

Show up and try
- di Redazione
- 22 Novembre 2019
- La collana di perle di Giulia
Torna l’atteso appuntamento del venerdì con la rubrica curata dalla nostra amica Giulia Muntoni
Dovremmo ricordarci un po’ più spesso che va bene anche non sapere. Non saper affrontare, non saper lasciare andare. Quante volte ci flagelliamo per non essere riusciti a vivere una situazione nel modo che ritenevamo il più giusto?
E io, quante volte mi sveglio gravata dal peso di stanchezza, impegni, malumori? Spesso. Eppure, ho avuto un cancro. Ho avuto una malattia potenzialmente mortale e sono sopravvissuta. Allora, non dovrei vivere ogni giorno come se fosse l’ultimo e inondare ogni attimo di intento, amore e gratitudine? Certo, sarebbe bellissimo, semplicemente non è verosimile.
Nonostante questa consapevolezza, ogni minuto di ogni giorno, con entusiasmo o con angoscia, nei momenti di speranza e in quelli di dolore. Sempre e con tutto il cuore, amo la mia vita. E credo che presentarmi ad ogni risveglio con speranza e buona volontà si possa già considerare un modo per renderle onore. In fondo, non è quello che ti portano via che conta. È l'uso che fai di quello che ti resta.
Se pure gli anni scorsi abbiano fagocitato tante delle mie energie fisiche e mentali, quello che mi resta sarà sempre di più. Restano le mille lezioni imparate sul campo che mi fanno venire voglia di impararne altre mille. Restano i ricordi, anche quelli scomodi, che si sono aggiunti a un bagaglio personale di cui vado fiera. Su tutto, resta la certezza di essere qui per servire ed amare, a iniziare da me stessa. Con la coscienza liberatoria di essere finalmente "abbastanza" esattamente come sono, come riesco ad essere senza rincorrere un ideale.
Perciò, anche quando non trovo Grazia in quello che faccio o che penso, e non ho la minima idea di come far calare un tramonto di pace sulle tempeste del giorno, il fatto stesso che io mi metta a cercarla, quasi invocandola come una benedizione, mi dà conforto.Ho scoperto che la Vita è una ladra generosa: mentre ti agiti per quello che ti è stato tolto, ti accorgi che qualcos'altro è stato lasciato lì per te.
Quando spesso, troppo spesso, mi concentro su quello che non ho più o su quello che non ho ancora, su tutto quello che non capisco, sull’amore che vorrei dare o poter ricevere e so di non avere alcuna garanzia che questo succederà, arriva poi sempre, per fortuna, un momento di lucidità.
Non è sempre saggezza. A volte sono solo stanchezza e istinto di conservazione. Ma trovo che interrompere il vortice di pensieri che mi "rubano" al momento presente spezzi comunque l’incantesimo. A poco a poco, capisci che è come un'onda: opponi resistenza e ti travolgerà. Tuffatici in mezzo e nuoterai fino all'altra sponda.
Non ci sono formule magiche, regole o amuleti per smettere di sopravvivere e diventare inni alla vita. Ci siamo solo noi, e la resilienza che scopriremo di possedere, o quello che gli corrisponde.
Quanto a me, non so dove sono diretta, ma so che sono in viaggio.