiate, che se non sei ben allenato e con una grande dose di fantasia, rischi di risultare ai loro occhi impreparato…un bambino di quell’età, quando lo guardi negli occhi e gli dici che quella persona sta lassù, al massimo può chiederti come c’è arrivato così in alto, cosa mangia, e come fa a rimanere sospeso, ma non metterà mai in dubbio o in discussione che sia così. Ci crederà, ti crederà, perché PER LORO TUTTO È POSSIBILE, ANCHE L’IMPOSSIBILE. Per loro tutto è comprensibile, anche l’invisibile. Occhi semplici, occhi innocenti.

Da adulti, invece, ci facciamo un sacco di domande, perché per credere abbiamo bisogno di vedere, di dimostrare, di prove tangibili. Chissà cosa ci attende al di là di quel confine: certo è che L’AMORE è ciò che rappresenta più di ogni altra cosa, in assoluto, il collante, ciò che è o dovrebbe rappresentare il comune denominatore di ogni convinzione o credenza. L’amore quello vero, quello che unisce le persone nel tempo, che non conosce distanze, che rimane, che VIVE E SOPRAVVIVE AL DI LÀ DELLO SPAZIO E DEL TEMPO, dei confini visibili. Quando ami una persona veramente e profondamente sia esso un genitore, un figlio, un amico, quell’amore non si scioglie come neve al sole, non svanisce e non si dissolve, ma sopravvive all’assenza fisica nel tempo. Eh, sì! Di fronte alla morte siamo tutti impotenti, inerti, e proprio per questo cerchiamo sempre di raccontarci una storia, una sorta di SPIEGAZIONE ACCETTABILE, che ci permetta di rendere il tutto meno doloroso, così come ho fatto io con mia figlia quando era piccola. Le ho raccontato UNA VERITÀ SOTTO FORMA DI FAVOLA A LEI COMPRENSIBILE che potesse soddisfare la sua curiosità, e che potesse darle una visione meno drammatica della morte, quella parola che solo a pronunciarla, talvolta, e soprattutto se c’è una malattia, spaventa e fa paura.

Quando morì mio padre io avevo compiuto 30 anni da qualche mese. Non ero più una bambina, ero un adulta ormai, eppure piansi tantissimo. Il tempo passava ma la mancanza non si attenuava, fino a quando, un bel giorno pensando a lui compresi che ogni mia lacrima di cui avrebbe potuto essere testimone, non avrebbe fatto altro che rattristare il suo cuore, ovunque lui fosse stato in quel momento, perché questa è una mia assoluta e grande certezza: il suo desiderio più grande era e sarebbe sempre stato quello di VEDERMI SORRIDERE. La felicità più grande per chi passa oltre, è quella di sapere che non lascerà alcun VUOTO INCOLMABILE dietro di sé. Ci sarà un periodo di profonda tristezza, è quasi naturale che questo accada, ma poi, com’è giusto che sia QUEL VUOTO DOVRÀ ESSERE NUOVAMENTE RIEMPITO DI VITA, DI EMOZIONI, DI ALLEGRIA, DI SORRISI. E in ognuno di quei sorrisi, ne ero convinta, lui si sarebbe specchiato. La vita doveva proseguire, ricominciare. Sappiamo tutti che la vita è un cerchio, si nasce, si vive, si muore. Ma è come decidiamo di riempire quel cerchio che fa la differenza. Se decidiamo di colorarlo, quando il nero comincia a dilagare. La malattia quando arriva si sa, travolge tutto, è gelo, confusione, sconquasso. Ma la scienza ti apre sempre uno SPIRAGLIO, ANCHE PICCOLO, DI SPERANZA, e tu devi imparare a tuffarti al suo interno senza se e senza ma, e se riesci a farlo, ci sono ancora tanti giorni di sole lì dentro che ti aspettano e di cui potrai godere appieno nelle piccole grandi cose.