

Una settimana particolare
- di Redazione
- 23 Aprile 2019
- Rita, poesie e non solo
Ritorna l’attesissimo appuntamento del lunedì con la rubrica curata dalla magica Rita Meleddu
Fin da piccola ho seguito i riti della Settimana Santa, mi sono sempre piaciuti nella loro solennità e drammaticità che sfociano però nella gioia del giorno di Pasqua, momento in cui il nostro Signore risorge e rinasce a nuova vita. Andavo in Chiesa, all'epoca gremita fino all'inverosimile, anche con i bambini piccoli, che com'è normale, dopo un po' si annoiavano e cominciavano a protestare per andare via. Ricordo in particolare il Venerdì Santo, i riti cominciavano alle 16:00, con la lettura della Passione di Gesù, seguiva l'adorazione della Santa Croce (in paese abbiamo una reliquia che appartiene alla vera croce a cui fu appeso Gesù) e terminavano alle 19:00 se andava bene; tutto era inframezzato dai canti di dolore che rendevano ancora più triste e sentita la celebrazione, poi seguiva la processione col Cristo morto. Si tornava a casa intorno alle 20:00. Riuscivo a tenere a bada i bambini che seppur di malavoglia seguivano tutto, naturalmente non capendo sempre bene cosa stesse accadendo. Negli anni a venire poi i bimbi sono cresciuti e sono andata da sola, seguivo tutti i riti, il Giovedì Santo al pomeriggio la messa in Coena Domini, la notte alle 23:00 l' ora Santa presso il sepolcro, il Venerdì Santo, come già detto, il sabato notte alle 23:00 con la messa e la solenne veglia pasquale. Questo fino a due, tre anni fa quando le mie condizioni di salute si sono fatte più serie e non ho più potuto partecipare a tutti i riti della Settimana Santa. Non ho però mai, o quasi, perso la messa di Pasqua, quella che si celebrava la notte del Sabato Santo, o quella della Domenica di Pasqua, anticipata dall'Incontro di Gesù con sua madre. Si tratta di una processione dal tragitto breve che precede l' incontro vero e proprio. La Madonna esce da una porticina laterale della Chiesa, accompagnata dai confratelli, dai fedeli e dalla prioressa. Segue un suo tragitto, poiché la Madonna non si deve incontrare anzitempo col figlio parte prima o dopo di lui. Gesù invece esce dal portone principale della Chiesa seguito dal sacerdote e dai fedeli che lo vogliono accompagnare. La statua di Gesù percorre un'altra strada e l'Incontro avviene nella piazza principale del paese. È sempre stato così, credo da secoli, e così continua la tradizione. Quando Maria e il figlio si incontrano, si inchinano in segno di riverenza e partono i colpi a salve dei fucili. Da piccola aspettavo con terrore il primo sparo che non si sa mai quando arriva e ancora è così, un po' di spavento c'è sempre. Maria, in segno di lutto per la morte del figlio porta un velo nero, la prioressa che è una signora che per tutto l' anno si occupa del decoro della Chiesa, provvede a toglierlo, e allora tra gli spari che ancora salutano l'incontro di madre e figlio si fa ritorno in chiesa e si assiste alla celebrazione della messa. Quando ero piccola così come accadeva per Natale, mi sembrava tutto più bello, dopo la messa, che allora finiva tardi, si tornava a casa a mangiare. Non potevano mancare is tallarinus, il nostro tipico piatto pasquale, a base di spaghetti fini, conditi con formaggio acido, strutto e zafferano, cotto al forno, l'agnello, il pane lavorato da mani esperte, decorato con l'uovo al centro (riservato ai bambini), e i dolci tipici di Pasqua, is pardulas dolci a base di ricotta o formaggio, is pirichittus e anche is pistocheddus. Non mancava l'uovo di Pasqua, e non esistevano ancora le colombe pasquali che sarebbero arrivate più tardi. La Pasqua della mia infanzia era questa ed è stata la stessa per tanti anni, io crescevo e il mio posto veniva preso da nipoti prima e figli poi, e ora dai pronipoti. Così come in una ruota, tutto gira e si rinnova.
Quest'anno però è stato diverso, ho avuto una settimana non proprio al massimo per non dire altro, ho avuto sempre la febbre alta, per non parlare dei dolori al braccio, sempre molto forti e che non accennano a scomparire, questi dolori sono invalidanti, non riesco a scrivere a lungo, perché il dolore oltre il braccio
interessa anche la mano, e ho difficoltà persino a tenere il telefonino in mano. È stata dunque una Pasqua un po' particolare, trascorsa in casa, con la mia famiglia e mia sorella e che ho passato più che altro sdraiata sul divano. Non so se potrò assistere ad un' altra Pasqua, chi lo sa, so solo che ormai le Pasque della mia infanzia sono solo un bellissimo lontano ricordo.