PER VIVERE, VIVERE A COLORI!

PER VIVERE, VIVERE A COLORI!

  • di Redazione
  • 23 Agosto 2022
  • Amor vincit omnia

L'amica Daniela Zedda ci parla delle sue estati e delle nuove prospettive ed emozioni che può regalare la vita in ogni momento.

DISCLAIMER: Perché la vita finisce per SORPRENDERTI SEMPRE, con piccole, eppur speciali emozioni, preludio di una nuova occasione, una nuova speranza, un nuovo motivo per crederci, sempre e comunque!

E così un'altra estate è giunta al termine: le giornate si accorciano, i temporali e gli acquazzoni estivi si susseguono, portando con sé quel gusto dolce e amaro di quelle giornate di sole che lasceranno presto il posto alle fresche giornate autunnali. Quando ero bambina, le vacanze estive consistevano nell’accogliere "a casa di nonna" i miei cugini, ed era sempre una grande festa. Ricordo le lunghe serate estive con mio padre e miei zii che giocavano a carte nel tavolino quadrato, piazzato in cortile e rispolverato per l’occasione. La loro viva attenzione e serietà senza eguali, nel guardarsi l’un l’altro, per cercare di percepire anche il minimo cambiamento espressivo, il bluff di uno di loro, gli sguardi attenti per capire se chi rilanciava stava bluffando realmente o meno, la lunga riflessione per stabilire se fosse il caso di rilanciare oppure no, aumentando la posta in gioco. Pareva di stare in un saloon di un vecchio film western, invece erano semplicemente i fratelli Zedda, emigrati al nord e all’estero, che tornavano alle loro radici, nella loro terra d’origine, alla casa d’infanzia e si riunivano ogni anno mantenendo saldo il legame familiare, per tenere sempre vivi tradizioni e affetto. E noi, figli di quella generazione di fratelli emigrati, un’orda di bambini, giocavamo liberi per strada, con una campana disegnata con pietre di gesso trovate qua e là, e con la pompa dell’acqua, a bagnarci completamente, senza la paura di inzupparci da capo a piedi per poi asciugarci al sole, e correre infine, ancor zuppi, a comprare il gelato nel piccolo bar, poco distante.

Così si susseguivano le giornate delle mie estati di bambina, in quegli anni.  Bellissime nei miei ricordi. Per noi, quattro figli di un padre che non aveva né patente né macchina, non esistevano, invece, le vacanze al mare, i lunghi viaggi su una quattro ruote, con il portapacchi carico, alla volta di una casa in qualche località marina, destinata a trascorrere lunghe giornate sul bagnasciuga. E questo perché, per mio padre non esistevano vacanze. Quando gli altri andavano in vacanza, lui copriva i loro turni, e inanellava ore di straordinario che gli permettevano di arrotondare quell’unico stipendio che doveva mantenere un’intera famiglia con quattro figli. A onor del vero, lo faceva volentieri, perché amava il suo lavoro, che era diventato la sua seconda casa. Faceva tanti sacrifici, in vista di un futuro migliore che voleva regalare ai suoi figli. Non mi vergogno a dire che la prima volta che vidi il mare, fu quando andai in occasione della gita di quinta elementare a Caprera, e il primo bagno lo feci a 19 anni, quando mi trasferii a Cagliari, per studiare. Da ragazza ho girato un po' la Sardegna, ma una vera e propria vacanza estiva, forse non l’ho mai fatta, né tantomeno regalata a mia figlia. Dopo essermi ammalata il desiderio di viaggiare, o forse più che altro di vedere, di conoscere, di osservare, si è fatto più pregnante, e un po' per consolare me stessa, un po' per premiarmi d’aver tenuto duro, d’esser rimasta in piedi in mezzo alle rovine, ho deciso che sì, quest’estate avrei organizzato una bellissima vacanza, così come l’avevo sempre sognata e desiderata…sempre se avessi avuto tempo e modo di poterla vivere. Dovevo incastrarla tra una terapia e l’altra, sperando che a conti fatti sarebbe stato possibile poi, concretizzarla. E così, mi venne in mente che, per caso e per fortuna, l’estate scorsa avevo visto tra i tanti annunci, quello di una bellissima casetta celeste, immersa nel verde e nella pace più assoluta, con vista sul mare, completamente ricoperta di fiori. CI LASCIAI IL CUORE: era estate e quella casetta non era più disponibile, per cui quest’inverno quando passò sott’occhio l’annuncio che la vedeva disponibile, non mi feci sfuggire l’occasione.

Era mio desiderio passarci dei giorni sereni, in PACE E IN TRANQUILLITÀ. Era di SILENZIO E ARMONIA che avevo bisogno, di uscire dalla routine del frastuono, della ripetitività, della quotidianità. Non avevo mai affittato una casa vacanze prima. Sarebbe stata la mia prima vacanza. L’avevo cercata, desiderata, e l’avevo soprattutto sognata. Su di lei avevo fantasticato tantissimo. Ma, così come ero solita ripetermi, già prima di ammalarmi, dovevo ricordare bene che dovevo tenere sempre la "TESTA TRA LE NUVOLE, MA PIEDI BEN PIANTATI IN TERRA". Sono sempre stata UNA SOGNATRICE PRATICA, o una pratica sognatrice. Ho sempre lasciato che la mia mente spaziasse, le ho sempre permesso di sognare, di immaginare, sconfinare, ma tenendo sempre i piedi ben saldi e ancorati a terra. FANTASIA E RAZIONALITÀ DOVEVANO PROCEDERE DI PARI PASSO, come due sorelle strette a braccetto. MENTE E CUORE DOVEVANO CREARE UN PERFETTO EQUILIBRIO, tale da PERMETTERE AL RAZIOCINIO DI POTER VALUTARE QUALE POTESSE ESSERE LA SOLUZIONE MIGLIORE, SEMPRE E COMUNQUE, NEL RISPETTO DEI MOTI DEL CUORE.

Quando ho preso accordi con Andrea, l’host a cui mi sono rivolta, lui sapeva bene qual era la mia situazione di salute. Ne ha compreso, umanamente, la precarietà e ha fatto il possibile per agevolarmi, incoraggiandomi a non desistere nell’intento e così, giorno dopo giorno, il sogno della casetta celeste stava andando concretizzandosi.

MA…

C’È SEMPRE UN MA NELLA VITA…

Accade poi che a soli due giorni dalla partenza, dopo due anni di cure, terapie, visite, dopo esser entrata e uscita dagli ospedali più e più volte, dopo aver avuto contatti diretti e non con positivi e non esser stata contagiata, io finisca per risultare, per la prima volta, positiva al Covid. Lo scopro quando vado a fare la terapia, che ovviamente salta. E la fantastica vacanza, che nei miei sogni avevo immaginato, ha cominciato ad assumere contorni sempre più sfocati e incerti. Il mio rifugio in mezzo al verde, vista mare, stava cominciando ad assumere i contorni di un miraggio sempre più distante, e il sogno fatto realtà a sgretolarsi …pareva proprio una beffa del destino. NON ERA TANTO PER LA VACANZA IN SÉ E PER SÉ, NE AVREI POTUTO FARE TRANQUILLAMENTE A MENO, ERA PER CIÒ CHE LEI RAPPRESENTAVA: UNO DEI MIEI TENTATIVI DI CONTRASTARE E DI BRUCIARE SUL TEMPO LA MALATTIA, FACENDO COSE DIVERSE E PIACEVOLI, SNOBBANDOLA E CERCANDO DI IGNORARE LA SUA PRESENZA PER RENDERLA MUTA DI FRONTE AL MIO TOTALE DISINTERESSE NEI SUOI CONFRONTI.

E va beh…

Ecco! Questa è la classica esclamazione di chi vive sempre in bilico sul filo del rasoio, di chi si abitua all’idea che di certo e indiscutibile c’è ben poco nella vita!

MA…

C’È SEMPRE UN MA NELLA VITA…

Me ne sono fatta presto una ragione. Testa tra le nuvole, ma…piedi ben piantati in terra. CONOSCO BENE ORMAI LA FACCIA E L’AGIRE IMPETUOSO DELL’IMPREVISTO. Quando arriva hai poco da discutere, poco da tergiversare, DEVI ACCETTARE IL CAMBIAMENTO IMPROVVISO E REPENTINO DI ROTTA E ADATTARTI ALLA NUOVA SITUAZIONE, CERCANDO DI ISSARE LE VELE AFFINCHÉ TU POSSA QUANTO PRIMA RIPRENDER IL LARGO SERENAMENTE.

C’ero arrivata a quella vacanza, integra, ma la quarantena mi impediva di spostarmi. Destino ha voluto, però, che mi negativizzassi in pochissimi giorni, ma dovevo comunque fare la terapia che era saltata. Fatta la terapia, sono riuscita, comunque, a recuperare qualche giorno di quelli previsti, e mentre mi trovavo lì da neanche 24 ore, vengo a sapere che Dolores ci aveva lasciati. E da quel momento, QUELLA PER ME NON AVEVA PIÙ I PRESUPPOSTI PER POTER ESSERE CONSIDERATA UNA PIACEVOLE VACANZA, NON NE POSSEDEVA PIÙ I COLORI, LE INTENZIONI, L’ENTUSIASMO. Tornai a casa quella mattina stessa, triste, non tanto per la vacanza quanto per la perdita della mia cara amica. Conoscendo Dolores mi avrebbe dato una bella strigliata: mi avrebbe assolutamente proibito di interrompere le mie vacanze, e questo perché lei amava vedere le persone felici, e le metteva sempre al primo posto, anche prima di lei, e soprattutto LEI AMAVA LA VITA, LA VITA VERA, VISSUTA FINO IN FONDO. Ma io, in quel momento, non me la sentivo di proseguire quell’avventura. Ci interroghiamo sempre sul perché certe cose accadano, e perché accadano in quel determinato momento della nostra vita. Il mio imperativo era, è, e rimane VIVI ADESSO, non potrebbe essere altrimenti d’altronde, non c’è più tempo per i dubbi, le perplessità, i se e i ma. Non posso rinviare a domani, ho la bomba ad orologeria appresso. Non posso ignorare questa realtà.

MA…

C’È SEMPRE UN MA NELLA VITA…

Seppur vero che, talvolta, ciò che programmiamo o desideriamo non accade, è ugualmente vero anche che gli eventi d’improvviso possano mutare nuovamente, e ti stupiscano, ribaltando la prospettiva, proprio come il vento che d’improvviso cambia la sua direzione senza spiegazione alcuna.

E così accade che, come un fulmine a ciel sereno, suoni alla tua porta quella che consideri una tra le tue più care amiche. Porta con sé un biglietto racchiuso in una busta. Ci presto poca attenzione. Non saprei cosa possa contenere, esserci scritto. Magari l’augurio e la speranza di poter vivere tempi più sereni e fortunati. Mi allunga una moneta, e mi dice di grattare su un cuore dorato stampato sul cartoncino. Lo faccio senza prestare particolare attenzione a ciò che sto facendo…

MA…

C’È SEMPRE UN MA NELLA VITA…

Comincio a intravede sotto una scritta, e I MIEI OCCHI SI SPALANCANO DALL’EMOZIONE.

Leggo "VUOI ESSERE LA MIA MADRINA?": non ci potevo credere!!!

Con quel biglietto mi aveva appena chiesto di diventare la madrina di suo figlio. PER ME È STATA UN’ESPLOSIONE DI COLORI, DI GIOIA INFINITA. I SUOI OCCHI BRILLAVANO SERENI DI SODDISFAZIONE, I MIEI DI INCONTENIBILE FELICITÀ. E questo perché nei suoi io vedevo un investimento, una fiducia indiscutibile sulla certezza di una mia vita futura. Lei si proiettava nel futuro di suo figlio, e in quel futuro vedeva anche me, nonostante tutto. Nonostante il cancro. Nonostante questa sorta di diagnosi altalenante che ogni sei mesi rimette in discussione tutto. Nei suoi occhi si leggeva chiaramente l’indiscussa certezza del fatto che avrei visto il suo bambino crescere. Non c’era dubbio o perplessità. Lei mi ha dato sempre quest’impressione. Non ha mai tentennato. Il potere straordinario dell’AMICIZIA, QUELLA VERA. Lì per un attimo ho mancato il battito, perché è come se mi avesse proiettato nel passato: a quando lei era incinta, e io malata, e fantasticavamo insieme su quel bambino, quel nostro piccolo compagno di viaggio, che ha portato, nell’era Covid una ventata di freschezza e tenerezza, in tempi difficili oramai un po’ per tutti.

SI, È PROPRIO COSÌ LA VITA: SE TALVOLTA APPARE SEVERA, DURA E A TRATTI DISPETTOSA, DALL’ALTRA SI MOSTRA POI BENEVOLA, E CI SORPRENDE, D’IMPROVVISO, REGALANDOCI EMOZIONI IMPORTANTI, SEMPLICI, APPARENTEMENTE BANALI, MA PROFONDAMENTE INTENSE, PROPRIO NELLA LORO STRAORDINARIA ORDINARIETÀ E NORMALITÀ.  La vita è una questione di attimi, di sensazioni, di emozioni, DI PROGETTI DA FARE, MA ANCHE DI PROGETTI CHE DOBBIAMO ESSER PRONTI, IN QUALUNQUE MOMENTO A DISFARE, A MODIFICARE, AD ADATTARE, E FORSE, SE PRESTIAMO BENE ATTENZIONE, QUESTO ACCADE PROPRIO PER INSEGNARCI QUALI SONO LE COSE CHE EFFETTIVAMENTE CONTANO, E CHE VALGONO VERAMENTE, E QUALI NO.

E così, se la mia vita mi tiene sempre sul filo del rasoio con il fiato sospeso, tra emozioni e delusioni, dall’altra continua a SORPRENDERMI, e mi ricorda che è valsa la pena averci creduto, e vale la pena continuare a crederci, perché ogni attimo guadagnato è un pezzetto di vita regalato, PER POTER VIVERE ANCORA PER UN PO’, PER VIVERE SI', VIVERE A COLORI.