

Abbandono
- di Redazione
- 1 Aprile 2020
- Luce della stessa luce!
La sue riflessioni non sono mai banali, Irene Spiga ci regala un altro suggestivo racconto
Un sentimento di abbandono mi pervade in questi tempi ovattati, da casa. Forse le quattro mura domestiche mi stanno strette? Non credo, ho tutti i comfort a disposizione, non ho la libertà, ma forse anche questa è sempre stata illusoria per tutti, viste le convenzioni a cui ci adattiamo quasi a testa bassa. E' un po’ come l'attimo della diagnosi di carcinoma, fronte medico che mi parla in medichese ed io, che alla parola cancro, ho già chiuso tutti i sensi, tutti i canali con l'esterno. I tempi moderni da virus sono responsabili dell'abbandono che mi attanaglia solo in modo trasversale, come una toccata e fuga. Una fuga dalla realtà? No, la realtà si delinea chiara. Ricevo la chiamata dall'Oncologico, mi comunicano la disdetta della visita di controllo dopo la promozione da ogni tre a ogni sei mesi. Una doccia gelida, ma prevedibile. Ciò che non mi aspetto è la mancanza di programmazione di un altro, se pur ipotetico, appuntamento con un oncologo. Chi è addentro al problema, sa che l'arma più efficace a disposizione sono i controlli ravvicinati. Non fraintendete, sono grata, ai medici, agli infermieri, a me stessa e all'attimo in cui ho potuto curare il tumore, grata della guarigione.
La realtà è che bisogna dare precedenza a chi ora sta affrontando la chemioterapia. Ovvio, se non fosse che tutto questo è figlio di anni di sacrifici sulla spesa sanitaria, di tagli, di incorporamenti, di chiusure di presidi ospedalieri, di non assunzioni di nuovi oncologi a fronte dei pensionamenti e di infermieri. E' per tutelare la tua salute, quella della tua famiglia e di tutti noi dai contagi, urlerete in tanti. Boh! Sì! Vero, ora che la situazione sanitaria è allo stremo, comunque. Bisognava pensarci prima, adesso abbiamo una situazione di emergenza, e non chiamatela guerra, chiedete cosa sia la guerra ai nostri anziani piuttosto. Sia ben chiaro che non mi arrendo, ipotizzo che una soluzione venga presa, nel frattempo fatemi almeno dire che tutto questo slogan di "andrà tutto bene", non mi tranquillizza. Sento doveroso denunciare la situazione, figlia di scelleratezze pregresse, che almeno insegnino a tutti un comportamento diverso. Mi concentrerò sul fronte evolutivo, che nessuno salva nessuno, ma solo se stesso, sì, ma insieme siamo una fortezza meno attaccabile dall'esterno, da ciò che ci crea paure. Sempre che esista un dentro ed un fuori. Questa dualità, che tiro sempre in ballo, ci dovrebbe insegnare, ma non sempre siamo disposti ad apprendere da essa. Non mi arrendo, consapevole che il dopo, nessuno è ancora in grado di pensarlo, di immaginarlo, la mente è in grado di vedere solo ciò che le è familiare, il dopo non sarà familiare a nessuno di noi. Impareremo nuovamente a camminare, a creare. Il telelavoro rimarrà e abbatteremo i tempi, lo smog, lo stress. Perderemo il contatto fisico, il guardarci dritto negli occhi. Ma che importa, tanto non sarà mai più nulla come prima. Io dal mio canto, imparerò a non delegare a terzi la mia vita, ho già iniziato da dopo il cancro.
Sveglia Ire, è tempo di creare una buona vita.
Buona vita a noi, buona vita a me.