Il vaccino sperimentale per il tumore al seno supera i primi test

Il vaccino sperimentale per il tumore al seno supera i primi test

  • di Redazione
  • 17 Novembre 2022
  • Italia ed estero

I primi test di sicurezza sull’essere umano per quanto riguarda il vaccino per combattere il tumore al seno sono stati superati dimostrando un’efficacia promettente.

Un nuovo articolo di JAMA Oncology ha riportato i risultati di una ricerca durata all’incirca 20 anni che ha ora concluso la sua fase 1 sull’essere umano. La nuova terapia è risultata sicura ed è iniziato ora lo studio di fase 2 per testarne l’efficacia.

Circa il 30% dei tumori al seno porta alla sovrapproduzione di una proteina, il recettore 2 del fattore di crescita epidermico umano, HER2. Questa tipologia di cancro HER2-positivo è spesso più aggressiva di altri tipi di tumori al seno, infatti cresce più velocemente e ha maggiore probabilità di ripresentarsi.

La terapia con anticorpi monoclonali è stata uno dei trattamenti clinici più efficaci per questo tipo di tumore: si è progettata per bloccare l’attività di HER2 sulle cellule tumorali. Il team di ricerca ha lavorato per anni su vaccini in grado di istruire il sistema immunitario a colpire le cellule tumorali HER2-positive. 

Non si è progettata questa tipologia di vaccini per la prevenzione e/o per impedire la comparsa dei tumori, ma per una funzione terapeutica; sono quindi pensati per la somministrazione ai pazienti dopo la diagnosi come aiuto per il sistema immunitario al fine di distruggere determinate cellule tumorali.

Il team di ricerca ha lavorato ad un vaccino a DNA che fornisce istruzioni per la fabbricazione di determinate proteine ​​nel nucleo di una cellula. In questo modo, le proteine d’interesse vengono prodotte dalle cellule ed innescano una risposta immunitaria. Il vaccino in fase di studio porta le cellule a fabbricare un frammento specifico della proteina HER2.

Lo studio di fase 1 è iniziato 20 anni fa, si sono presi in esame 66 pazienti di ambo i sessi con carcinoma mammario avanzato HER2-positivo e età media di 51 anni (in un range di 34-77 anni). Si sono testati 3 diversi livelli di dosaggio con l’obiettivo principale di valutare la sicurezza del vaccino. Poiché le proteine ​​HER2 si trovano anche su altre tipologie di cellule del corpo, il team ha pianificato un follow-up di 10 anni per ogni partecipante per assicurarsi dell’assenza di attività immunitaria contro i tessuti sani. Attualmente, i risultati dimostrano che il vaccino è molto sicuro e che il dosaggio di vaccino più alto è associato ad una maggiore incidenza di DNA persistente nel sito di iniezione. Inoltre, gli effetti indesiderati più comuni sono molto simili a quelli del vaccino per il Covid-19, ossia: arrossamento e gonfiore sulla zona d’iniezione, febbre e sintomi influenzali.

La ricerca non si è focalizzata sull’efficacia del vaccino sperimentale nel trattamento del cancro al seno, ma si può sottolineare che l’80% dei partecipanti è sopravvissuto all’intero follow-up di 10 anni. Generalmente, solo il 50% dei pazienti con carcinoma mammario avanzato HER2-positivo sopravvive oltre i 5 anni dalla diagnosi, dunque è probabile che il vaccino funzioni.

Al momento è in corso uno studio di fase 2 che testa l’efficacia del vaccino in un gruppo più vasto di pazienti HER2-positivi. Questo processo è iniziato recentemente e presenta un periodo di follow-up di 2 anni. Se i risultati del nuovo studio saranno positivi, questo permetterà di passare rapidamente a uno studio di fase 3 definitivo. Il team ha grandi speranze in merito e crede di essere prossimo alla distribuzione di un vaccino in grado di curare efficacemente i pazienti con cancro al seno.