

(Amicizia)
- di Redazione
- 18 Marzo 2021
- (Parole tra parentesi)
Ritorna il profondo appuntamento bisettimanale del giovedì con la rubrica curata dalla nostra Monica Badas che riflette sull’ amicizia
Ho sempre pensato che l'amicizia sia uno dei sentimenti più belli da vivere perchè dà ricchezza, emozioni, complicità. Un giorno come un altro ci si vede, ci si sceglie, si costruisce una sorta di intimità e si diventa "amici". Ci sono le amicizie nate sui banchi di scuola, quelle nate dalla condivisione di uno sport, le amicizie di lunga data e quelle che ti accompagnano solo per brevi periodi. Avere una cerchia di amici aiuta a vivere con più leggerezza, passare del tempo con loro favorisce lo spezzare il circolo vizioso del pensiero fisso, permette di ri-considerare i problemi, scalda il cuore perché l'amico è quello che ti lascia parlare, dice la sua, ma non ti giudica. Se guardo indietro ai mesi della malattia ho visto alcuni rapporti di amicizia traballare, proprio quelle amiche sulle quali immaginavo di poter contare non erano presenti come avrei voluto e sperato. Ognuna di loro raccontava la propria vita: il lavoro, la famiglia, i piccoli problemi di tutti i giorni che sembravano problemi insormontabili. La verità è che mi sentivo estranea a quella quotidianità perché la vita per me aveva un sapore diverso: prelievi, valori, chemio, nausea, cortisone, pianti, risate, divano. La mia vita era uno tzunami di emozioni e stravolgimenti. Ed è in questo momento che ho conosciuto le "onco-amiche" ognuna con la sua storia, con le proprie difficoltà. C’era chi stava terminando la chemio, chi doveva iniziarla, chi era in follow-up, chi aveva una malattia avanzata, ma tutte accomunate dalla voglia di farcela, di guardare avanti con il sorriso. Alcune di loro le ho salutate perché "il cancro" ancora miete vittime, ma di ognuna conservo i messaggi, le confidenze e la speranza di guarire. Alla fine delle cure ho recuperato le mie "amiche storiche" scoprendo che il loro affetto non solo era cresciuto nei miei confronti, ma che la loro assenza-presenza era dettata dalla difficoltà di capire come starmi vicino.