Il Centro di lettura

Il Centro di lettura

  • di Redazione
  • 8 Ottobre 2019
  • Rita, poesie e non solo

Ritorna l’atteso appuntamento del martedì con la rubrica curata dalla nostra amica Rita Meleddu, "Rita, poesie e non solo"

Avrei dovuto e voluto scrivere domenica il racconto del martedi, ma ero davvero stanca, e ho lasciato a lunedì e bene ho fatto. Mi sono alzata presto, il nuovo giorno stava per nascere, ed era quell'ora che forse  mai nella vita riusciremo a cogliere, neppure se guardassimo ogni giorno, parlo del momento esatto in cui il buio cede il posto alla luce. Capita spesso di alzarmi presto, ma naturalmente non sto sempre, per quanto mi piaccia moltissimo, a guardare il cielo, per cui mi alzo che è buio, passano magari solo 5 minuti ed è già giorno. Quando viaggiamo per le mie visite e terapie, generalmente partiamo alle 5 del mattino, quindi quasi sempre col buio pesto, se non è che ci sia la luna piena a rischiarare l'oscurità.  Ogni volta io osservo il cielo e rivolta a mio marito dico: "guarda che buio!" Io amo la notte che nasconde il mondo ai nostri occhi, lui però preferisce guidare di giorno giustamente. Così mentre lui si dedica alla guida e a non distrarsi, io non potendo far altro ammiro il cielo. È rara la volta che a un certo punto mio marito non dica: "guarda, sta albeggiando, ma sono proprio le prime luci che cercano di fendere il buio. Ecco allora che io mi tengo pronta per osservare il momento culminante, ma niente da fare, o mi distraggo, o forse il tempo che intercorre tra la notte e l'alba, è così minimo, che non riesco mai nell'intento. Dunque oggi mi alzo presto e vedo che sta piovendo, pochino ma piove.  La giornata è uggiosa, tipica dell'autunno, la stagione che amo di più, c'è freschetto ma non freddo e la giornata almeno per il momento appare buia. È la condizione ideale per scrivere quello di cui scriverò.

Mi do da fare velocemente in casa, sembro un folletto, ora mi fanno male le braccia e le gambe, ma non importa, finalmente mi posso sedere sul divano e scrivere. Cosa mi ha dato l'impulso per questo scritto? Alcune amiche virtuali, ma con le quali si è instaurato un bel rapporto e con le quali i giorni passati si parlava di amore per la lettura.  Ha iniziato la prima parlando del suo grande amore per i libri, e come spesso succede, piano piano se ne sono aggiunte delle altre. Abitiamo tutte distanti tra noi e le nostre condizioni fisiche non sono certo eccellenti, ma scrivevamo che sarebbe bellissimo incontrarci e discorrere di libri e di tutto. Così pensando a quando ho iniziato a leggere e a cosa mi ha fatto amare i libri e l'odore della carta stampata, ho deciso di parlarvene, sempre meglio che annoiarvi parlando di malattia. Dunque torno indietro con la mente e mi rivedo scolaretta, alle prese con l'alfabeto, quando lettere fino a quel momento sconosciute, cominciano nella mia testa a prendere forma e a farmi capire che unendo delle lettere si creano le parole.  Che scoperta!! Chi impara a leggere poi lo farà per sempre. Questo vale anche per la scrittura, ma logicamente le due cose sono collegate. Ho notato che ai tempi odierni, molti bambini arrivano alla prima elementare che sanno già leggere e scrivere e mi chiedo spesso se serva a qualcosa.  I compagnetti più " impreparati" acquisiranno subito la tecnica e una volta imparato a leggere e scrivere non saranno certo inferiori a chi è giunto già "sapiente", diciamo così.  Per non parlare poi della tecnologia cui i bimbi di oggi sono avezzi. Nascono che sanno già adoperare pc e telefonini, e ogni sorta di marchingegno elettronico, ma è logico che sia così, sono figli del loro tempo.  Io sono poco tecnologica (per non dire nulla), ma scrivo lo stesso. Ricordo che da piccola a casa nostra c'era un caminetto che aveva il ripiano e il davanti dello stesso, rivestiti da mattonelle del colore del cotto. Può darsi che non fosse così, ora mi pare di ricordare che il ripiano del camino fosse dipinto, in ogni caso ricordo le piastrelle. Succedeva all'epoca che la maestra in classe quando scriveva alla lavagna e notava che i l gesso adoperato all'uopo era consumato, li sostituiva con altri nuovi e noi scolare potevamo prenderli e portarceli a casa. All'epoca era ancora viva mia nonna, abitava con noi, e fate conto che se fosse viva ora avrebbe 131 anni. Perché dico questo? Perché alla sua epoca era altissimo il tasso di analfabetismo, quasi sempre i bambini del tempo (parlo del mio paese) venivano ritirati da scuola dopo il primo o il secondo anno oppure non venivano neppure mandati a scuola.

Mia nonna evidentemente aveva frequentato sebbene poco, perché sapeva leggere, e come era in uso nelle donne d'allora, molto religiose e timorate di Dio, le sue letture erano per lo più indirizzate a libricini religiosi, ricordo che tra le pagine del libro erano posti dei santini, le famose "immaginette" che rappresentavano tutti i santi. Mia nonna come detto prevalentemente leggeva quel libricino di preghiere, ma poiché quando una persona impara a leggere è ormai capace di leggere tutto, leggeva anche altro. Io leggo tutto, anche le etichette dei detersivi, i cartelloni pubblicitari ecc, ma credo che sia una cosa che senza neppure pensarci, facciamo tutti. Dunque mia nonna sapeva leggere bene, ma non sapeva scrivere altrettanto bene, sembra incredibile ma è così.  Dunque io prendevo il gessetto e scrivevo il suo nome sulle piastrelle del camino,  affinché potesse copiarlo, perché saper firmare serve sempre.  È bello, si può firmare per un contratto di lavoro, per chiudere una lettera, per mille motivi, certo meno bello è firmare cambiali, ma anche quelle servono.  Senza mutui rateizzati ad esempio la maggior parte di italiani non avrebbe la casa o l'auto. Ma torniamo a mia nonna. Copia oggi, copia domani, alla fine riuscì a mettere la sua firma quando serviva, e io ricordo come la scriveva. Era una soddisfazione per lei, e per me. Non era una piccola cosa soprattutto per quel periodo. Ora sapper leggere e scrivere non era così scontato come lo è ai giorni nostri. Ma torniamo a me. Non ricordo quanti anni potessi avere, e quale classe frequentassi, ma a un certo punto la maestra ci informò che nella nostra scuola era nato il Centro di lettura.  Era una biblioteca certamente, ma si chiamava così. Pensate che l'abbia frequentata poco? Certo che no. Non ho purtroppo ricordi chiarissimi, ad esempio non ricordo gli scaffali con i libri, ma certamente se c'erano i libri dovevano esserci anche quelli; ma ricordo il silenzio che invitava alla lettura e mi vedo seduta a un banco, sola, (mi piace molto la solitudine) nei pressi di una finestra, dalla quale potevo vedere gli alberi che si trovavano nel cortile della scuola, con i rami mossi dal vento. Ricordo giornate uggiose come quella odierna, e il vento delle volte calmo, altre impetuoso che muoveva le fronde degli alberi.  Non sarei mai andata via da lì, ma proprio mai, e quando dovevo andare via, tornavo a casa con libri presi a prestito dalla biblioteca. Alla fine, quando proprio dovevo lasciare la scuola, tornavo a casa, accompagnata dal vento e dalla luce che già sfociava nel buio.

Per entrare in possesso dei libri, avevamo mi pare una sorta di tessera, nella quale si scriveva il nostro nome, il libro preso in prestito e la data entro cui riportarlo.  Di questo però non sono certa, ma succedeva poi nella biblioteca comunale, che però non frequento più; ma che ho visitato spessissimo quando avevo i bambini piccoli. Hanno avuto e hanno ancora tantissimi libri per l'infanzia, perché credo che la lettura sia un'arma fantastica per far uscire le persone dall'ignoranza e dall'assoggettamento ad altri che ne sanno più di te. Con i miei figli tornavamo a casa carichi di libri. Loro libri adatti alla loro età e io alla mia. Minimo una decina di libri venivano con noi. Ma mentre un figliolo leggeva tutto, l'altro credo che li sfogliasse solo. Ma non c'è nulla da fare, la lettura è una passione, se non ce l'hai; nessuno riuscirà a farti piacere una tal cosa. Ora io mi procuro i libri attraverso la piccola biblioteca esistente nel nostro ospedale, nel reparto di DH. Venerdi ne ho preso "solo 3", e mio marito mi dice ogni volta: "perché li prendi se ne hai ancora a casa?" Uno, li prendo perché non è la prima volta che leggo più libri contemporaneamente, due, perché lui neppure si accorge quando riporto indietro gli altri; eppure spesso li rimette lui al loro posto in ospedale. Siete interessati a sapere che letture mi piacciono? No? Ve lo dico lo stesso. Amo naturalmente i classici italiani, ma molto quelli inglesi e la letteratura russa che si può dire esista solo da un paio di secoli. Spesso i libri degli autori russi sono dei veri e propri tomi,  corposi, difficili da capire (delle volte torno indietro più volte a rileggere una pagina) e anche un pochino pesanti, ma sono affascinanti.  Mi piace la descrizione dettagliata che fanno gli autori, dei paesaggi, delle case, di tutto quello che era in uso alla loro epoca, descritti così bene che sembra di essere lì.  Naturalmente ciò che colpisce e lega letteralmente il libro al lettore è la trama. Se è noiosa, difficile da comprendere, si fa presto a riporlo al suo posto, anche se a me a dire il vero mi capita raramente di lasciare un libro che ho scelto, perché evidentemente al momento della scelta qualcosa in lui mi ha attratto, e che cosa?  Principalmente il titolo e la copertina. Queste sono le cose principali che incatenano chi vuole leggere al libro. In secondo luogo la recensione, ma lì si può anche diffidare, perché chi recensisce un libro, è pagato per farlo ma se anche non lo fosse, non potrebbe mai dissacrare un'opera che è preposto a giudicare e si presume lui debba dirne bene.

Ho detto della mia passione per la letteratura inglese dei secoli passati; quelli del tempo di Emily Bronte, Jane Austen, Charles Dickens, Virginia Woolf e Oscar Wilde, per citarne solo qualcuno.  Ho sempre amato l'Inghilterra, l'Irlanda, il Galles e la Scozia, eppure non ci sono mai stata, i loro luoghi fantastici; la vegetazione con un verde così vivido.  Mi piacciono le brughiere così ben descritte da Emily Bronte in "Cime tempestose" e che fanno da sfondo a tutto il suo romanzo, quei paesaggi brulli e lasciati senza coltivazione e i venti che soffiano imponenti e impetuosi. Sarà che ho visto anche il film e ricordo il fischio del vento quando penetrava le brughiere e scuoteva tutto. Mi piace poi leggere un po' di tutto, basta che sia intrigante e riesca a tenermi incatenata alle pagine che scorrono veloci sotto i miei occhi.  Come ho detto all'inizio mi piacciono le giornate autunnali che invitano alla lettura, quando il caldo torrido lascia finalmente il posto al fresco e poi al freddo, quando comincia ad essere piacevole mettere da parte le infradito, far posto alle calde pantofole, coprirsi con un bel plaid, sedersi su una poltrona, ma va bene tutto, magari con una lampada accanto, con una luce tenue che dà pure il suo contributo, leggere ed entrare nella realtà di un tempo senza tempo, e vuoi mettere sfogliare un libro, e l'odore della carta? Nessun computer riuscirà a darti queste sensazioni ed emozioni.