

L'avventura ospedaliera si avvia alla conclusione
- di Redazione
- 28 Aprile 2020
- Rita, poesie e non solo
Continuano le avventure ospedaliere di Rita Meleddu, ecco per voi un nuovo episodio
Vi ho lasciati dicendo che tutta la documentazione sanitaria che mi ero portata dietro, quando sono stata portata via con l'ambulanza, era scomparsa. Mi stavo leggermente allarmando... pensate che ho più paura di perdere i documenti che riguardano la mia salute, che la mia borsa con tutto il contenuto! Mi dava poi fastidio non essere quasi creduta, o insinuare che li avessi persi io o mio marito che non li aveva neppure sfiorati. Io, pur essendo sicura che li avesse presi l'infermiere che era in ambulanza con me, ho cominciato a cercare di far considerare la tesi, secondo la quale il tutto potesse essere ancora in ambulanza, e allora siamo andati alla ricerca dell'equipaggio dell'ambulanza che però nel frattempo era uscita di nuovo. Non ricordo se fossero riusciti a rintracciarli e parlare con loro, ad ogni modo questa documentazione non si trovava. Nel frattempo avevano smontato anche gli infermieri che mi avevano accolto appena arrivata, e dunque non si poteva neppure verificare con loro, vista l'ora tarda. Comunque, lasciando un po' da parte i documenti, si doveva decidere se ricoverarmi o rimandarmi a casa, poiché tutti gli esami fatti fino ad allora, non erano certo ottimi, ma almeno discreti, e a detta del medico del pronto soccorso, sempre per evitare di beccarmi qualche virus, ero più sicura a casa che in ospedale. Mi ha chiesto di decidere insieme a lui cosa fare, cosa ne pensassi. Io, naturalmente, sarei voluta tornare a casa, ma non mi sentivo certo nelle condizioni ideali per farlo. Ma, ho pensato: "Se il medico mi propone questa alternativa, lo saprà più di me, parla con cognizione di causa." Quindi abbiamo deciso che sarei dovuta tornare a casa; mi hanno tolto l'ago cannula, e hanno telefonato mio marito, che, poverino, attendeva mie notizie in macchina e gli hanno detto che sarei dovuta tornare a casa a breve e di venire a prendermi. Lo hanno fatto entrare in ospedale; ma non certo da me, e da quel momento ha atteso quasi 2 ore in mezzo alla corrente, aspettando che mi facessero uscire. Intanto il medico continuava a farmi domande e soprattutto a parlare con qualcuno, non so con chi, che insisteva affinché venissi portata al Santissima Trinità a Cagliari, sempre per la paura del Coronavirus. Il medico, allora, mi ha fatto altre domande e ha riferito che, nei giorni precedenti il mio malessere, non ero venuta a contatto con nessuno, e che non mi ero mossa da casa, che i sintomi che manifestavo non erano riferibili al Coronavirus, e che anche la lastra toracica che mostrava presenza di liquido ai polmoni, non faceva però pensare al temibile virus. Persino gli esami ematici erano abbastanza confortanti, pur, come già detto, non essendo, com'è logico, eccellenti. Alla fine, comunque, sarei rimasta nell'ospedale vicino a casa. Tutto questo accadeva prima di essermi resa conto che il medico non consultava la mia documentazione, come io invece credevo, e che risultava come svanita nel nulla...
Poi è successo un altro fatto. Ero, come detto le scorse volte, abbastanza vivace, considerando come ero arrivata, ma tutto questo derivava dal fatto che ero semi sdraiata, col torace sollevato e avevo l'ossigeno. Ciò aveva sicuramente tratto in inganno il medico, che, ripeto, mi aveva fatto fare tutta una serie di esami, perché a un certo punto mi ha detto: "Signora, allora visto che sta meglio,la rimandiamo a casa sua, lei sta meglio lì". Ed io: "Va bene, ma mi date l'ossigeno a casa, vero?" E lui : "No, per avere l'ossigeno a casa bisogna fare tutta una procedura, ma lei riesce a stare senza ossigeno, vero?" Io: "No, non riesco neppure a fare 2 passi, mi devo fermare immediatamente ". Anche un'infermiera ha confermato quanto detto da me, e allora va da sé che, a questo punto, non sarei potuta andare da nessuna parte. Allora è stato chiamato il reparto nel quale mi avrebbero ricoverato e che era stato già contattato in precedenza quando ancora si era incerti sulla decisione da prendere, ossia ricovero o non ricovero? Sembrava quasi di sfogliare una margherita per fare il gioco del "m'ama, non m'ama".
A questo punto, era intorno alla mezzanotte, hanno avvisato mio marito che mi avrebbero ricoverata, dei miei documenti ancora nessuna traccia. Lui ha chiesto il permesso di poter salire in reparto con me. Hanno acconsentito anche se Elio non è entrato in ascensore con me e l'infermiera. Però mentre eravamo ancora giù gli ho chiesto se sapeva dove fossero i miei documenti. Mi stavo già rassegnando al fatto che non li avrei mai più ritrovati, quando mio marito ha detto: "Provate a cercare nella tenda montata nell'area antistante il pronto soccorso dell'ospedale e dove viene eseguito il pre-triage per chiunque debba accedere all' ospedale."
Non ricordo o non ho sentito la risposta giunta dal pronto soccorso, fatto sta che, una volta arrivata in camera (in cui sono scesa dalla barella, non sono riuscita da sola a raggiungere il letto che si trovava a un metro da me, per la mancanza di fiato dopo aver iniziato immediatamente la terapia antibiotica, perché oltre il versamento pleurico, era sicuramente presente una sovrapposizione batterica) ecco entrare in camera una dottoressa sventolando dei fogli! Era la mia documentazione, ritrovata miracolosamente! Dov' era finita? Chi lo sa, ma a quel punto non mi interessava più, l'importante è che fosse ritornata in mio possesso. Ora ero più serena, mi sentivo al sicuro e avrei affrontato tranquilla la settimana in cui sarei rimasta ricoverata e nella quale, come poi è effettivamente accaduto, mi avrebbero curata e rimessa un po' in sesto. Certo la malattia rimane tutta, ma una volta tornata a casa potevo almeno contare oltre che sulle cure che faccio da tempo, sul supporto dell'ossigeno, che mi aiuta non poco. Desidero ringraziare chi si è preso cura e si è preoccupato di me durante questo brutto periodo che stiamo vivendo tutti, e speriamo che il Coronavirus ci lasci velocemente e per sempre, e...alla prossima