I viaggi della speranza e le lunghe giornate

I viaggi della speranza e le lunghe giornate

  • di Redazione
  • 24 Ottobre 2017
  • Rita, poesie e non solo

Racconto a puntate: parte 1

Vi proponiamo un nuovo racconto a puntate della nostra magica Rita Meleddu

Più di otto anni e mezzo sono tanti. In tutto questo tempo, ci siamo recati in ospedale tantissime volte.  Non si contano più.  Ma sono decine e decine di volte. Non siamo mai mancati. Siamo partiti sempre con fiducia e speranza.  Io sempre cantando. Elio zitto. Io a urla. La sua pazienza mi stupisce sempre.  Non è piacevole guidare e sentire una che ti urla nelle orecchie. Per di più stonata. Ma io ho questa energia che ancora non capisco da dove viene e che deve uscire. Potrei prendere a pugni la macchina e siccome non mi conviene, canto e mi agito per tutto il viaggio. 

Siamo andati in ospedale stando bene o stando male, col caldo e col freddo. Con la pioggia violenta o con le strade ghiacciate. Carichi di roba, giacche, giacconi, sciarpe, che io notoriamente lascio dappertutto e poi bisogna andare a ricercarle ripercorrendo i percorsi fatti.  Siamo sempre partiti e tuttora partiamo che è ancora buio. Arriviamo prima delle 6, così che posso fare i prelievi molto presto e al momento della visita abbiamo già l'esito degli esami, e so già se posso fare le terapie, quindi restare o tornarmene a casa. In tanti anni e tantissime chemio ho saltato solo 2 terapie.  Un mezzo record.  Ad oggi ho superato i 110 cicli. Dopo il 100°non li ho più contati ma a occhio so quanti sono. 

Ricordo la prima volta che ho fatto il mio ingresso in ospedale da paziente.  Una paziente molto particolare.  Arrivata solo con un'impegnativa ma con un grosso peso di malattia addosso.  E all' infermiera che all'accettazione non si capacitava di come non avessi alcuna documentazione clinica con me, e quasi si rifiutava di farmi visitare da un oncologo. Alla fine visto che non voleva capire, del resto non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire, dissi " Non ho alcuna documentazione, né eco, né esami del sangue, né visite specialistiche, la mia cartella è addosso a me".

È  giusto dire che due giorni prima ero stata visitata da un chirurgo, sempre all'oncologico, che ancora non si è ripreso, e il giorno del mio passaggio ufficiale a paziente mi aveva visto un altro chirurgo che mi rimandava  al volo e con un foglio dove spiegava a grandi linee la mia situazione, da un'oncologa che mi avrebbe dovuta prendere in consegna. Ora capisco l'incertezza di quell' infermiera.  Ma se apri le orecchie, connetti il cervello, leggi cosa scrive il chirurgo, ti informi presso di lui, i telefoni esistono anche per quello, ti fai gli affari tuoi, ti prendi meno potere di quello che hai, vedi che le cose vanno meglio. 

Da allora inizia la mia storia ospedaliera. I primi giorni ero sempre lì.  Quasi giornalmente. Visite chirurgiche, biopsie, eco, radiografie, scintigrafie esami del sangue ecc ecc.
Tutto per pervenire alla sentenza finale dell'oncologa. " Inoperabile ".
Lo immaginavo già e mi metto l' anima in pace. Sono convinta che si può fare ancora tanto per me. La sensazione è giusta. È stato così. E spero che ci sia ancora molto da fare. I primissimi tempi arrivavo col mio bel trolley, con la convinzione che avrei dovuto fare un ricovero, invece tornavo a casa ogni giorno.  Dopo un po' non l' ho più portato.  Era solo d'ingombro.

Mi sono convinta che il trolley portato in ospedale mi porti fortuna. Torna sempre indietro. E io con lui. L'ultima volta è stato a dicembre dello scorso anno. Dovevo già recarmi in ospedale per i consueti esami, visite e terapie.  Mi alzo e vengo colpita da una violentissima cistite emorragica. Non sapendo cos'era e come poteva evolvere, decido di portare il mio trolley, sempre pronto, nell'eventualità neanche tanto remota di un ricovero.  Manco a dirlo, dopo vari accertamenti e cure, perché non era una bella cosa, siamo tornati a casa, io, Elio e il fido trolley. Io più vispa che mai. Vuoi vedere che il trolley mi porta bene?

Anche il giorno fu un lungo giorno. Tanta paura, tanti dolori, ma poi passò anche quella.  Ecco questo è uno dei miei, anzi dei nostri giorni ( miei e di mio marito) in ospedale. 
Ma riparto dall' inizio per fare una breve escursione in tutti questi anni...