

Il sottopiano della sorte
- di Redazione
- 10 Ottobre 2017
- Rita, poesie e non solo
Continua l'appuntamento con la rubrica "Rita, poesie e non solo" curata da Rita Meleddu
C'è un luogo del nostro ospedale dove più che in ogni altro reparto si decidono le sorti dei pazienti. Non è il reparto di oncologia, né quello di chirurgia come si potrebbe pensare.Quelli vengono prima e dopo. Ma è la radiologia quella che permetterà di procedere poi in una determinata direzione. Certo è più consueto frequentare prima il reparto di oncologia e chirurgia dove logicamente si pone la diagnosi. Ma poi bisogna indagare, scrutare il corpo per accertarsi che il verdetto emesso corrisponde al vero. E per vedere quanta strada il tumore ha fatto. E dove l' ha fatta.
È un reparto che un paziente oncologico deve necessariamente frequentare. Ma quali sono gli stati d' animo del paziente quando solo o accompagnato scende al sottopiano? Alla speranza che mai deve mancare, si unisce una profonda paura. Molti esami avranno subito una risposta, per altri bisognerà attendere anche dei giorni. In questi giorni di attesa tante idee affollano la mente. Soprattutto all'inizio del percorso. Anche se realisticamente si deve aver paura quando la frequentazione diventa più assidua.
Anni fa, un medico pensò (erroneamente), che potessi essere operata. Io sapevo dentro di me che questo non sarebbe potuto mai accadere, ma venni visitata anche da un chirurgo che dopo lungo pensare ( si prese alcuni giorni di tempo, vista la situazione già critica) decise che poteva tentare. Io mi buttai con fiducia come sempre faccio, ero pronta e risoluta, poi una dimenticanza da parte di un medico mando' definitivamente all' aria quell' insano progetto. La mia oncologa ha sempre detto fin dall'inizio che sono inoperabile. Purtroppo per un lungo periodo fui affidata ad altri che naturalmente non per cagionarmi male, ma perché lo ritenevano fattibile a loro avviso, ebbero questa idea balzana .
A dire il vero questo successe quando già ebbi fatto 8 cicli di chemio con l'intento di ridurre il tumore. Continuavo a dire che sentivo che avevo bisogno di altri cicli di chemio, perché sapevo che stavo rispondendo bene alla terapia e avevo necessità di proseguire la cura. Ma il medico disse che non era così. A quel punto potevo essere operata...
Questo succedeva a novembre del 2009, ma già all' inizio di tutto e precisamente a marzo dello stesso anno, il primo chirurgo decideva che si poteva operare. Se non si poteva dopo la chemio, va da sé che prima era impensabile. Per farla breve e non annoiare oltre chi legge, dirò che dopo varie vicissitudini e alla luce di fatti inequivocabili non sono mai stata operata. Ma cosa c' entra tutta questa tirata con il sottopiano della sorte? C'entra e pure molto.
Quando si fa la preospedalizzazione in attesa dell'intervento, si fanno tutti gli esami necessari ad arrivare con sicurezza all' intervento. E si fanno pure gli esami diagnostici. Io pur non essendo operata ho fatto la preospedalizzazione e sono scesa al sottopiano ormai non so più quante volte.
Vorrei far capire la tensione e lo stato d'animo che si ha quando il nostro corpo non potrà più mentire a noi stessi e sarà indagato e frugato ben bene da questi esami. Naturale che le pazienti e i pazienti parlino tra loro, si cerca di consolarsi a vicenda e spesso soprattutto all'inizio si parla di cose che non si sanno.
Molte volte si parla di sospetta malattia, purtroppo quasi sempre confermata, e si attende di essere chiamati giù. Quasi sempre si scende in gruppo di tre/ quattro pazienti, possono essere anche di più. Alcuni ricoverati, quindi in pigiama o camicia da notte. Io sempre in borghese, guardavo queste persone come distanti dalla mia realtà. Mi sembravano più malati insomma.
Lo so che non è bello quello che sto per dire, ma sembravamo degli internati dei campi di concentramento. Condotti alle camere a gas. Nessun sorriso mentre l'ascensore ci portava giù. Tutti persi nei propri pensieri. Una grande solitudine interiore, anche se io ho sempre avuto mio marito al mio fianco. Ma questo non toglie un dato di fatto. " Nella sofferenza e nella paura, si è sempre soli"
Ho visto una signora letteralmente fuggire prima che facesse l'ecografia addominale. E il marito che la rincorreva. Noi più impaurite di lei, che pure cercavano di confortarla e farla rinsavire. Ma lei non sentiva ragioni. Il terrore le si leggeva in faccia.
Era accaduto tutto così in fretta, non era ancora riuscita a metabolizzare il tutto, e non si riconosceva in ciò che la sua cartella clinica affermava. Lei aveva un tumore iniziale, ancora da valutare e con larghissima speranza di risoluzione. Ma niente, le nostre parole e quelle delle infermiere che tentavano di tranquillizzarla erano vane. Disperazione pura... Ho rivisto la signora pochi giorni dopo. Facevamo la scintigrafia. Ancora indagini, per osservare le ossa. Potevano già essere intaccate dalla malattia. Questa signora aveva più o meno la mia età. Anche per quell' esame si oppose con tutte le sue forze. Non c' era verso! Ricordo che teneva un libro in mano, che nelle ore che precedono l' esame e che abbiamo trascorso insieme, non ha mai aperto. Tremava e piangeva. Non voleva il tumore. Non voleva entrare nell' incubo. Come darle torto?
Credo però che sia guarita, ormai la ricordo vagamente, son trascorsi tanti anni, e non so neppure il suo nome. Eppure ricordo bene il suo terrore e il marito che pazientemente quanto inutilmente cercava di ricondurla alla ragione. Chissà quale sarà stata la sua sorte poi? Cosa avranno evidenziato nel tempo i suoi esami. Mi auguro che ogni volta il sottopiano della sorte abbia avuto per lei buone sorprese.
Sono trascorsi tanti anni ormai dalla prima volta che ho varcato la porta che conduce al sottopiano. Tantissimi esami in questi anni. Molte volte con esito favorevole, altre, la maggior parte, no! Ogni volta mi stupisce la grandissima quantità di pazienti chi vi accede. Quasi sempre silenziosi. Il silenzio dell' attesa.
Ognuno con la propria storia, con le prorie paure, speranze, incertezze, angosce.
Perché fino a quando non hai in mano il referto, non saprai mai cosa ti ha riservato il sottopiano della sorte!