Il bivio

Il bivio

  • di Redazione
  • 27 Luglio 2018
  • La collana di perle di Giulia

Ritorna l’appuntamento del venerdì con la rubrica "La collana di Perle di Giulia", curata dalla nostra amica Giulia Muntoni

La vita è fatta di bivi. Sulla maggior parte, abbiamo voce in capitolo. Ma ci sono almeno tre, forse quattro appuntamenti col destino davanti ai quali l’unica decisione in nostro potere si limita al "come" reagire. 
Due settimane fa ho avuto un orrido dejà vu. Un nodulo nella coscia sinistra mi ha ricordato, in un secondo, quale prezzo abbia il riabituarsi a vivere sereni, come se non fossimo appesi a un filo. Come se non fosse un miracolo se ogni giorno vediamo la luce e ogni notte andiamo a letto stanchi e pieni di sogni.

Mi sono detta: "Oltre al danno (della terapia), la beffa di nuova paura". Perché di paura si è trattato. Molta di più della prima volta; molto più fredda e consapevole, la mia angoscia.
Non è stato soltanto il pensiero delle operazioni e delle terapie che avrei dovuto riaffrontare. Ho avuto una paura infinita quando mi sono scoperta assopita e irritata invece che entusiasta e grata. È umano, certo, ma a me non basta.

Questa volta, mi è andata bene. Due settimane in apnea e solo molto spavento. E se ci fosse un’altra volta? Come mi troverebbe? Quante persone conosco per le quali non è andata bene? Tante, troppe. Sono con me ogni giorno, ed io con loro. Ma, a quanto pare, non sono con me stessa. O almeno non sempre. È questa apatia dello spirito che non accetto, che getta nel fango quella sconfinata gioia di esistere che da sempre mi scorre nelle vene. E a nulla servono più i bilanci di cause e sabotaggi al di fuori della mia volontà. Non voglio scuse, anche quelle alle quali avrei diritto. Perché son forse state loro a portarmi qui, in questo limbo dove ho bisogno di pensare alla morte per poter apprezzare la grazia di aver avuto altro tempo. 

Se è vero che nulla ci è dovuto, è vero anche che dobbiamo a noi stessi il tentativo costante di vivere nella grazia.
Una cosa, oltre alla mia tenacia, sopravvive immutata: la mia volontà di imparare e, in virtù di quello che osservo, di rimediare. Finchè c’è luce, finchè c’è salute, ma anche se così non fosse, finchè ci sarà fiato, finchè c’è Amore.