Lo studio di sangue e urine come base per la diagnosi precoce di tumore

Lo studio di sangue e urine come base per la diagnosi precoce di tumore

  • di Redazione
  • 8 Settembre 2021
  • Italia ed estero

La ricerca si sta concentrando sempre di più nello studio di sangue e urine per scoprire il prima possibile le cellule malate sopravvissute alla terapia per analizzare le sequenze genetiche e per arrivare così alla diagnosi precoce del tumore.

Lo studio, raccolto in cinque articoli nello stesso numero della rivista Plos Medicine, è coordinato da Jeffrey Szymanski, della Washington University School of Medicine, e descrive la tecnica basata sul sequenziamento dell'intero genoma del plasma privo di cellule, utilizzata tra tumori benigni e maligni causati dalla neurofibromatosi di tipo 1, per aiutare a controllare l'efficacia delle terapie.

Anche un altro luminare propone la sua tecnica per la diagnosi precoce, Brian Nicholson, dell'Università britannica di Oxford, che utilizza test clinici di routine per stimare il rischio di cancro negli individui con una perdita di peso inattesa.

Gli altri tre studi riguardano invece la ricerca alle cellule tumorali che hanno resistito alle terapie e che potrebbero far ripartire la malattia. Lo studio condotto da Yaqi Wang, del cinese Fudan University Shanghai Cancer Center, utilizza la risonanza magnetica per immagini e la combina con misure del Dna tumorale in circolazione nel sangue per calcolare il rischio di recidive in pazienti con forme di tumore del colo retto a uno stadio avanzato.

La ricerca di cellule tumorali nel sangue dopo la terapia è anche al centro delle ricerche condotte in Australia da Jeanne Tie, del Walter and Eliza Hall Institute of Medical Research, allo scopo di prevedere eventuali ricadute in pazienti con tumore del colon-retto esteso al fegato.

L’ultima proposta è la ricerca condotta da Pradeep Chauhan, della Washington University School of Medicine, che presenta una tecnica di nuova generazione di sequenziamento del Dna tumorale identificato nelle urine e sperimentata in pazienti con tumori della vescica .Anche in questo caso l'obiettivo è quello di scovare le cellule malate sfuggite alle terapie anticancro per evitare recidive e procedere con le cure personalizzate per i pazienti.