Sono 107 i marcatori del sangue che predicono i rischi tumore con 7 anni di anticipo
- di Redazione
- 30 Maggio 2024
- Italia ed estero
Grazie a due diversi studi guidati dall'Università di Oxford e pubblicati sulla rivista specializzata Nature Communications, i riflettori della comunità scientifica si stanno concentrando su un gruppo di 618 proteine nel sangue che potrebbero rivelarsi fondamentali per anticipare la diagnosi dei tumori. In particolare sarebbero 107 i marcatori spia in grado di segnalare con almeno 7 anni di anticipo la possibile diagnosi.
Il primo studio è stato condotto analizzando i campioni di sangue di oltre 44.645 persone contenuti nella UK Biobank, inclusi i 4.900 campioni di soggetti che hanno poi sviluppato un tumore. Confrontando le proteine presenti nel sangue dei soggetti colpiti da tumore e di quelli che, invece, non si sono ammalati, i ricercatori britannici sono riusciti a identificare le varie proteine che potrebbero essere un campanello d'allarme. 182 di queste, si legge nello studio, erano presenti già tre anni prima della diagnosi di tumore, ma saranno ora necessari ulteriori approfondimenti per capire se e come questa scoperta potrà rivelarsi fondamentale nella prevenzione.
Il secondo studio, pubblicato lo scorso aprile, ha visto i ricercatori impegnati nella valutazione delle informazioni genetiche derivanti da oltre 300mila casi di tumore con l'obiettivo di capire due cose: quali proteine potrebbero essere coinvolte nello sviluppo della malattia e quali tra queste potrebbero diventare bersaglio di nuovi trattamenti contro il tumore. I ricercatori sono così riusciti a individuare 40 proteine che influenzerebbero il rischio di sviluppare nove diversi tipi di tumore, incluso il cancro al seno e al pancreas.
Il passo successivo è stato scoprire che alterando quelle proteine sarebbe possibile aumentare o diminuire il rischio di sviluppare il tumore, ma su questo aspetto siamo ancora agli albori dal momento che, come ammesso dagli stessi ricercatori, tale alterazione potrebbe portare a effetti collaterali indesiderati.
"Siamo lontani, ma facciamo progressi su una strada che una volta era impensabile. Il nostro scopo è arrivare ad avere dei farmaci che possono essere somministrati a persone sane a maggiore rischio di cancro per limitare il pericolo che lo sviluppino, ma prima di procedere con sperimentazioni sulle persone servono ancora approfonditi studi e verifiche", ha commentato l’epidemiologo Karl Smith-Byrne, autore senior del primo studio.