

Le goccine magiche
- di Redazione
- 21 Gennaio 2020
- Rita, poesie e non solo
Ritorna l’imperdibile appuntamento del martedì con la rubrica curata dalla nostra magica Rita Meleddu
La scorsa settimana ho parlato di una risonanza abbastanza ansiogena (per dirla con un eufemismo) in cui l' attacco di panico è stato sfiorato più volte pur avendo una mente razionale che mi diceva che anche se dentro il macchinario stavo male non sarei stata in pericolo di vita e non avrei percepito alcun dolore. Tuttavia mi sentivo oppressa all’interno di in un ambiente claustrofobico e non vedevo l' ora di uscirne come si può capire. Dopo le ultime due esperienze di risonanze non proprio rilassanti, ho dovuto farne un' altra, sempre alla testa ed ho cominciato a preoccuparmi dal momento stesso in cui la dottoressa l'ha prescritta. "Ma guarda, mi dicevo, se devo allarmarmi più per fare un esame che per il risultato, ma questa volta correrò ai ripari".
Esistono gli ansiolitici? Ecco li avrei presi… Meglio stordita che morta di paura! Devo però dire che io sono molto ma molto restia ad assumere farmaci, li prendo solo quando non posso evitarli, ma questo, talvolta, è un atteggiamento sbagliato, perché mi è capitato di aspettare a lungo prima di prendere un antidolorifico: non volevo avvelenarmi oltre il dovuto, anche perché poi fegato e reni avrebbero avuto un carico maggiore da smaltire, ma così facendo e, sbagliando, sono poi dovuta ricorrere a un' assunzione maggiore di farmaci, perché il dolore a quel punto era cresciuto fino a diventare ingovernabile e ingestibile. Ecco allora che, volente, ma non mi sono mai pentita della scelta fatta, sono dovuta ricorrere alla terapia del dolore che non trova applicazione solo sulla gestione del dolore oncologico, ma si occupa di curare qualsiasi tipo di dolore, cronico o no, che pregiudichi in modo significativo la qualità di vita di chi ne è afflitto. Purtroppo su tale terapia esiste ancora molto pregiudizio, si pensa che chi si appresta a beneficiarne sia per forza un paziente terminale. Faccio terapia del dolore da più di 2 anni, dire che mi ha cambiato la vita ( avevo dolori insopportabili), è poco, non mi sento terminale e se anche dovessi esserlo, non potrei fare nulla per cambiare tale condizione e, e poi si sa che terminale o no, quando la morte chiama, si parte senza valigia, biglietto, né prenotazione, semplicemente si va...
Ma torniamo alla risonanza. Cosa succede? Le mie terapie fatte di un mix di farmaci tra cui dei miorilassanti e ansiolitici, che servono e aiutano immagino a rilassare la muscolatura, e si sa che un muscolo contratto provoca dolore, le assumo tutte la sera. In questo modo riesco un pochino a riposare. Non sono fortunatamente dosi eccessive, anzi minime. Certo è che l' organismo si abitua in fretta ai farmaci assunti e delle volte per avere risultati si devono aumentare le quantità. Nel mio caso è successo il contrario. Per un certo periodo assumevo gocce e compressa anche al mattino, ma ero completamente frastornata, passavo la mattina in una sorta di trance, poi fortunatamente ho visto che il dolore, che comunque ogni tanto insorge lo stesso, era gestibile anche prendendo la metà di questi farmaci e d'accordo con i medici di terapia del dolore, ho mantenuto solo la terapia notturna. Dunque cosa mi è venuto in mente? Ho pensato e sperato che se in occasione della risonanza avessi preso i farmaci al mattino, non essendo abituata, essi avrebbero sortito l'effetto desiderato. Ho fatto i miei bei conti, avevo la risonanza a mezzogiorno e fortunatamente a mezzogiorno in punto entravo nel reparto. Più puntuali di così! Ecco che quindi, facendo un rapido calcolo, sul tempo che avrebbe impiegato il farmaco ad agire, ho iniziato a prendere la compressa intorno alle 10: 30 e poi avrei preso le gocce in ospedale poco prima di entrare. Avevo anche qualche dubbio che avrebbero funzionato, essendo come detto, dosi minime, e invece...
Siamo arrivati in ospedale con un' ora d'anticipo come nostra consuetudine, non si sa mai, non è la prima volta che mi capita e di riuscire pure a fare l' esame subito, perché magari il paziente che era prenotato per una tale orario, non si era ancora presentato, e si sa, chi tardi arriva male alloggia. Il giorno invece il paziente che mi precedeva era presente e ho doverosamente dovuto aspettare il mio turno. No problem! Sono o no una paziente molto paziente? Devo aspettare e aspetterò! Con mio marito e altri pazienti come me in attesa, ci siamo seduti e abbiamo atteso. A un certo punto ho iniziato a sentirmi rilassata e con una piacevole sonnolenza, complice anche il tepore proveniente dai caloriferi, e la pastiglia. Non volevo dormire però, avevo paura che se mi fossi addormentata poi sarei stata sveglia come un grillo dopo; e questo non era il mio scopo, tutt' altro!
Ho lasciato passare una mezz' ora poi ho deciso di prendere le gocce, o la va o la spacca, ho fatto 30, faccio 40!! Mi sono recata in bagno, mi sono portata tutto l'occorrente per procedere e ho preso le goccine magiche.
Non è passato molto tempo che ho sentito ancora più sonno, ho però avuto paura di aver sbagliato i tempi, magari il paziente che si trovava in risonanza sarebbe uscito tardi e per il mio turno l' effetto rilassante sarebbe scomparso.
Invece con tempismo perfetto a mezzogiorno in punto sono stata accolta nella stanza e nel tempo 10/15 minuti sono entrata nella famigerata stanza della paura, ma ero molto serena. Ne ero stupita io stessa, il tecnico che non era lo stesso dell'altra volta, ma come lui era estremamente gentile, mi ha aiutato a posizionarmi. Mi sono accorta immediatamente di essere sistemata più comodamente rispetto all' ultimo esame in cui tenevo la testa molto reclinata all'indietro e avevo disturbi di respirazione e deglutizione molto evidenti. Come sempre sono stata dotata di cuffie, campanello, maschera facciale, e via dentro il tubo. Maria Santissima, ho esclamato tra me e me, e aspettavo che mi venisse l' ansia. Intanto molto lentamente recitavo il rosario che per il suo snodarsi sui suoi grani, di preghiere sempre uguali, agiva come un mantra, e io ero serena. Rispetto a tutte le volte precedenti non vedevo il tecnico attraverso lo specchietto, il che mi dava una certa serenità, ero infilata completamente dentro il tubo, non vedevo nulla. E’ vero che tenevo gli occhi chiusi, ma ogni volta che li aprivo e vedevo, a pochi centimetri dal mio viso, il tettuccio della risonanza non solo non soffrivo, ma mi faceva quasi piacere vederlo. Ero lucida, sentivo e capivo, percepivo quello che accadeva intorno, ma era come se non mi interessasse, allo stesso tempo ero rilassata e in una sorta di benessere come gli attimi piacevoli che precedono il sonno. "Devo essere drogata persa, mi sono detta, ma molto, praticamente fatta, ma sto così bene qui che ci rimarrei per sempre". Non mi muovevo di un millimetro, temevo però di addormentarmi e fare dei movimenti involontari. Tenevo il campanello ben stretto nella mano, ma questa volta non mi pareva minaccioso, era un mio alleato, se ne avessi avuto bisogno lo avrei, ma ero tranquilla, perché avrei dovuto farlo? La respirazione era lenta ma fluida, non pensavo né a respirare né a deglutire ma tutto andava da sé come un fiume che scorre tranquillo senza incontrare ostacoli. Ero immobile da così tanto tempo, che il tecnico a un certo punto forse pensando che mi fossi addormentata mi ha chiesto : "Signora, tutto bene?" Io :"Si, grazie, sono tranquillissima!"
"Ok, fa lui, ora le mando il contrasto!"
"Grazie ribatto, mandi pure" e penso: "Se decidesse di mandarmi una bella fetta di torta come bella piena di panna e crema pasticcera, come piace a me non mi offenderei mica!"
Ma la mia serenità...Boh, tutta un' altra storia rispetto all' esame precedente, le goccine che ho preso soprannominate "Eau de stordiment ", hanno funzionato benissimo, e d' ora in poi mai più senza le goccine magiche. Si, ero confusa e felice come canta Carmen Consoli, ma chi se ne frega, almeno sono stata bene.
E' pur vero che quando il tecnico a fine esame mi ha tirato fuori dal tubo mi è venuta in mente la canzone di Caparezza, mi pare che sia sua, " Sono fuori dal tunnel le, le, le, dello stordimento oh, oh, oh, oh, sono fuori dal tunnel le, le, le, del rimbambimento oh, oh, oh, oh..."