

Ricordando Nunzia
- di Redazione
- 12 Maggio 2020
- Rita, poesie e non solo
La nostra meravigliosa Rita Meleddu in questo martedì di maggio ci regala un prezioso racconto
Avevo deciso di non scrivere più di amiche metastatiche, che ci lasciano, accomunate prima dallo stesso cammino, fatto di cure lunghe e dolorose, di successi e insuccessi, di speranze che talvolta rasentano l'illusione, di gioie nell'apprendere che la tac o la risonanza di una di noi va bene, dello sconforto che ci assale, quando si ha la continua progressione della malattia, e allora a nulla valgono le cure, neppure quelle più innovative che sperimentiamo con tanta voglia di stare bene, con una speranza che va oltre la ragione che ci dice invece altro.
Poi arrivano le notizie come quella che annunciano che Nunzia non c'è più, e ti senti spaesata, persa, perché hai perso un punto di riferimento sicuro e concreto. Nunzia c' era sempre, ad incoraggiare, a dare giusti consigli, a non farci sentire sole. Siamo in tante donne a far parte dei gruppi di facebook, dedicati a chi ha avuto il tumore al seno, ed è poi diventata metastatica. In questi gruppi troviamo appoggio, apprendiamo di nuove cure, ci confrontiamo, ci scambiamo notizie, e come è prevedibile, ci affezioniamo l'una all'altra. Dicevo sempre a Nunzia che non guardo mai il profilo delle donne iscritte ai vari gruppi. Mi sembra che non associando un volto a un nome, io soffra di meno quando una di esse viene a mancare. Naturalmente poi capita che qualcuna la incontri anche fisicamente, come era accaduto con Enza, Monica e Antonella e per forza le ricordi di più. In questi giorni oltre a Nunzia è scomparsa anche Sara, giovane, come lei, ma sono sicuramente volate via tante altre donne, non per forza presenti nei vari gruppi, ma che non per questo hanno meno valore ai nostri occhi. Sono anche loro donne che hanno sofferto tantissimo; ed ora sono finalmente libere da ogni dolore o costrizione.
Nunzia era (mi viene ancora male dire "era"), una donna molto intelligente, che dava coraggio e speranza a tutte noi, ma era anche molto razionale, non si tappava gli occhi col prosciutto e diceva le cose come stanno, ossia si può uscire dal cancro, e vivere tutta la vita libere da malattia, ma purtroppo si può anche diventare metastatiche, e allora tutto è più in salita, si fanno cure su cure, sempre sperando che quella sia la volta buona, e delle volte lo è, ma spesso la malattia prosegue il suo corso, continua a progredire, e noi aiutate dai nostri oncologi e da chi si prende cura di noi, cerchiamo di tappare una falla, già sapendo, però, che quasi sicuramente se ne aprirà un'altra. Nunzia sapeva tutto questo e non lo negava. Non parlava a bambini, ma a donne adulte, che si presume siano pronte psicologicamente a sentire certe parole che fanno male, e cioè che delle volte la malattia ha la meglio. Nunzia, con tante altre donne metastatiche, si batteva affinché venissero destinati più fondi alla ricerca che si occupa del cancro al seno metastatico, perché è brutto e impopolare dirlo, ma noi metastatiche ci sentiamo abbandonate, per alcuni ( medici e non ), siamo cause perse in partenza, e allora perché spendere soldi per chi è quasi certo che non ce la farà? E non amava tanto gli show che periodicamente vediamo e a cui assistiamo alla tv. In queste maratone televisive, si dà (giustamente) molta speranza a chi si sta ammalando o si è già ammalata, ma deve curare un tumore primario, ch è tutt' altra cosa rispetto a un cancro metastatico. E si usano toni trionfalistici, asserendo che nel 90%, o anche più, dei casi di tumore al seno, si guarisce. Nunzia e tante di noi dicono: "Come mai se si guarisce sempre, solo in Italia ci sono circa 30.000 metastatiche che lottano ogni giorno per vivere, anzi molte di esse ci lasciano?"
Nunzia era una persona molto preparata, non parlava mai a vanvera, ma sempre con cognizione di causa, i suoi erano suggerimenti sempre giusti e calibrati. Era una persona che rimaneva sempre nell' ombra, ma riusciva (non so come facesse), a occuparsi di tutto, della sua malattia che, come tutte noi, doveva gestire. Fino a qualche mese fa ha dedicato tutte le forze necessarie, alla mamma, che poi è venuta a mancare, ma anche a tutte noi del gruppo. Una nota lieta, quando una persona del gruppo compiva gli anni, Nunzia era lì a ricordarcelo, e così la festeggiata veniva sommersa da una valanga di auguri e credo che questo faccia piacere a tutte.
Nunzia dicevo, c'era sempre per tutte. Più di una volta le ho detto: "Nunzia, pensa un poco anche a te, non puoi occuparti di tutte noi, siamo tante, e non è facile star dietro a tutte!" Ma lei niente, fino a pochissimi giorni fa rispondeva a tutte, spiegando cure, dicendo la verità su ciò che pensava, ma sempre anche nei casi più gravi lasciando trapelare uno spiraglio di luce nel buio a cui conduce la malattia quando comincia a far sentire la sua potenza. Nunzia era dolcezza, era un porto sicuro, aveva una parola per tutte. Sempre in disparte, mai invadente, ma c'era, e lo sapevamo tutte. Mi diceva spesso che ero il suo esempio, mentre io ritenevo lei, un esempio di vita. Nunzia non ha fatto trapelare nulla sulle sue reali condizioni di salute. Ovvero, sapevamo che non stava bene, ma lei non lo diceva, credo che lo sapessero solo pochissime amiche intime e la sorella, io le avevo mandato un vocale di recente, non aveva risposto, ma non mi ero particolarmente preoccupata, capita a tutti di non rispondere a un messaggio. Poi qualche giorno fa una cara amica, anche lei sempre molto disponibile con noi, mi scrive che Nunzia si è aggravata. Sono rimasta basita perché non me lo aspettavo di certo, poi apprendo che Nunzia si è fatta sedare e capisco che Nunzia sarebbe andata via presto, eppure venire a conoscenza poi della sua scomparsa è stato lo stesso un fulmine a ciel sereno, mi ha gettato nello sconforto e con me tante altre sorelle del gruppo. Nunzia era giovane, era diventata zia da qualche mese, e come è logico ne era felicissima. Purtroppo non vedrà crescere il suo nipotino che amava tantissimo e non vedrà più tante altre cose, ma questa è la vita, ti strappa ai tuoi cari quasi con cattiveria, ma il legame che si era creato quando si era in vita, non si scioglierà mai, soprattutto quello con la famiglia, perché credo che anche l'amica più cara, prima o poi si rassegnerà a questa perdita, ma la famiglia è quella che maggiormente sentirà lo strappo e soffrirà la mancanza di chi è andato via.
Quando Nunzia si è resa conto che la sua vita stava giungendo alla fine, ha scelto la sedazione. Sapeva che altrimenti avrebbe fatto una morte carica di dolore fisico e insopportabile. Se n'è andata in silenzio, credo di poter dire come è vissuta, sempre un po' discosta, dando la priorità alle altre. Ora con Sara e tante altre, ha raggiunto Enza e Vania, altri pilastri del gruppo, e se un Dio esiste gli stanno chiedendo di aiutarci, se non può darci la guarigione, almeno ci dia tanta forza e ci stia vicino nei momenti in cui anche la nostra battaglia si farà più aspra. Alcune amiche del gruppo fiaccate da tante notizie tristi e dolorose, come appunto le più recenti scomparse di Nunzia e Sara, vogliono lasciare il gruppo, perché troppo coinvolte emotivamente, e perché, diciamo la verità, sentire notizie che annunciano che alcune di noi non ci sono più, bene e piacere non fa. Ci riconosciamo tutte in Nunzia, Sara e tutte le altre andate via e pensiamo che prima o poi la stessa sorte toccherà anche a noi. Ognuna di deve fare ciò che sente. Non è davvero facile leggere certe notizie senza lasciarsi coinvolgere emotivamente, ma Nunzia diceva sempre, e anch'io con lei, che ognuna di noi, ha il suo percorso che può essere simile, ma non necessariamente uguale a quello di un'altra, e quindi dobbiamo curarci sempre con la grinta che ci contraddistingue, e sperare sempre nelle cure che facciamo. Ecco, credo che questo sia il modo giusto per ricordare Nunzia, Sara, e tutte le altre: andare avanti senza mai voltarci indietro, perché il passato non può tornare e ormai non ci serve più, ma vivere il presente cercando di assaporare il momento, bello o brutto che sia, ma sempre cercando di non far diventare la disperazione nostra compagna di viaggio. Non è facile, ma credo che Nunzia volesse questo, camminare ben sapendo quali potranno essere gli ostacoli che ci si porranno dinanzi, cercando però di superarli sempre. E per finire, il cognome di Nunzia (Donato), già fa presagire quello che poi è stata Nunzia, un dono per chi ha avuto la possibilità di conoscerla, e un dono lei stessa, in qualche modo, perché a noi del gruppo ha "donato" tanto. Ha donato amore, disponibilità, tempo, conoscenze, gioia, e tanto altro, e noi sue amiche di un viaggio che non abbiamo scelto di compiere, gliene saremmo grate per sempre,