(Accoglienza)

(Accoglienza)

  • di Redazione
  • 7 Gennaio 2021
  • (Parole tra parentesi)

Anche oggi, in questo giovedì di gennaio le nobili e delicate parole della nostra dolcissima Monica Badas ci scaldano il cuore

L’atto di accogliere, di ricevere una persona. Per me è quella sensazione che ti avvolge con calore, senza riserve, senza giudizio, senza se e senza ma, in modo incondizionato. In una società frenetica e competitiva come la nostra, contraddistinta da ritmi convulsi, spesso ci dimentichiamo di accogliere ed essere accolti. Tante volte capita di sentirsi camminare sui carboni ardenti, in punta di piedi, guardandosi le spalle per paura di farsi male e di far male. Un gesto, una iniziativa, una frase detta con leggerezza, può essere vista e letta da chi ti sta attorno nella maniera sbagliata e si trasforma in un errore, in un macigno così pesante che a portarlo anche solo pochi giorni trasforma il battito del cuore, il peso sulle spalle, il vortice dei pensieri. Quanto vorresti tornare indietro per poter cambiare quelle sensazioni e quanto è difficile farlo. Allora mi domando perché accade? Forse perché ci dimentichiamo di accogliere, di ascoltare, di comprendere, di vestire i panni dell’altro anche solo per un momento. 

Se rifletto sull’accoglienza penso alle mie amiche storiche e a "Mai più sole". Devo tornare indietro di almeno 4 anni quando aprendo il mio cellulare trovai un messaggio che mi invitava a raccontare attraverso un'intervista la mia esperienza con il signor K. Lusingata da quel messaggio di Vale accettai senza riserve. Come spesso accade la mia parte istintiva rispose di sì, mentre la mia parte razionale iniziò con tante domande: cosa dire, come dirlo, dove trovare una location che mi caratterizzi? Mi fermo, respiro e decido: Monte Claro, futon sotto un albero, dove spesso sono andata a fare shiatsu, un spazio verde dove lo sguardo può perdersi nel blu del cielo, dove senti le voci in lontananza, dove sei un tutt’uno con la natura senza pensieri in contatto con te stessa. 

Il giorno dell’intervista mi recai al parco in anticipo per posizionare il mio futon e aspettare. Nel giro di pochi minuti mi ritrovai non una Vale, ma due Vale che trasmettevano sorrisi ed energia con una risata contagiosa e chiassosa. L’intervista è stata una chiacchierata spontanea, senza troppe aspettative, senza macchinazioni, come si fa con amiche che conosci da tanto tempo. Ricordo che mi colpì tanto il loro modo di accogliere, gli occhi non giudicanti, l’energia tangibile e inondante che rimane dentro di te anche dopo averle salutate. Dopo quella serata estiva, a malincuore, ho dovuto declinare diversi inviti come le partite di calcetto, un po’ perché non ho mai toccato un pallone di calcio, un po’ perché gli incastri lavorativi non mi permettevano di esserci, un po’ perché i tempi non erano maturi o perché semplicemente doveva andare così. In quel periodo, però, ho sempre conservato dentro di me quella sensazione di accoglienza, quelle risate inarrestabili, quel modo di rapportarsi leggero, senza ansie, senza troppi pensieri, senza doversi sentire sempre all'altezza dell’altro o della situazione. Poi, come spesso accade, ogni tanto leggevo e guardavo la pagina facebook di Mai più sole, in punta di piedi, mandavo un messaggio, uscivo per una camminata, buttavo giù qualche idea e ancora una volta il senso di accoglienza, una boccata di ossigeno.

Poi c’è stato "Un calcio al cancro" e la mia prima entrata in un campo di calcetto. Vale attendeva "Fragolina", ma mi aveva regalato le scarpette da calcetto... come potevo deluderla? Accettai la proposta anche se una parte di me si sarebbe voluta tirare indietro, e invece? Mi sono divertita e ho trovato, non solo tanta complicità, ma autenticità nelle persone conosciute. E da lì ancora tanti inviti, declini e la sensazione di accoglienza allo stesso tempo. È stato come un corteggiamento lungo e continuo. Fino a quando la vita ci ha servito una occasione, il 25 gennaio con l’evento "Le donne fanno rete", un bellissimo pomeriggio di prevenzione e da lì è stato un crescendo: la rubrica "Parole tra parentesi",  anche se non sono una scrittrice e ogni volta che scrivo mi domando se arrivo a chi legge, la partecipazione al "Convegno Mai più sole" in modalità asincrona nel bel mezzo del lockdown, lavoretti per raccogliere fondi. Nel giro di un anno mi ci sono trovata dentro perché nulla accade per caso, ora i tempi sono maturi, gli inviti meno declinati, la voglia di esserci maggiormente e soprattutto la possibilità di dare con leggerezza e naturalezza. Ho trovato accoglienza, sento di essere stata vista nella mia parte più intima e riservata, con loro mi sento veramente me stessa senza paure, senza giudizio, mi hanno insegnato a "BUTTARMI". Galeotta fu l’intervista e ora… peggio per voi, non vi libererete facilmente di me.