Le goccine magiche alla riscossa!!

Le goccine magiche alla riscossa!!

  • di Redazione
  • 2 Giugno 2020
  • Rita, poesie e non solo

Solo la nostra magica Rita Meleddu riesce a colorare di allegria e positività ogni singolo attimo, anche quando si tratta della temutissima risonanza

Fatta risonanza, ritirata, e purtroppo è andata come già avevamo pronosticato con la mia oncologa.  Avevo sintomi inequivocabili che lasciavano ben pochi spazi al dubbio, ma si spera sempre, anche contro l'evidenza. Vabbè, mi rimboccherò ancora una volta le maniche e andrò per la mia strada, impervia e piena di ostacoli, se riuscirò a scavalcare o almeno ad aggirarne, buon per me, altrimenti mi tengo quello che mi verrà in sorte. Alla fine anche la persona più paziente cede alla stanchezza e alle brutture della malattia, sento però che per ora posso ancora battermi per stare al mondo, cercherò di non cadere nel tranello della malattia che appunto alla fine non riuscendo diversamente ti prende per sfinimento. Ma come sarà andato questa volta l' esame, a prescindere dal risultato? Ora vi dico, e vedrete che anche stavolta le mie goccine non mi hanno lasciato in balìa dell'ansia. Ma vediamo com'è andata.

Avevo la risonanza alle 12,30 e come nostro solito con mio marito  arriviamo con una buon'ora d'anticipo. Non si sa mai, è capitato altre volte, arrivo prima, magari il paziente che aveva l'esame prima di me, non si presenta per tempo, e riesco a fare l'esame anticipatamente.  Dunque verso le 11 mi presento in ospedale per effettuare il triage, ma l'infermiere che trovo all'ingresso dell'ospedale mi dice che non posso entrare prima di mezzogiorno, e non potrò scendere in radiologia anzitempo. Ok, me ne torno in macchina e all' ora convenuta mi ripresento, faccio i controlli che ci sono da fare una volta che si entra in ospedale, e scendo in reparto, ma scopro che un paziente è ancora in risonanza, un'altra attende il suo turno, capisco subito che il mio appuntamento è slittato e per non sostare nello stretto corridoio del sottopiano vengo invitata a tornare di sopra e ripresentarmi dopo circa un'ora.  Va bene, facciamo pure questa, e torno al piano terra ma non lascio l'ospedale.  Passata un'altra oretta torno giù; e nuovamente mi viene detto di tornare di sopra perché ancora la risonanza è occupata e prima di me c'è ancora la signora che attendeva in precedenza. Faccio presente che ho problemi a respirare; e fare su e giù per le scale non è proprio l'ideale, chiedo di poter attendere il mio esame stando in reparto, visto che non c'è quasi nessuno, e si possono tenere benissimo le distanze di sicurezza, per di più le pochissime persone presenti indossano tutte la mascherina. La faccio breve, avrei dovuto fare l'esame alle 12,30 e ho iniziato invece più o meno alle 14,30.

Questo ritardo nell'effettuare gli esami non dipendeva dalla volontà dei tecnici ma da problemi emersi in mattinata, e naturalmente tutto si è trascinato e allungato. Ma qual era a questo punto il problema? Il problema era che avevo preso le goccine con largo anticipo credendo che avrei fatto l'esame in orario, e ora avevo paura di addormentarmi anzitempo ed essere bella sveglia quando non dovevo esserlo. Sentivo infatti le palpebre calarmi contro la mia volontà, mi era quasi impossibile tenere gli occhi aperti, e mi dicevo "che figura da imbecille stai facendo" ed ero quasi persa nel mondo dei sogni. Arriva però finalmente il gran momento e in men che non si dica, eccomi pronta, spogliata e abbigliata per l'occasione. Fino a quel momento avevo tenuto la mia mascherina chirurgica, quella regolamentare per fare ingresso in ospedale, ora devo però toglierla e me ne viene fornita un'altra bella grande una volta indossata, abbastanza spessa e che mi copre quasi del tutto il viso.  Andiamo bene penso, mi sento già leggermente claustrofobica, con quel tampone gigantesco a coprire naso e bocca, e ancora  avrei dovuto mettere la maschera che si utilizza per bloccare la testa e impedire di muoversi durante l'esecuzione dell'esame. 

Ora mi sdraio sul lettino, e non appena la testa scivola all'indietro, ho un immediato senso di soffocamento. Ci sto male e cerco di posizionarmi meglio, un cuscino infilato sotto le gambe, me le tiene piegate; ma quello non era un fastidio per me, piuttosto chiedo all'infermiere se possono sollevarmi anche solo di pochissimo la testa perché ho la sensazione di non poter respirare bene. L'infermiere cerca di accontentarmi, viene convocato anche il tecnico per valutare se la cosa è fattibile, ma non si può, anche alzandomi di pochissimi centimetri la testa, la maschera della risonanza non chiuderebbe. Pazienza dico, proviamo anche così!! Non appena mi calano e fissano la maschera al lettino mi sento soffocare, non è solo la maschera della risonanza a infastidirmi, ma la mascherina fattami indossare in precedenza.  Ho la sensazione che l'aria non riesca a passare, ma so che non è così, cerco di rilassarmi pensandomi e immaginandomi fuori da quel tubo, io non sono chiusa da nessuna parte, fuori è una bella giornata e vedo il cielo e pure il mare visto che mi piace tanto. Sognare non è vietato, e sogno di essere altrove...

Ma le goccine che fine hanno fatto nel frattempo? Che fine abbiano fatto non lo so, so solo che a un certo punto una totale rilassatezza si è impossessata di me, sono sicura di avere anche dormito, il tempo mi è parso passare in un lampo, e quando il tecnico dalla sua cabina mi ha chiesto come stessi, ho risposto che andava tutto bene, ma poiché ho ormai poca voce e il giorno in particolare la voce era praticamente inesistente, tento di rispondere che si, va tutto bene, ma lui non sentendomi mi ripete la domanda, e seppur con un filo di voce riesco a rispondere che va tutto bene, solo ero così rilassata che sarei potuta stare lì sdraiata, ancora a lungo, "ora mi dice, manderò il contrasto, qualche minuto e abbiamo finito".
Mi devo essere riappisolata perché mi è sembrato che fossero passati solo pochi secondi, sento la porta della risonanza aprirsi, sento il lettino uscire fuori dal tubo, non mi sembra quasi vero, essere riuscita anche stavolta a fare l'esame, con l'aiuto dell'infermiere raggiungo la cabina per rivestirmi, fatto questo chiedo se posso andare via, ringrazio mentalmente le mie goccine della fiducia, e guadagno rapidamente l'uscita, verso il sole, verso l'aria pura, da sempre simbolo di vita.