(Zaino)

(Zaino)

  • di Redazione
  • 10 Dicembre 2020
  • (Parole tra parentesi)

Ritorna l’appuntamento del giovedì con la rubrica (Parole tra parentesi) curata dall’amica Monica Badas che non smette mai di emozionarci.

Sacco di grossa tela o di altro materiale molto resistente e impermeabile, che si porta appeso alle spalle, generalmente usato per trasportare oggetti vari. Quando si prepara uno zaino significa che si sta per partire: una gita, una camminata, un campo scout, un trekking, un viaggio. Il solo pensiero di prepararlo spesso ci proietta in avanti e ci fa sognare o fantasticare la meta, la voglia di staccare la spina con la quotidianità, il desiderio di trascorrere con leggerezza e spensieratezza quella o quelle giornate. Se ci pensate lo zaino non è solo un oggetto, è molto di più. E’ un piccolo mondo in cui inseriamo le cose che riteniamo utili per l’esperienza che ci approcciamo a vivere, è una piccola casa trasportabile, fatta di elementi essenziali e unici. La vera sfida è riuscire a capire quali sono gli  elementi "essenziali e unici", quelli veramente "utili". Una volta stabilito il nostro personale criterio di utilità, lo zaino agisce come un filtro: non importa il nostro attaccamento agli oggetti, la loro marca o il loro costo, quello che rimane fuori dallo zaino è meno utile di quello che decidiamo di mettere. La sua ampiezza ci indica la giusta misura di ciò che realmente ci serve,  oltre quello abbiamo il superfluo. Anche nella vita di tutti i giorni dovremmo avere la capacità di lasciare fuori dalla nostra vita tutto ciò che ci appesantisce, rallenta o impedisce di muoverci liberamente. Ognuno di noi ha il suo zaino fatto di esperienze positive o negative, di emozioni, di paure, di vortici di pensieri, di aspettative, di relazioni, di perdite, di momenti di tristezza o di abbandono e spesso quel fardello  diventa un macigno pesante da trasportare. Nella malattia ho imparato ad alleggerire il mio zaino cercando di lasciare andare tutto quello che mi veniva detto, imposto, suggerito, i problemi degli altri di cui mi sono fatta sempre carico, le emozioni del passato su cui tornavo ciclicamente. Sono diventata "sanamente  egoista" e ho tenuto per me le cose veramente importanti come: le emozioni che mi facevano star bene, le piccole grandi cose di tutti i giorni, ma soprattutto ho lasciato nello zaino uno spazio vuoto per riempirlo con il "nuovo". Durante i mesi di cura ho conosciuto una ragazza che aveva appena finito le sue cure. Desiderava partire in Argentina, voleva ricominciare la sua vita in un paese che le faceva battere il cuore. Aveva iniziato a programmare il suo viaggio, a riempire lo "zaino" con tanta voglia di ricominciare e di essere finalmente padrona della sua vita. Aspettava l’ok dei medici, un lasciapassare che non è mai arrivato. Ora la immagino con il suo zaino in spalla a parlare una nuova lingua in mezzo a un popolo che l’ha accolta con il sorriso.