La metà dei pazienti oncologici soffre di malnutrizione

La metà dei pazienti oncologici soffre di malnutrizione

  • di Redazione
  • 1 Dicembre 2021
  • Italia ed estero

Si è concluso a Genova il primo Policy seminar organizzato nell’ambito della campagna europea "Optimal nutritional care for all" (Onca) promossa da European nutrition for health alliance ed European society for clinical nutrition and metabolism, che vede uniti 19 Paesi europei, evento inserito all’interno del Congresso nazionale di Sinpe (Società italiana nutrizione artificiale e metabolismo).

In questo seminario è emerso che la metà dei pazienti oncologici soffre di una qualche forma di malnutrizione e quasi il 20% muore di fame prima ancora che per la malattia.

Alla base di tutto quindi ci deve essere una terapia innovativa che preveda una buona nutrizione, capace di migliorare prognosi, qualità della vita e prevenire la ricomparsa della malattia.

"E’ necessario sensibilizzare di più la politica su questo tema, in modo da abbattere le barriere che impediscono ai pazienti l’accesso a cure nutrizionali di buona qualità. Numerosi studi dimostrano come il paziente oncologico riporti un evidente beneficio nel migliorare il suo stato nutrizionale, ma questo non può essere un processo spontaneo o gestito a livello artigianale: è necessaria una presa in carico immediata da parte di un dietista e dietologo", ha spiegato Antonella Lezo, dirigente medico presso la Città della salute e della Scienza di Torino e coordinatrice del team Onca Italia.

Durante i cicli di chemioterapia spesso i pazienti hanno poco appetito, nausea, alterazione dei gusti: questo contribuisce a diminuire il tono muscolare e a renderli più fragili. "La malnutrizione è una condizione medica legata allo sbilanciamento tra apporti e bisogni: nel caso del paziente oncologico è dovuta a tante cause, effetti delle terapie, ma perdere massa magra comporta la perdita di funzioni e un peggioramento nella capacità di affrontare la patologia al meglio. Noi diciamo sempre che qualunque oncologo non rinuncerebbe mai a una terapia che aggiunga qualche giorno alla vita del paziente, e tutti gli studi dimostrano che nutrirli bene aggiunge vita", ha confermato Lezo.

A seconda dei casi è possibile quindi integrare la nutrizione del malato con alimenti a fini medici speciali, che possono essere somministrati per bocca, o attraverso sondini e flebo."Con i pazienti oncologici bisogna agire su due aspetti fondamentali, in contemporanea. Uno di questi è la terapia che agisce direttamente sulle cellule neoplastiche, attraverso la chirurgia, la chemioterapia o la radioterapia. Ma, parallelamente, è necessaria una terapia di supporto, che serve ad aumentare la resistenza del malato: ovvero una buona nutrizione, sostegno psicologico, socio-economico, controllo del dolore. Il problema è che, fino ad oggi, c’è stata poca attenzione a questi ultimi aspetti", ha ribadito Alessandro Laviano, professore associato di Medicina interna presso il Dipartimento di medicina traslazionale e di precisione all’Università Sapienza di Roma.

Ancora oggi purtroppo viene dedicata poca attenzione alla nutrizione. "In generale, i pazienti oncologici sono spesso obesi o comunque la prima percezione è che non esista un paziente oncologico malnutrito. Ma non è così: in realtà c’è un sovvertimento della composizione corporea: poca massa muscolare rispetto a quella adiposa. E questo determina un peggioramento degli esiti delle cure. Uno studio svizzero dimostra come assicurando 10-15 grammi di proteine al giorno si riscontri un effetto positivo su qualità di vita e mortalità. Un gap colmabile con un intervento dal costo di appena 5 o 6 euro al giorno", ha concluso Laviano.