

Un anticorpo monoclonale blocca le metastasi ossee nel tumore al seno
- di Redazione
- 9 Marzo 2021
- Italia ed estero
Un gruppo di ricercatori internazionale guidato da Francesco Pantano del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico di Roma grazie all’impiego di un anticorpo monoclonale è riuscito a inibire l’attività di una proteina e bloccare così la diffusione delle metastasi ossee nel tumore al seno.
I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Oncogene. I ricercatori dell’Unità di Oncologia medica del Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, hanno collaborato con i ricercatori dell’Inserm (L’Institut national de la santé et de la recherche médicale) di Lione, dell’Institut Curie di Parigi e dell’Università di Amburgo, hanno prima individuato nella proteina integrina alfa5 uno dei fattori maggiormente coinvolti nel processo di formazione delle metastasi ossee nel tumore al seno, e sono poi riusciti a bloccarne l’azione mediante l’utilizzo dell’anticorpo monoclonale Volociximab.
È stato effettuato uno screening esteso sul genoma di pazienti affette da tumore della mammella permettendo di identificare la proteina integrina alfa5 come uno dei fattori maggiormente coinvolti nei processi di formazione delle metastasi ossee, svelando un aspetto del processo di metastatizzazione finora mai esplorato.
"La proteina integrina alfa5 è il ‘gancio’ con cui la cellula tumorale si lega alla fibronectina, che è altamente presente nel microambiente osseo. Questo ‘aggancio’, il primo evento che porta allo sviluppo delle metastasi, viene bloccato dall’anticorpo monoclonale Volocixamab che si frappone alle due molecole e ferma la propagazione del tumore nell’osso", ha spiegato Francesco Pantano. La capacità del Volociximab nell’inibire la formazione di metastasi ossee è stata dimostrata prima su modelli in vitro e poi in vivo nei laboratori di Oncologia Traslazionale dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e dell’Inserm di Lione.
"Il risultato è molto promettente anche perché il farmaco è sicuro, è già stato testato e non è tossico", ha specificato Pantano. L’anticorpo monoclonale è infatti già noto a chi fa ricerca nel campo dell’oncologia perché in grado di inibire fenomeni causati dall’integrina alfa5 connessi alla crescita del tumore come la creazione di nuovi vasi sanguigni, che sono necessari alle cellule tumorali per alimentarsi: avere a disposizione un farmaco che ha già superato le prime fasi di sviluppo clinico lascia ben sperare per applicazioni future, poiché riduce notevolmente i tempi necessari per compiere l’iter di sperimentazione sull’uomo, hanno commentato i ricercatori.