

Le cattiverie della malattia continuano: i cambiamenti!
- di Redazione
- 26 Novembre 2019
- Rita, poesie e non solo
Si rinnova l’appuntamento del martedì con la rubrica curata dalla nostra magica Rita Meleddu
Questa malattia si sa, fa mille cattiverie, fisiche e psicologiche, e le cure che ci vanno giù molto pesante, non sono da meno. Vede le ferite dell'anima solo chi le ha, molte persone colpite dal cancro, le esternano, ma non tutte scelgono di parlarne, cercano di risolvere da sole, o preferiscono il silenzio, ma come diciamo spesso noi metastatiche "il silenzio non ci salverà " . Non è nascondendo il problema che si risolve, ma affrontandolo. Sarebbe bene parlare con qualcuno dei propri stati d'animo, tirar fuori le proprie emozioni e paure. Ci sono figure professionali molto valide, come psicologi o psicooncologi che possono essere d'aiuto in tanti momenti difficili durante tutto il percorso di malattia oncologica, dal momento della comunicazione della diagnosi (momento decisamente drammatico e traumatizzante) per chi non aveva minimamente il sospetto di poter aver un cancro, al momento delle cure, spesso difficili e invasive, ai momenti anche belli, quelli in cui si è liberi da malattia, a giorni purtroppo brutti, quando nessuna cura ormai funziona più e la malattia diventa inarrestabile. Dico la verità: non sono mai andata da uno psicologo, non per presunzione, ma perché mi sembra di essere riuscita a gestire la malattia anche mentalmente, ma non mi precludo nulla, nella vita mai dire mai, tutto può succedere.
I cambiamenti psicologici, come dicevo, spesso sono invisibili a chi si approccia a un malato di tumore, a meno che non siano eclatanti, ma credo che segnino per sempre la vita di chi si è ammalato. Mi riferisco a chi, pur essendo uscita dalla malattia, e dovrebbe esserne felice, continua a vivere nel passato o comunque crede che la vita vissuta prima della malattia non tornerà mai più, perché ormai inquinata dalla stessa. Forse è un atteggiamento sbagliato, ma non mi sento di giudicare, né di criticare, ognuno di noi vive la vita come crede giustamente, guai se non fosse così, ma penso che è in nostro potere trasformare la nostra vita e renderla quella che vogliamo. Abbiamo avuto un cancro ma ora siamo liberi da malattia? Ecco, lo so che è difficile perché la testa va per conto suo e insinua sempre il germe della paura, ma bisognerebbe cercare di condurre una vita normale, pensando al cancro come a un intralcio, a un ostacolo che si è presentato nella propria vita, ma che è stato rimosso, ed ora non tornerà più, o almeno si spera. La propria esistenza è comunque cambiata in seguito a questo evento? Va bene, viviamo una vita nuova, magari sarà migliore di quella vissuta prima della malattia. Voglio dire che non si può vivere tutta una vita nel terrore che il cancro ritorni.
I cambiamenti fisici che avvengono nei malati onclogici, sono invece spesso visibili esternamente e possono portare la persona colpita dal cancro a non accettarsi, a non riconoscersi, ma anche qui bisogna lavorare con la testa e pensare che una volta finite le cure ( per chi le finisce ), piano piano si torna ad essere quello che si era prima. Questi cambiamenti riguardanti l'aspetto fisico sono tanti, il più famoso e conosciuto da tutti è quello che riguarda la perdita dei capelli, anche perché è visibile. Li ho persi per ben due volte e devo dire che non mi è mai importato nulla, sono franca, ho sempre pensato che fosse un pedaggio da pagare per guarire o almeno stare meglio. Con alcune cure cadono non solo i capelli, ma tutti i peli del corpo, così si avranno è vero gambe lisce e pelle morbidissima (certe chemio agiscono sulla pelle come un lifting ), ma si avrà anche la faccia tipica dei malati di cancro, in quanto cadono anche le ciglia e le sopracciglia, mettiamoci la testa priva di capelli, il viso gonfio a causa del cortisone e se osserviamo molti malati con queste caratteristiche, vedremo che si somigliano un po' tutti. Che fare allora? Ognuno/a reagisce a modo suo, ma ci sono piccoli accorgimenti che possiamo usare per cercare di riconoscerci in questo viso così diverso da prima. Non abbiamo più i capelli? Ci sono parrucche bellissime che potranno prendere il posto dei nostri capelli ormai latitanti, fino a che gli stessi, finite le cure, ricresceranno forti e folti più di prima, parola mia!
Non piacciono le parrucche o non possiamo permetterci di acquistarla? Possiamo fare ricorso ai foulard, alle bandane, cappellini e tutto quanto la nostra fantasia ci suggerisce. Per le parrucche non si devono spendere necessariamente cifre esorbitanti. Ci sono parrucche di buona fattura, a prezzi accessibili, oppure ci si può rivolgere a delle associazioni che si occupano di fornirne gratuitamente una a chi non può permettersela. Io ho sempre portato i foulard perché mi piacevano, ne ho una grande varietà, e mi piaceva cambiarli spesso, ma ho parlato con signore che non amavano assolutamente i foulard, o le bandane, ma le dovevano mettere per necessità, perché non potevano permettersi di comprare una parrucca. Ecco, questo è molto triste, pensate a quanta sofferenza ci deve essere a doversi mostrare diverse da quello che invece si vorrebbe essere. La malattia è cattiva e si insinua subdolamente anche nei nostri pensieri. Ognuna deve poter fare ciò che la fa stare bene. Molte non si accettano così cambiate e diverse da prima della malattia, e alcune dicono che neppure chi le ama o conosce le accetta così diverse. A parte che è un momento transitorio e non sarà così per sempre, ma io penso che se non mi accetto io per prima, come posso pretendere che lo facciano gli altri? Ecco come la malattia riesce a minare le nostre certezze e a portarci dove vuole lei, verso il nulla. In qualche modo ci vuole, e talvolta ci riesce, annullare psicologicamente prima di ucciderci fisicamente. Dobbiamo reagire e cercare ogni via di fuga dalle sue spirali che ci vogliono solo avvinghiare e farci precipitare nella paura. Per riavere sopracciglia e le ciglia si dovrà aspettare la fine delle cure, nel frattempo ci si può aiutare con un po' di trucco come una matita per disegnare le sopracciglia, ci vuole un minuto e immediatamente si avrà una diversa percezione dei tratti del viso. Per le ciglia non credo sia consigliato il ricorso a quelle finte, ma non lo so, io segno il contorno occhi con un po' di ombretto scuro, e nessuno credo noti che ho poche ciglia, cioè non è che le persone con cui vengo a contatto mi fanno una radiografia completa quando mi incontrano. Ormai ho capito che le mie ciglia e sopracciglia non cresceranno più, non mi interessa più di tanto, sopperisco col trucco; però per chi desiderasse avere nuovamente delle belle sopracciglia qualora non crescessero più, si può pensare di farsele tatuare. Per contrastare il pallore del viso dovuto alla malattia e alle cure, basta un po' di fard e un po' di trucco e il gioco è fatto. Tutti vi diranno: "Come stai bene, non sembri nemmeno malata! ". Eh sì, non sembro, solo che essere e sembrare sono due verbi che hanno significati diversi, ma accontentiamoci... Alcuni cambiamenti portati dalle cure riguardanti la malattia possono essere un significativo aumento di peso, o viceversa un eccessivo dimagrimento. Io a dire il vero sono rimasta più o meno uguale, ho preso giusto un paio di chiletti in più, ma cerco di moderarmi nel mangiare altrimenti con l'appetito che mi ritrovo non so come potrei finire. Molte pazienti danno tutta la colpa dell' aumento di peso al cortisone che si assume durante le terapie, io in parte la do anche a loro, il cortisone non aiuta certo a mantenere la linea, ma occorre un po' di forza di volontà, ho visto pazienti mangiare così tanto durante la chemio, che se non stava attenta ci passava anche l' infermiera! Scherzi a parte, a mio modesto avviso, bisogna mangiare un po' di tutto senza esagerare, come in tutte le cose. Vogliamo parlare degli altri cambiamenti fisici che conosce solo chi li ha? Chi ha avuto il cancro al seno, ha spesso subito interventi chirurgici demolitivi, che hanno lasciato segni fisici e psichici profondi. Certo, delle volte si può fare la ricostruzione e allora la donna colpita nella sua sfera più intima e femminile, si vede nuovamente bella, integra oserei dire ed è felice di aver riacquistato qualcosa che aveva perso in modo così drastico e quasi brutale. È inutile che ci giriamo intorno o ci nascondiamo dietro a un dito, il seno è il simbolo di una donna, ma è anche simbolo della maternità, assieme all'utero che protegge e fa crescere il bambino per tutta la gravidanza donandogli la vita, il seno in seguito lo nutrirà facendolo crescere e creerà un legame molto intimo tra madre e figlio. Credo che il poter allattare un figlio sia un'esperienza stupenda. Credo, perché io non ho potuto allattare i miei figli gemelli nati prematuri, per mancanza di latte. Non mi sono mai sentita in colpa certo per non averli potuti allattare, sono cresciuti bene lo stesso, dove non poteva la tetta, poteva il biberon, ma una cosa è non allattare un figlio per scelta o perché come nel mio caso non si ha il latte per poterlo fare; una cosa è non poter allattare un figlio perché la mamma non ha più il seno a causa di una malattia, cioè la donna non può più scegliere cosa fare. Il seno, dunque è simbolo di maternità e di femminilità, e quando non si può fare una ricostruzione, o peggio il tumore è anche cutaneo, la donna si trova a dover nascondere certi scempi che fa la malattia, soffrendo per un cambiamento o un'evoluzione che gli altri non vedono ma lei sola conosce.