Uno studio italiano suggerisce come potenziare l’immunoterapia

Uno studio italiano suggerisce come potenziare l’immunoterapia

  • di Redazione
  • 27 Settembre 2023
  • Italia ed estero

Un ceppo di batteri intestinali, il Lactobacillus paracasei, sarebbe in grado di potenziare l’effetto dell’immunoterapia contro i tumori. E’ questo che rivela lo studio, pubblicato di recente su Cancer Cell, frutto di una lunga ricerca italiana, guidata da Maria Rescigno, responsabile del Laboratorio di Immunologia delle Mucose e Microbiota di IRCCS Istituto Clinico Humanitas e prorettrice alla Ricerca di Humanitas University. 
I ricercatori hanno scoperto che le molecole prodotte dal Lactobacillus paracasei rendono le cellule tumorali riconoscibili da parte del sistema immunitario, che può così "attaccarle". 

Già dal 2015 si sa che il microbiota intestinale, anche conosciuto da alcuni come flora intestinale, può influenzare la risposta ad alcune terapie contro il cancro, tra cui le immunoterapie. Per il melanoma e per altri tumori di origine epiteliale, ad esempio, si è osservato che il tipo e la quantità dei ceppi batterici presenti nell’intestino sono associati sia all’efficacia del trattamento, sia alla gravità degli eventi avversi. 

La dottoressa Rescigno e i colleghi hanno studiato le molecole prodotte dai batteri intestinali, chiamate postbiotici. "L’interesse verso i postbiotici è dovuto a due aspetti fondamentali - spiega la professionista -. Il primo è la loro capacità di attraversare la barriera vascolare intestinale e, quindi, di influenzare in modo sistemico l’organismo attraverso il sangue; la seconda è che costituiscono uno strumento terapeutico più preciso e potente: invece di trapiantare o modificare il microbiota – come viene fatto in alcuni studi – si agisce a valle, somministrando direttamente e solo i prodotti metabolici benefici".

Le indagini, finanziate dalla Fondazione AIRC, hanno portato a identificare il Lactobacillus paracasei (già conosciuto per le sue proprietà antinfiammatorie) come uno dei ceppi del microbiota intestinale di maggiore interesse.
I ricercatori hanno scoperto che il postbiotico prodotto da questi batteri ha la capacità di individuare le cellule tumorali. 

Cosa cambia rispetto ad oggi? I farmaci immunoterapici agiscono sbloccando i freni (chiamati in biologia checkpoint) che impediscono al sistema immunitario di riconoscere e attaccare le cellule tumorali. Non sempre, però, si dimostrano sufficienti, perché il tumore è bravo a nascondersi e lo fa in molte occasioni celando alcuni recettori chiamati HLA. "Il silenziamento dei recettori HLA, che permette ai tumori di sfuggire al sistema immunitario, è un meccanismo ben conosciuto e descritto in molti tipi di cancro, tra cui il melanoma, il tumore del seno, del colon-retto, dei polmoni e della vescica" spiega Valentina Ferrari, oggi all’IRB di Bellinzona e prima autrice dell’articolo, il cui lavoro su questo studio in Humanitas è stato possibile grazie a una borsa di ricerca della Alan Ghitis Assocation. Questa è però la prima volta che viene dimostrata la capacità dei postbiotici, e quindi del microbiota, di influenzare l’espressione di HLA sulle cellule tumorali e di rendere il tumore più riconoscibile dal nostro sistema immunitario.

I ricercatori hanno anche dimostrato, in modelli sperimentali di cancro del colon-retto e del seno, che l’aggiunta di questi specifici postbiotici agli inibitori dei checkpoint immunitari è in grado di contrastare la crescita del tumore con maggiore efficacia, potenziando quindi l’immunoterapia. "Sebbene conosciamo da decenni il meccanismo tumorale di elusione della risposta immunitaria tramite la soppressione dei recettori HLA, prima d’ora non si era mai riusciti a trovare un rimedio sicuro ed efficace. Ecco perché il risultato ottenuto è così significativo, anche se per ora i risultati ottenuti sono limitati a esperimenti di laboratorio – conclude Rescigno –. Il prossimo passo sarà avviare una sperimentazione clinica per verificare se l’approccio può costituire una nuova ed efficace strategia terapeutica per i pazienti che non rispondono alle immunoterapie".

Che la ricerca vada avanti, per ora sembra che la svolta possa essere proprio combinare i postbiotici all’immunoterapia.