

(Un calcio al cancro)
- di Redazione
- 12 Maggio 2020
- Luce della stessa luce!
Ritorna l’imperdibile appuntamento bisettimanale del martedì con la rubrica curata dalla nostra amica Monica Badas
Manifestazione organizzata dalla Fondazione Taccia Ricerca sul Cancro e il progetto Mai Più Sole contro il Tumore Ovarico. Il CALCIO, come qualunque altra attività fisica, permette di migliorare la resistenza fisica, aumenta la massa muscolare, potenzia il sistema cardiovascolare e respiratorio e rafforza il sistema immunitario riducendo il rischio di recidiva. Incontrarsi in un campo di calcio però non è solo indossare una tuta, scarpe da ginnastica, sentire il cuore che batte veloce, i muscoli doloranti e farsi una bella sudata. Mi piace pensare che tra il calcio e la vita, tra una partita e una malattia ci siano delle similitudini.
I Ruoli: nel calcio ogni protagonista ha il suo ruolo nella squadra: portiere, difensore, attaccante e ad ogni ruolo corrisponde ciò che il calciatore sa fare per la squadra se è più bravo a difenderla o ad attaccare. Anche durante il percorso di cura ognuno ha il suo ruolo: il medico con la sua professionalità, empatia, capacita di consigliare ma anche sostenere e incoraggiare; gli infermieri che affiancano il paziente nelle lunghe giornate all’interno dei presidi ospedalieri; la famiglia con una carezza, un abbraccio, una parola sussurrata; le amiche di percorso quelle che ti comprendono senza troppi giri di parole perché sanno quanto sia importante non essere soli durante la partita; i volontari. Ogni ruolo è importante per la vita della squadra, perché solo "insieme" si arriva al traguardo.L’obiettivo: uno degli obiettivi di una squadra è quello di fare gol e di vincere la partita. Anche e soprattutto durante una diagnosi di tumore l’obiettivo deve essere chiaro e nitido. Ogni passo e ogni energia deve essere convogliato verso la fine delle cure che durano mesi per alcune e anni per altre. Ci sono tanti momenti la scoperta del tumore, le visite, l’intervento, la chemio, la radio la terapia ormonale ma ognuna di questi momenti ci porta verso il fischio finale della partita. Solo guardando avanti con fiducia senza arrendersi, senza mollare lottando fino alla fine, con sacrificio, motivazione ed impegno si vince .
Lo scopo: nel calcio lo scopo è quello di vincere il campionato, di non retrocedere. Per un paziente oncologico lo scopo è quello di guarire e di vivere, di poter ancora progettare la propria vita, di realizzare sogni, di vedere i figli crescere, di fare un viaggio, o di coesistere in modo dignitoso con la malattia.
I conflitti: così come nel calcio ci possono essere conflitti interni tra i giocatori o con l’allenatore, anche il paziente oncologico vive numerosi conflitti. Si ritrova scombussolato sin dal primo momento, nel volto puoi vedere l’espressione di chi è frastornato, cerca di comprendere come muoversi, a chi chiedere informazioni e allo stesso tempo cerca di digerire la miriade di emozioni che si muovono dentro. Convive con la paura, la tristezza, la rabbia, lo sconforto, gli sbalzi d’umore, la nausea, l’aumento di peso, il lutto per aver perso una parte fisica di se, per non sentirsi più una donna o una donna diversa.
La rete: mettere il pallone in rete è il pensiero di chi entra in campo, si gioca insieme verso la porta sperando che il pallone entri e si possa esultare. Ed è proprio insieme che bisogna costruire rete attorno paziente oncologico perché si senta sostenuto e supportato.
Una scuola di vita: nel calcio i giocatori imparano uno sport, a stare assieme in un gruppo, a fare sacrifici, ad essere responsabili, ad essere altruisti, ad ottenere un risultato, così in un percorso di malattia scendere in campo significa rimettersi in gioco nello sport e nella vita. Allora dare un calcio al cancro, per me paziente oncologica, significa guardare avanti, riassaporare la vita nella sua pienezza, poter sostenere chi oggi scopre una diagnosi o chi si sente solo nella sua battaglia. Dare un calcio al cancro significa non aver paura di risollevarti dopo una sconfitta perché come diceva una canzone di De Gregori "Un giocatore lo vedi dal coraggio dall'altruismo e dalla fantasia".