I pazienti sono tutti uguali?

I pazienti sono tutti uguali?

  • di Redazione
  • 26 Marzo 2019
  • Rita, poesie e non solo

Ritorna l’emozionante appuntamento del martedì con la rubrica "Rita poesie e non solo" curata dalla nostra magica amica Rita Meleddu.

In tutti questi anni di frequentazione ospedaliera ho avuto modo di osservare il comportamento di molti pazienti, ne ho dedotto ma questo è normale, che non sono tutti uguali, si potrebbero dividere in alcune categorie e precisamente :
1) I  pazienti poco pazienti, sono quelli che hanno poca pazienza, vorrebbero tutto e subito e se non lo ottengono se la prendono con tutti, protestano per ogni piccolo intoppo e non va bene niente, non capiscono che non ci sono solo loro in quel momento in ospedale, ma decine di persone che hanno i loro stessi problemi. Questi pazienti dovrebbero scendere dal trono in cui loro stessi si innalzano  ed essere più comprensivi con chi lavora negli ospedali e non sta certo lì a grattarsi tutto il giorno.
2) I sapientoni. Formatisi alla scuola di Internet e quindi col niente, sanno tutto e a sentir loro ne sanno più dei medici, oncologi o chirurghi che siano, che voglio dire, qualcosa l'avranno pur studiata. Ma questo genere di paziente è convinto di sapere tutto, cure eventuali comprese, e se cerchi di fargli capire  che quello che affermano non è vero, perché non ha nessun fondamento, ti rispondono: "L' ho letto in Internet", un po' come quando si dice: "L' ha detto la televisione", ma anche alla televisione delle volte si dicono delle stupidaggini. Il fatto è che queste persone, alcune volte, possono essere pericolose, sono talmente convinte di quello che dicono che possono influenzare delle altre più ingenue. Molti di questi pazienti addirittura consigliano farmaci, ma per poter consigliare qualsiasi cosa, lo si deve conoscere bene, non parlare per sentito dire. Io non me la sento di consigliare neppure una Tachipirina, perché posso sapere che effetto fa su di me un tal farmaco ma non su un’ altra persona. Se poi parlo di qualche farmaco è perché ne sono a conoscenza, perché provato su di me, ma certo non vado a consigliarlo ad alcuno. Faccio parte di vari gruppi di pazienti oncologiche e delle volte rimango basita di fronte a certi atteggiamenti. Persone che consigliano  addirittura una chemio, di cui naturalmente non essendo medici, non hanno alcuna conoscenza scientifica, però siccome l' hanno fatta loro o qualcuno di loro conoscenza, e avendo avuto risultati, si sentono di consigliarla. Per fortuna che per assumere una terapia come la chemio c'è bisogno di uno specialista che la prescriva, non oso pensare a cosa potrebbe succedere se la decisione di fare una chemio piuttosto che a un'altra dipendesse dal paziente. Certo, ho estremizzato e citato casi limite perché non potrà mai accadere che un paziente si prescriva una chemio da solo, ma questi pazienti super convinti di sapere tutto possono diventare persino pericolosi. Finché quello che dicono lo provano sulla loro pelle è un conto, quando invece riescono a convincere gli altri, può essere un grosso guaio.
3) I creduloni. In questo caso mi posso riallacciare a quanto detto sopra: spesso complice anche la disperazione si crede a chiunque sembra saperne più di loro. Si crede a tutto e si vuole provare tutto, senza pensare ai rischi che si corrono. Credetemi, esistono pazienti di un'ingenuità disarmante, prendono tutto per oro colato, credono persino che gli asini volino. Riferiscono di cure improbabili, spesso proposte da ciarlatani e sono così sicuri di quello che dicono che io ne rimango ogni volta stupita.  Ditemi voi come si può credere che il bicarbonato guarisce il cancro? E il limone, vabbè per il limone fondamentale è assumerne il succo al mattino a stomaco vuoto, in un bel bicchiere di acqua tiepida. Ora, io sono sicura che una bella limonata fa sempre bene, assunta in questo modo aiuta a purificare l'organismo e a combattere la stitichezza, ma da qui a curare e vincere (perché è quello che dicono) il cancro, ce ne corre... I pazienti creduloni sono pericolosi per loro stessi, spesso fanno ricerche in Internet per conto loro ed eccoli pronti ad assumere i preparati più strani senza pensare che certi intrugli possono interferire o addirittura annullare l'effetto delle terapie, quelle serie però, che si stanno facendo. Facciamo l' esempio del preparato all'  aloe arborescens. Di cosa si tratta? Si tratta di un preparato composto dal succo derivato dalle foglie di aloe arborescens, del miele e l' aggiunta di pochissimo liquore, in genere acqua vite. È un composto che visti gli ingredienti si può facilmente preparare in casa e questo ne rende facile l'approvvigionamento. Questo preparato posso confermare perché l' ho assunto anch' io, è un potente ricostituente naturale, apporta molte vitamine e aiuta persino per regolare l' intestino, ma anche qui, pensare che possa curare il cancro francamente mi sembra eccessivo, soprattutto può essere dannoso invece che benefico se assunto in concomitanza con le terapie o come spesso accade, sostituito ad esse. È buona norma non prendere mai iniziative personali, ma avvisare e chiedere sempre all' oncologo di riferimento che saprà ben consigliare.  Molti pazienti sottovalutano i rischi che si corrono a fare certi miscugli. Molti preparati caserecci, all' apparenza innocui, possono invece interferire con le cure, dunque massima attenzione. Stesso discorso vale per l'Artemisia e la cannabis, può anche essere che siano efficaci ed aiutino ( io però non credo che da soli curino il cancro), ma prima di assumerli, il medico che vi segue deve esserne a conoscenza. Naturalmente spesso chi fa uso di questi prodotti, non la pensa come me e prende la qualunque senza parlarne al medico, attenti perché le conseguenze possono essere molto ma molto serie. Molti pazienti credendo a tutto ciò che leggono si sono ridotti a uno scheletro, seguendo la teoria dell'affamare il tumore secondo il concetto che dice che più togliamo terreno fertile (grasso) al tumore, più probabilità abbiamo di guarire. In questa teoria c'è qualcosa di vero, nel senso che una dieta eccessivamente ricca di grassi, proteine animali, zuccheri, farine raffinate e latticini, bene non fa, ma non si può pensare che privandosi in modo brusco e talvolta del tutto di tanti nutrienti dei quali il nostro corpo ha bisogno, si uccida il cancro, ci uccidiamo noi!!! Il nostro corpo per poter fronteggiare il tumore ha bisogno di essere forte e una giusta alimentazione può contrastarlo, una privazione netta no!!
Attenzione dunque, bisogna saper leggere le notizie, non prendere per oro colato qualsiasi cosa venga scritta o detta.
4)I pazienti spavaldi. Qui c'è poco da dire, non temono nulla, buon per loro, ma non si deve mai sottovalutare o prendere sotto gamba la potenza del cancro.
5) Gli impauriti. In questa categoria rientrano tutti. Chi non ha paura del cancro? Persino gli spavaldi che apparentemente non temono nulla, almeno al momento della diagnosi un po' di tremarella l' avranno avuta. La paura non è sempre una sensazione negativa, ci spinge ad andare a fare le visite quando sentiamo che in noi c'è qualcosa che non va, ci salva, se ne avessimo ci butteremo in un mare in tempesta pur non sapendo nuotare, o attraverseremo la strada senza guardare se stanno passando delle automobili. La paura ci pone un freno e non facciamo azioni scellerate, allo stesso tempo però nella malattia, dopo i primi momenti di sgomento, non dobbiamo lasciarci sopraffare dalla paura, e restare impotenti aspettando che si compia il nostro destino, ma  dobbiamo vincerla e affrontare con determinazione tutto ciò che ci è utile per combattere.
6)I rassegnati.  Conosco tanti pazienti rassegnati.  Pensano che la loro fine sia prossima e restano in attesa. Io ho accettato la mia malattia ma non mi sono mai rassegnata.  Finché avrò armi a disposizione combatterò. Mai rassegnarsi, c'è sempre una via d'uscita, se non c'è dobbiamo cercarla in tutti i modi. Qualcosa da fare esiste sempre.
7) I realisti. Sono quelli che sanno della loro situazione, ne sono consapevoli, la analizzano, non si fanno illusioni, sanno che di cancro si può morire, ma si può anche vivere e condurre una vita normale e fanno tutto ciò che è in loro potere per curarsi. Mi riconosco in questa categoria, sono molto realista, so che non posso guarire, ma so anche che le cure intraprese fino a ora mi consentono di vivere pur accompagnata dalla malattia.
8) I fiduciosi. Mi riconosco anche in questa categoria. Ho sempre avuto un' immensa fiducia nei medici che mi hanno preso in cura (le mie amate dottoresse lo sanno) e in chi mi assiste. La fiducia e l' essere positivi, pensare che c'è una soluzione a tutto porta solo benefici. La fiducia, va di pari passo con la speranza, pensare sempre che il domani sarà migliore dell' oggi e qualcosa di buono accadrà. Il paziente fiducioso vive meglio tutto il percorso di malattia, perché è  sempre sostenuto da una forza interiore che neppure gli eventi più dolorosi riescono a scalfire.
9) Gli sfiduciati. Sono coloro che vivono peggio la malattia. Partono già dal presupposto che per loro non ci sia nulla da fare e ogni cura sia vana. Non hanno alcuna fiducia nel medico che li cura e questo è un atteggiamento sbagliato.  Nessuna cura li potrà salvare. Tutto ciò che ho scritto è frutto delle mie conoscenze. In 10 anni di malattia ho parlato con decine di pazienti e ognuno ha il suo modo di reagire di fronte alla malattia. Ho sentito pazienti chiaramente sfiduciati, disprezzare il proprio oncologo o oncologa, dire addirittura che non vale niente, perché non guariscono, alcuni pazienti decidono di cambiare oncologo ( ne hanno facoltà) salvo poi non essere contenti lo stesso, perché magari la malattia avanza. Ma i medici sono medici, non maghi. Ripeto che la fiducia deve essere alla base del rapporto medico/paziente. Chi ha fiducia in chi la cura ha una marcia in più.  
10) I fatalisti. Credono in un destino già scritto e al quale non si può sfuggire. In pratica "vada come vada". Anche io per certi versi credo nel destino e sono anche convinta che non dobbiamo stare inermi in attesa che si compia, ma metterci del nostro per cambiarlo in meglio. Ci vuole tanta  pazienza e molta forza di volontà, ma qualche volta si riesce.
Queste che ho descritto sono categorie di pazienti secondo la mia esperienza e i miei punti di vista. Ne esistono tante altre, ma mi pare di aver scritto abbastanza e visto che mi allungo spesso e volentieri,  per ora va bene così.