

Il mio reparto
- di Redazione
- 20 Marzo 2018
- Rita, poesie e non solo
Continuano le avventure della nostra magica Rita Meleddu
Non c'era una sala d'attesa, così i pazienti si amassavano letteralmente negli stretti corridoi di fronte agli ambulatori. Ogni volta che un oncologo ne usciva per qualsiasi motivo, veniva preso d'assalto dai pazienti. Chi chiedeva questo, chi quest'altro.
Si capisce che così non lavoravano in serenità neppure loro. Non c'era ancora il dispensatore di numeri ne' il display. Si entrava in ordine d'arrivo ma era tutta una confusione.
A volte torno indietro col pensiero all'inizio della mia cura. Avevo paura. Ma di quella paura mi sono fatta forte e ho continuato. Non facevo le visite al quinto piano (reparto inaugurato nel 2009) ma al primo. Anche le prime chemio le ho fatte lì. Era buio e strapieno di gente. Metteva tristezza.
Certe volte si bisticciava per chi doveva entrare prima. Che tristezza e desolazione vedere i pazienti prendersi quasi a male parole per avere una precedenza nell'entrare. Ma era tutto l'insieme che metteva una certa tristezza. Per di più ero all'inizio del mio percorso. Alle prime visite ero pervasa da un certo terrore benché mi sentissi serena dentro. Erano sentimenti contrastanti. Del resto si decideva la mia sorte e non era poco. I primi tempi facevo una visita dietro l' altra. Sono stata studiata per bene. Ogni parte del mio corpo è stato fatto oggetto di osservazione ed esami a non finire. Ma ripeto che era proprio l'ambiente ad essere deprimente. Le prime chemio (forse tre/quattro) le ho fatte in salette dove venivano assustiti quattro pazienti più parenti e accompagnatori che entravano e uscivano. Non c'era certo un clima intimo. Poi la svolta.
A luglio 2009 il reparto di dh viene finalmente realizzato al quinto piano e inaugurato. Tutt'altra cosa. I pazienti odierni che delle volte tanto si lamentano, avrebbero dovuto vedere cos'era il reparto al primo piano. Giù ambiente anche stretto e tetro se vogliamo. Qui ambienti vasti, luminosi, musica di sottofondo. Macchinetta per distribuire i numeretti e display (anche se ogni tanto c'è qualche defayllance), sala d'attesa capiente, anche se non basta mai, e ambulatori isolati così da garantire una certa intimità. Ecco se devo trovare un difetto, le seggiole un po' troppo rigide. Si spera che presto vengano sostituite da altre più comode. Le salette d'infusione hanno tutte un bagno privato e anche questa è una comodità e una necessità direi.
Ultimo ma non ultimo il gruppo "Abbracciamo un sogno" ha realizzato "La piccola biblioteca". Una grande varietà di libri allegerisce le ore d'attesa e possono essere presi in prestito, riportarli quando si sono letti, ma se è un libro che piace particolarmente si può anche tenere e magari portare in sostituzione un altro libro che si tiene a casa e che si vuole donare. Gli scaffali colorati portano una nota di colore e allegria. Per non parlare del colore di un bel giallo dato alle pareti dell'ingresso, della sala d'attesa e della saletta pre-infusione. Belli pure i disegni e le scritte. Anche questo lavoro realizzato dal gruppo. Sembra niente e invece è tantissimo. Un ambiente accogliente, colorato e anche allegro rende piacevole per così dire il soggiorno in ospedale.