Diventare mamma dopo il tumore al seno è sempre più possibile

Diventare mamma dopo il tumore al seno è sempre più possibile

  • di Redazione
  • 16 Gennaio 2024
  • Italia ed estero

Solo cinque donne  su cento con meno di quarant’anni, dopo essere guarite dal tumore al seno diventano mamme, ma potrebbero essere di più. 
Se ne è parlato durante il congresso "Back from San Antonio" tenutosi il 12 e il 13 gennaio a Genova. L’evento è una delle più importanti occasioni di aggiornamento scientifico sul tumore della mammella, coinvolge i maggiori esperti italiani e prevede oltre 250 partecipanti.

A Genova, considerata la capitale dell'onco-fertilità è nata nel 2001 la prima Unità di Onco-fertilità in Italia
Al Policlinico San Martino di Genova, infatti, le giovani donne che dopo un tumore al seno riescono a portare a termine una gravidanza sono il doppio della media nazionale: il 10%. Una percentuale destinata a crescere, grazie ai risultati incoraggianti dello studio Positive presentato il mese scorso negli Stati Uniti al convegno internazionale di San Antonio, in Texas: "Per le pazienti con un carcinoma alla mammella con recettori ormonali positivi, la terapia anti-ormonale dopo l'operazione dura cinque anni - spiega Lucia Del Mastro, ordinaria e direttrice della Clinica di oncologia medica del Policlinico San Martino di Genova - . Queste donne oggi devono attendere di concluderla prima di tentare una gravidanza. Lo studio dimostra, invece, che se la cura anti-ormonale viene interrotta dopo i primi 18 mesi e si lascia la paziente libera dal trattamento per due anni e poi si riprende, la gravidanza è sicura e non aumenta il rischio di recidiva della malattia. La bella notizia è che oltre il 60 per cento delle oltre cinquecento donne di età pari o inferiore a 42 anni coinvolte nella ricerca ha completato felicemente la gravidanza".

Proprio a Genova  è stata definita una delle tre principali tecniche di preservazione della fertilità: ovvero l'utilizzo di farmaci per proteggere e mettere a riposo le ovaie durante la chemioterapia. "In questo modo si riduce in maniera significativa il rischio di danneggiare la funzione riproduttiva e di sviluppare una menopausa precoce - spiega Matteo Lambertini, associato convenzionato di Oncologia medica al Policlinico San Martino e neopresidente della Young Oncologists Committee della Società Europea di Oncologia Medica - le altre tecniche sono la crioconservazione, ovvero il congelamento degli ovociti o del tessuto ovarico".

Alla Breast Unit dell’Irccs Policlinico San Martino di Genova, polo di eccellenza a livello internazionale, vengono trattati oltre mille nuovi casi all’anno. Alla guida c’è la professoressa Del Mastro, i cui studi sulla preservazione della fertilità delle donne che hanno subìto trattamenti chemioterapici le sono valsi svariati riconoscimenti, come il Premio Guido Venosta di Airc. "Ho iniziato dopo la mia maternità – racconta Del Mastro ho avuto due gemelli nel 2000, e il primo studio è partito l’anno successivo. La spinta è stata questa: volevo che giovani donne potessero avere il diritto di essere madri. La maternità non è un dovere: ma un diritto, secondo me, sì". Il modello di Genova – capitale mondiale dell’onco-fertilità – ha l’ambizione di essere esportato in altre realtà italiane.
"L’intuizione, oltre vent’anni fa, è stata quella di creare una collaborazione strutturata tra il reparto di oncologia medica e il centro di procreazione medicalmente assistita diretto dalla dottoressa Paola Anserini – spiega l'oncologa – al Policlinico San Martino la paziente, che deve sottoporsi a chemioterapia, riesce ad avere un accesso diretto alle procedure di congelamento degli ovociti e del tessuto ovarico".

L’oncologia ligure è stata protagonista al San Antonio Breast Cancer Symposium in cui è stato presentato un approfondimento dello studio internazionale Positive e continua ad ottenere riconoscimenti internazionali.
Basti pensare che Matteo Lambertini, professore associato di Oncologia Medica al Policlinico San Martino ha presentato in Texas e pubblicato sulla rivista Jama un ulteriore studio che riguarda le donne con mutazione genetica: sono stati coinvolti più di 70 centri in tutto il mondo e arruolate oltre 4.700 donne con un tumore del seno che presentava una mutazione Brca, molto aggressiva. Dopo l’intero percorso di cura, una su cinque è riuscita ad avere una gravidanza.