In Italia, in tre anni, 18mila nuovi casi di tumori

In Italia, in tre anni, 18mila nuovi casi di tumori

  • di Redazione
  • 18 Dicembre 2023
  • Italia ed estero

Numeri preoccupanti ma si assiste alla riduzione della mortalità

Numeri preoccupanti dal nuovo rapporto "I Numeri del cancro in Italia 2023", redatto dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), con la collaborazione di AIRTUM (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione AIOM, Osservatorio Nazionale Screening (ONS), PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), PASSI d'Argento e della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (SIAPeC-IAP).

Nei tre anni successivi alla pandemia, i casi di tumore sono aumentati del 5% passando da 376.600 nuove diagnosi del 2020 a 395.000 del 2023. Ben 18.400 nuove diagnosi in più e purtroppo il trend è destinato a peggiorare: si stima, infatti, che nei prossimi due decenni, il numero assoluto annuo di nuove diagnosi oncologiche nel nostro Paese aumenterà, in media ogni anno, dell'1,3% negli uomini e dello 0,6% nelle donne.
Come si prevedeva, il rallentamento dello screening nel 2020 ha generato nell'immediato un numero inferiore di diagnosi a livello nazionale, diagnosi che sono solo state rinviate ed emerse negli anni successivi con stadi, purtroppo più alti. Inoltre, nel 2022 c'è stato un calo del 3% della copertura degli screening mammografico (43%) e colorettale (27%), che nel 2021 erano tornati ai livelli prepandemici. 

Le 395.000 nuove diagnosi di tumore stimqte da AIOM sono così suddivise: 208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne. 
Il tumore più diagnosticato, nel 2023, come negli anni precedenti, è il carcinoma della mammella (55.900 casi), seguito dal colon-retto (50.500), polmone (44.000), prostata (41.100) e vescica (29.700). 
"È necessario continuare a lavorare per rafforzare la cultura della prevenzione primaria e secondaria, a partire dai più giovani: dall'adozione di stili di vita salutari per ridurre i fattori di rischio individuali alla promozione degli screening, aumentandone i livelli di copertura, riducendo la disomogeneità territoriale e aprendo alla prospettiva di estenderli a tumori attualmente non compresi nei programmi nazionali", scrive nella prefazione al volume il Ministro della Salute, Orazio Schillaci

Esiste comunque un aspetto fondamentale che coinvolge non solo la prevenzione secondaria, ovvero lo screening ma anche quella primaria che riguarda le sane abitudini e lo stile di vita, purtroppo, ultimamente sempre più sregolato.
"Abbiamo una sfida importante alle porte: entro il 2025 in tutta la Comunità Europea gli screening dovranno essere offerti ad almeno il 90% degli aventi diritto - dichiara Francesco Perrone, presidente Aiom. "Purtroppo, non abbiamo molto tempo e senza un importante avanzamento del Sud non saremo in grado di raggiungere questo traguardo. Non solo, garantire l'invito non basta. Perché lo screening sia efficace, è necessario che la popolazione partecipi. Questo significa che è quanto mai necessario adottare campagne permanenti di sensibilizzazione congiunte a un'offerta capillare e fruibile".
Come è capitato negli anni precedenti, si registra ancora un grande divario tra nord e sud.

Ma esiste un aspetto molto incoraggiante legato agli straordinari progressi scientifici, infatti in 13 anni (2007-2019), sono state evitate 268.471 morti oncologiche.
Come hanno sottolineato Fabrizio Stracci, (Presidente AIRTUM) e Diego Serraino (Direttore SOC Epidemiologia Oncologica e Registro Tumori del Friuli-Venezia Giulia, Centro di Riferimento Oncologico, IRCCS, Aviano): "Sono stati stimati 206.238 decessi in meno  negli uomini e 62.233  nelle donne rispetto a quelli attesi, equivalenti, rispettivamente, a una diminuzione della mortalità del 14,4% e del 6,1%".