

RobocRita: parte 3
- di Redazione
- 19 Settembre 2017
- Rita, poesie e non solo
Arriva la terza e conclusiva puntata del racconto RobocRita per la rubrica Rita, poesie e non solo curata dalla nostra mitica Rita Meleddu. Dopo aver parlato del suo colore e animale preferito si chiede a in quale personaggio si rispecchi.
In quale personaggio ti riconosci?
RoboCop. Per tanti motivi. Alcuni caratteriali. Ma forse più fisici.
Molti ricorderanno la storia di RoboCop. Personaggio di un film di fantascienza e thriller. Brevemente. Alex Murphy era un poliziotto della città di Detroit dove imperversava delinquenza e violenza. Durante un conflitto a fuoco Alex Murphy viene ucciso. Amen. Il film poteva anche finire lì e si sarebbe potuto intitolare" La breve storia di Alex Murphy ". E invece no. Cosa succede? Alex era sposato e aveva un bambino. La famiglia lo sa morto. Invece il corpo di Alex Murphy viene sequestrato, si sostituiscono moltissime parti del suo corpo con protesi meccaniche rivestite da corazze di titanio e un' armatura. Così diventerà, suo malgrado, un poliziotto robot. Un giustiziere. Lui scova e uccide i criminali. Poi andrà alla ricerca dei suoi assassini. Il suo cervello viene integrato con un sistema informatico. Quindi non pensante ma solo atto a recepire ordini. Ma quello che non sanno gli ingegneri che l' hanno programmato è che RoboCop ha i sentimenti e i ricordi di Alex Murphy. Non mi piacciono per nulla i film di fantascienza e i film d'azione. Anzi li detesto. Eppure ho visto RoboCop diverse volte e sorvolato sull'esagerato spargimento di sangue che caratterizza questo genere di films .
Robocop era triste, perfino ridicolo. Movimenti impacciati, resi ancora più difficoltosi dalla pesante armatura. Arranca praticamente. Allo stesso tempo fa balzi giganti e ha una mira infallibile. Ma è pur sempre un fenomeno da baraccone. Mezzo uomo e mezzo robot. La sconfitta dell' essere umano trasformato in un prodotto. Solo che ogni tanto riaffiorano in lui i ricordi. La scena del suo ritorno a casa è bella e tristissima allo stesso tempo. Non può tornare indietro e non può cambiare la sua condizione. È impotente di fronte alla sua situazione attuale. Un robot essendo una macchina non può provare emozioni. Ma lui è mezzo uomo. E allora sente una rabbia montargli dentro per il destino e i criminali che l' hanno ridotto così, ma il suo corpo meccanico gli impedisce di esprimerla. La rabbia è un sentimento e le macchine non hanno sentimenti. Ecco che di nuovo il suo muoversi a scatti e impacciato lo fa sembrare ridicolo anche in un contesto drammatico. Un film che comunque fa riflettere. È sempre la sete di potere a comandare. E l' uomo da sempre vuole prevaricare un suo simile calpestando non solo i suoi diritti ma pure i sentimenti.
Ma in che cosa mi riconosco in RoboCop? In una frase. " Vivo o morto tu verrai con me".
Lui era solito dirlo ai delinquenti quando li arrestava, io al mio tumore. Perché qui non si scappa. Vivo io, vive lui, muoio io, muore lui.
Certo RoboCop aveva una certa difficoltà di linguaggio. Parlava come un disco registrato. A scatti. Io ho una favella più fluida. Anche troppo.
Un' altra somiglianza. Io e RoboCop siamo scomponibili. E mangiamo gli omogeneizzati. Tanti. Io alla frutta.
Mi faceva sempre tenerezza quando toglieva il casco e si vedeva questa testa calva. Tipica dei malati di cancro. Ecco che allora mangiava gli omogeneizzati. In questo momento siamo Uguali. C'è da dire che prima che lui riesca a dire:" Datemi un omogeneizzato" , io ne ho mangiato già quattro. Ma questo è un altro discorso. Ho mandato una mia foto calva mentre mangio un omogeneizzato al mio chirurgo del cuore ( solo a lei) che potrà confermare che RoboCop e RobocRita sono uguali.
Siamo scomponibili. Lui ( anche se ne avrebbe fatto volentieri a meno) si avvale di protesi e lo stesso io. Lui di titanio io di silicone. Anche Alex Murphy si ricompone e va a combattere. Indossa il casco, la corazza e va. Io pure al mattino sono smontata. Poi indosso le mie protesi ( leggi tette), la mia bandana, un po' di trucco per togliere l'aria cadaverica dono della malattia e via a combattere...