Anche quando lo stare male diventa la normalità, non deve venir meno la speranza

Anche quando lo stare male diventa la normalità, non deve venir meno la speranza

  • di Redazione
  • 12 Novembre 2019
  • Rita, poesie e non solo

Ritorna l'imperdibile appuntamento del martedì con la rubrica curata dalla nostra magica Rita Meleddu

Dopo una quindicina di giorni di silenzio forzato, la voce sembra essere tornata, anche se a momenti scompare di nuovo, quindi diciamo che è tornata ma non del tutto, e ringrazio per i tanti suggerimenti ricevuti. I disturbi respiratori invece persistono, ma lo so bene che dipendono dalla malattia. Anche in questo caso, come succede per quanto riguarda la voce, non è sempre uguale, capace che riesco a camminare speditamente anche per un lungo tragitto e il respiro è regolare, e, magari salgo una o due rampe di scale, poi devo fermarmi per riprendere fiato e in quell' occasione sopraggiunge anche la tachicardia, mi sento il cuore in gola tanto batte veloce che devo necessariamente fermarmi, per cercare di  riportare le cose alla normalità. Sì, ma qual' è per me la normalità? Ormai anche star male un po' meno del solito, è un privilegio e allora se lo stare sempre male diventa normale, migliorare un po' diventa l'eccezione. La malattia ha ormai interessato gran parte del corpo e sembra che per me non ci debbano essere più giorni tranquilli, perché se non sto male per una cosa, lo sono per un'altra e come dico spesso, ogni giorno ce n'è una, o per dirla come il titolo del mio racconto della settimana scorsa "non c'è mai limite al peggio". Ad ogni modo, poiché in me convivono due personalità distinte: quella razionale che vede e analizza le cose in tutta la loro verità e crudezza, e quella sognatrice o fantasiosa, che riesce ad alleggerire le situazioni, pensando che le cose  possono sempre cambiare oltre ogni speranza, allora mi aggrappo ad essa e vado avanti per la mia strada. Del resto amo vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, e quasi sempre la parte più lieta e giocosa di me mette a tacere l'altra che fa nefaste previsioni, ben consapevole della gravità della malattia. Insomma sono un po' come Peter Pan, cerco di coltivare l'eterno bambino che è in me e in tutti noi, solo che certi non lo sanno. Faccio un esempio pratico per far capire un po' come sono e ragiono. Ritiro la tac, la leggo immediatamente e poiché riesco a intuire qualcosa comincio a elencare i punti del mio corpo visitati dal tumore e viene fuori una sorta di "ce l' ho, ce l' ho", come si fa quando si raccolgono le figurine degli album dei giocatori di calcio. Dopo il lungo elenco ed essermi ripresa dalla sorpresa (che c'è sempre), esclamo :"Però qui, qui e qui non c'è" e quel non esserci del tumore in certi punti diventa la mia speranza fino ai prossimi controlli, salvo peggioramenti improvvisi, che non sono tanto improbabili, quando la situazione non è proprio idilliaca. Ho ormai capito che con questa malattia, soprattutto quando è metastatica bisogna sempre stare all'erta, come una sentinella a guardia di una polveriera, che sobbalza e si insospettisce ad ogni minimo rumore,  ascoltare il proprio corpo, dar peso ad ogni singolo sintomo e cambiamento, che ci sembra possa riferirsi alla malattia, parlandone poi col proprio medico che vedrà se è il caso di fare altri accettamenti. Questo stare all' erta e in continua tensione può servire e non servire, in quanto la malattia, mi dispiace dirlo, se vuole ti frega lo stesso perché si può forse prevedere dove colpirà ma non credo si possa sempre impedire ad essa di farlo. Essendo metastatica poi so bene che la mia, per il momento, per le conoscenze attuali, è curabile ma non guaribile, salvo rare eccezioni, certo però si può convivere a lungo con essa delle volte con qualità di vita accettabili, altre decisamente meno, anzi, con grandi sofferenze ma nulla mi impedisce di sognare e sperare che per me ci possa essere ancora un'opportunità di vita. È già accaduto più volte di essere stata intrappolata dalla malattia molto seriamente e poi di essere riuscita ad uscirne con l' aiuto indispensabile di chi mi cura, ma questo vale per tutti. Ho detto altre volte ma ripetere giova, che anche la situazione più drammatica, contro ogni previsione può cambiare in meglio, e allora crediamoci sempre!