Tumore ovarico: sette azioni per un cambio di rotta nella diagnosi

Tumore ovarico: sette azioni per un cambio di rotta nella diagnosi

  • di Redazione
  • 21 Settembre 2023
  • Italia ed estero

Aumentare l'informazione per promuovere scelte di cura più consapevoli, sostenere la ricerca per la diagnosi precoce, aprire ai test genomici per rendere possibili le cure personalizzate: sono alcune delle 7 azioni contenute nel Manifesto Acto 2.0 per migliorare la presa in carico delle donne con tumore ovarico, presentato al ministero della Salute per la Giornata mondiale dei Tumori Ginecologici, celebratasi il 20 settembre.

Solo il 27% delle pazienti, secondo un'indagine di Acto (Alleanza contro il Tumore Ovarico) Italia, dichiara di aver scelto il proprio centro in base alla specializzazione nel carcinoma ovarico.

"Questo è un aspetto centrale soprattutto quando parliamo del trattamento chirurgico, che oggi rappresenta la terapia d'elezione in tutte le fasi della malattia", ha affermato Giovanni Scambia, direttore Uoc Ginecologia Oncologica Policlinico Gemelli Iccs di Roma.

"È necessario e urgente promuovere un nuovo cambio di rotta nella gestione del tumore ovarico anche partendo dal presupposto che si vive di più anche con il tumore ovarico, di conseguenza è diventato necessario prendersi cura della persona, oltre che curare la malattia", ha affermato Nicoletta Cerana, presidente Acto Italia.

Il percorso-viaggio nella malattia, dalla diagnosi alla cura, può essere difficile e doloroso, come ha sottolineato l'attrice Nancy Brilli, intervenuta nella veste di madrina alla presentazione del libro bianco, sostenuto da Roche e Gsk. "Ho sempre sofferto di endometriosi, poi mi è stato diagnosticato il tumore ovarico. Ho aderito con piacere al progetto per contribuire a dare voce alle istanze delle donne con questa neoplasia, alle loro storie e a quello che significano".

"Quello che cerchiamo di fare con il nostro movimento, che raggruppa 45 associazioni, è far sì che i servizi viaggino alla stessa velocità con cui corre la scienza, per migliorare la vita di chi deve lottare contro il cancro", ha concluso Annamaria Mancuso, presidente di Salute Donna e coordinatrice del gruppo 'La salute: un bene da difendere, un diritto da promuovere’.