Nuova terapia per il tumore della cervice uterina nelle pazienti in stadio avanzato

Nuova terapia per il tumore della cervice uterina nelle pazienti in stadio avanzato

  • di Redazione
  • 25 Marzo 2021
  • Italia ed estero

In Italia il carcinoma della cervice uterina rappresenta il quinto tumore più frequente nelle donne giovani, sotto i 50 anni di età, con circa 2.400 nuove diagnosi registrate nel 2020. Questo tumore potrebbe scomparire del tutto grazie al vaccino contro il Papillomavirus o HPV, ma questa strada nel nostro Paese è ancora poco praticata, così come la diagnosi precoce grazie al Pap-test e l'HPV-Dna test, esami gratuiti offerti dal Servizio sanitario nazionale e in grado di individuare eventuali alterazioni delle cellule del collo dell'utero prima che diventino cancerose.

"Le lesioni pre-cancerose impiegano molti anni a trasformarsi in tumore e, grazie alla diagnosi precoce con Pap test e HPV-Dna test, si possono individuare e rimuovere per tempo, con diverse strategie oggi disponibili, le lesioni precancerose prima ancora che la neoplasia si sviluppi. Ma soltanto il 68% delle donne a cui viene diagnosticato un carcinoma della cervice uterina è vivo a cinque anni dalla diagnosi, segno inequivocabile che la prevenzione non viene sfruttata e che anche i sintomi vengono trascurati a lungo", ha dichiarato Domenica Lorusso, professore associato di Ginecologia Oncologica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

Se scoperto ai primi stadi questo tipo di cancro può essere curato in modo meno invasivo e con successo, consentendo la guarigione completa delle pazienti. "In generale, gli stadi precoci di malattia (ovvero i tumori inferiori ai 4 centimetri, confinati alla cervice) possono essere trattati con la sola chirurgia, che prevede comunque un'isterectomia radicale (cioè la completa asportazione dell’utero), mentre quelli localmente avanzati necessitano di un approccio integrato di radio e chemioterapia concomitante. Se però il tumore viene scoperto in fase metastatica o recidiva dopo le cure le cose si complicano molto: dopo la prima linea di chemioterapia, infatti, non abbiamo nessun'altra terapia standard di seconda linea. In pratica, si stanno sperimentando diverse soluzioni con l’immunoterapia, ma al momento non esiste una cura approvata efficace e le risposte alla chemioterapia con qualsiasi farmaco sono inferiori al 10%", ha spiegato la dottoressa Lorusso, responsabile della ricerca clinica della Fondazione Policlinico Universitario Gemelli.

Potremo però essere davanti a una svolta con i risultati di uno studio di fase tre, l'ultima prima dell'approvazione di un medicinale, con un nuovo anticorpo monoclonale anti-PD-1, cemiplimab, per il quale sono state arruolate circa 600 pazienti (età media 51 anni) con cancro della cervice in stadio avanzato precedentemente sottoposte a chemioterapia.

La sperimentazione ha incluso donne sia con carcinoma a cellule squamose sia con adenocarcinoma, randomizzate a ricevere cemiplimab in monoterapia o uno dei trattamenti chemioterapici usati comunemente a scelta dello sperimentatore (pemetrexed, vinorelbina, topotecan, irinotecan o gemcitabina). Lo studio è stato interrotto in anticipo per il risultato positivo sulla sopravvivenza globale con gli esiti che hanno mostrato che il nuovo medicinale immunoterapico migliora la sopravvivenza complessiva e riduce il rischio di morte rispetto alla chemioterapia.

Cemiplimab è un anticorpo monoclonale completamente umano che ha come obiettivo il recettore del checkpoint immunitario PD-1, legandosi al quale riesce a bloccare le cellule tumorali. "Il cancro della cervice recidivato o metastatico è notoriamente difficile da trattare. Questo studio, che ha arruolato pazienti indipendentemente dal livello di espressione di PD-L1, ha dimostrato che cemiplimab aiuta le pazienti a vivere più a lungo dopo la progressione dalla chemioterapia precedente a base di platino. Cemiplimab in monoterapia è il primo farmaco ad aver dimostrato in uno studio di fase tre un miglioramento della sopravvivenza complessiva in questo difficile ambito per il quale non abbiamo alcuna cura efficace: E il risultato è ancora più importante perchè in questo studio anche gli adenocarcinomi, ritenuti meno sensibili alla immunoterapia, beneficiano del trattamento", ha concluso Lorusso.